
Essere ciclisti sportivi in Italia significa convivere con la sensazione di essere “fuori legge”, fuori posto, quasi fuori di testa.
La percezione dell’automobilista medio è che il ciclista occupi uno spazio che non gli spetta, e che quindi “se la vada a cercare”. Non a caso il paragone che spesso emerge è quello con le ragazze in minigonna: se capita qualcosa, la colpa sarebbe “anche un po’ la loro”.
Da qui nasce un atteggiamento diffuso di ostilità: clacson, insulti, sorpassi a pochi centimetri dal gomito, con la convinzione di agire persino “nel giusto”, come una sorta di giustiziere della strada.
Mentre aspettiamo che le campagne di informazione raggiungano davvero il grande pubblico, che le istituzioni modifichino le norme del codice della strada e rendano più efficace la tutela dei ciclisti, la realtà è che le vittime aumentano e sempre meno genitori incoraggiano i figli ad avvicinarsi a questo sport. Chi, oggi, manderebbe un tredicenne ad allenarsi sulle nostre strade?
Per questo diventa urgente trovare soluzioni immediate, che possano tamponare la situazione e salvaguardare sia il movimento giovanile sia quello amatoriale. Una risposta concreta esiste già: i velodromi.
Un esempio virtuoso è quello del Parco Nord di Milano, dove è stato realizzato un anello di 650 metri (con una variante), gestito interamente da volontari formati anche per affrontare le emergenze. Grazie al loro impegno, amatori e giovani squadre possono allenarsi in sicurezza, lontani dal traffico. Ogni anno circa 70.000 ciclisti utilizzano questo spazio, che consente di lavorare in gruppo, svolgere allenamenti specifici, sviluppare tecnica di guida e prepararsi all’agonismo. Un contesto in cui i rischi restano quelli intrinseci alla disciplina (volate, scie, doppi cambi, doppia fila…), senza il pericolo aggiuntivo rappresentato da un automobilista distratto o ostile.
Il ciclismo è infatti l’unico sport che utilizza la strada – dominio quasi esclusivo dei veicoli a motore – come palestra di allenamento. E mentre il cambiamento culturale che cerchiamo di promuovere, convincendo gli automobilisti del valore di questo sport per la salute, l’ambiente e la società, richiederà generazioni, al Parco Nord si è scelto di non aspettare: si è costruita un’alternativa concreta, efficace e apprezzata.
Il 12 settembre, con ZEROSBATTI, Parco Nord, Dateci Pista e Regione Lombardia, abbiamo organizzato un evento per mostrare questa struttura – un vero tesoro per i giovani atleti – e per promuovere la realizzazione di altri spazi simili, magari ancora più grandi.
All’iniziativa hanno partecipato i presidenti di numerosi parchi di Milano e della città metropolitana, che hanno potuto toccare con mano la validità del progetto. Li abbiamo quindi sfidati a individuare aree nei loro parchi da destinare alla costruzione di nuovi velodromi, mettendoli in competizione positiva per realizzarne di più grandi e più belli.
Accanto a noi, come sempre, la Federazione Ciclistica Italiana, con il presidente Cordiano Dagnoni e il responsabile pista Fabio Perego, che vedono in questa soluzione un modo efficace e immediato per tutelare la sicurezza degli atleti più giovani.