
Lorenzo Mark Finn non è ragazzo di molte parole, ma accetta di raccontare a caldo le sue emozioni mondiali: «Il piano iniziale era quello di vedere cosa avrebbe fatto il Belgio: la prima metà della corsa è stata molto controllata, quando poi abbiamo dato una sgasata sul pavè, si è fatta subito selezione. Siamo rimasti prima in sei, poi in quattro e poi in due con lo svizzero Huber. All'ultimo giro sono riuscito ad attaccare e a restare da solo e a regalarmi un'altra gioia incredibile, proprio come lo scorso anno».
Ci spieghi il gesto del trionfo?
«Il finale è stato incredibile, mi facevano male le orecchie per il grande entusiasmo che sentivo sul rettilineo conclusivo. Prima ho voluto sottolineare come questo sia il mio secondo mondiale consecutivo e poi ho festeggiato con il gesto della freccia diretta al bersaglio: ne avevo parlato ieri con Borgo, ci siamo promessi che se uno dei due avesse vinto, avrebbe celebrato il successo con questo gesto. Una dedica? Vittoria per Fabiana, la mia ragazza Il grazie è per tutta la squadra e tutto lo staff».
Uno sguardo già rivolto al futuro.
«Il prossimo anno resterò Under 23 nella Red Bull Bora Hansgrohe Rookies, non vedo l'ora di affrontare il Giro Next Gen e l'Avenir con questa maglia».
I COMPAGNI. Attorno a lui a festeggiare i suoi tre compagni di squadra. Alessandro Borgo: «Era un obiettivo per tutti quanti, Lorenzo ha lasciato la maglia iridata per poche ore ed è stato grandissimo».
Simone Gualdi: «Un'emozione grandissima, abbiamo fatto fare al Belgio la corsa e alla fine abbiamo preso in mano la gara, quindi ci ha pensato Lorenzo che è davvero un grade»
Pietro Mattio: «Sarà grande festa stasera, un mondiale va celebrato come si deve: vedere Lorenzo tagliare il traguardo a braccia alzate è stato davvero fantastico».
LA CONFERENZA STAMPA. Lorenzo Finn sembra essere un campione già navigato, quella medaglia d’oro e la maglia con l’iride sembrano per lui una cosa naturale. Nato a Genova nel 2006, Finn ha conquistato il titolo iridato lasciandosi alle spalle gli avversari e arrivando sul traguardo di Kigali con 31” di vantaggio sullo svizzero Huber e oltre un minuto sull’austriaco Schretil.
«Qualsiasi medaglia ai Campionati del Mondo è davvero incredibile. E riuscirci per la tua nazionale, è davvero speciale. L'oro è semplicemente l'apice di un grande lavoro ed è veramente qualcosa di fantastico».
L’azzurro compirà 19 anni il prossimo 19 dicembre, oggi era il più giovane in gara e questo è il secondo oro che vince ai Mondiali, dopo quello conquistato nella categoria junior. Da subito si è fatto notare e, dopo un primo anno da juniores alla CSP, è entrato nell'orbita della Red Bull Bora Hansgrohe: prima con il Team Grenke Auto Eder, poi nella formazione Rookies con la quale continuerà a correre anche nel prossimo anno.
«Sono davvero contento della scelta che ho fatto per la squadra. Sono con la Red Bull fin da quando ero junior e hanno una visione a lungo termine per me e per ogni corridore del team. Questo risultato è semplicemente il duro lavoro che viene ripagato quando tutti agiscono come una squadra e non si tralascia nulla. Vorrei ringraziare quindi, anche la squadra perché, se è vero che oggi ho corso con la nazionale, i mesi precedenti a questo hanno visto un duro lavoro da parte di tutti. A volte odio il mio allenatore John Wakefield, ma è una brava persona e mi ha portato a un ottimo livello».
Finn ha avuto un anno positivo, nel quale ha cercato di continuare a crescere: sesto al Giro Next Gen e quarto all'Avenir, dopo essersi rotto una clavicola alla vigilia dei campionati nazionali, ha preparato al meglio l'appuntamento iridato.
«Sono arrivato qui in Ruanda molto fiducioso, la forma era buona dopo il Tour de l'Avenir. La sensazione nella cronometro non era eccezionale, ma penso che sia stato a causa dell'altitudine e del caldo, ma dopo una settimana che sono qui oggi tutto mi sembrava migliore, il percorso era super duro e mi sentivo davvero bene».
Come sempre a fare il tifo per lui c'erano mamma e papà, presenza sempre molto discreta.
«Penso che non abbiano mai perso una gara a cui ho partecipato. Ovunque corro, mi seguono. Penso che sia davvero speciale averli qui. Voglio ringraziarli, ovviamente, per quello che hanno fatto per me. Quindi, grazie anche a loro per essere qui e penso che anche loro si godranno questo momento».
Il ligure è al suo secondo titolo iridato, anche se in categorie diverse (è il primo italianio a centrare la doppietta consecutiva juniores-under, il secondo corriodre nella storia a farlo dopo Matej Mohoric) e l’emozione è sempre tanta.
«No, non è stata la stessa cosa, penso che l'anno scorso sia stato un po' più scioccante per me, anche perché allora ero veramente incredulo. Quest'anno sapevo di poter vincere, sentivo di avere buone gambe ed ero un po' più fiducioso. Ma ci sono così tante variabili in una corsa e ci sono sempre corridori forti che gareggiano contro di te che non èp mai facile dare concretezza ad un obiettivo. Per quanto riguarda le prossime gare, sarò gli Europei tra una settimana e poi qualche gara con la Red Bull per concludere la stagione e quindi finalmente anche per me ci sarà un po' di riposo».
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