
Mike Woods è molte cose: un ciclista di livello mondiale, un vincitore di tappa del Tour de France, un compagno di squadra di valore, un corridore fenomenale, ma soprattutto un marito, un padre e un amico. E anche un ottimo scrittore, come ha dimostrato durante il Tour de France con il suo blog preciso e puntuale.
A tre settimane dalla conclusione della Grande Boucle, Woods annuncia la decisione più importante e forse anche più difficile, ovvero quella del suo ritiro.
«Ogni volta che corro e affrontiamo un tratto a 70 all’ora tutti in gruppo, penso: “Un milione di anni fa, eravamo scimmie”. Ma anche prendessimo un uomo di 100 anni fa e lo paracadutassimo nel gruppo moderno, sarebbe incredibilmente confuso su ciò che sta accadendo: questo sport è pazzesco, e si è trasformato a velocità incredibile. Ogni volta che disputo una gara, sento un immenso senso di fortuna, in quanto è davvero un puro lusso costruito dalla nostra creatività. Andare in giro per la Francia, mentre letteralmente miliardi di persone guardano, è il mio lavoro ed è pazzesco. Per quanto sia stato fortunato a fare questo lavoro, ha anche i suoi lati negativi. Ho evidenziato durante Tour, in questo blog, che il ciclismo è uno sport ridicolmente pericoloso.
Diventare padre mi ha mostrato quanto questo sia in contrasto con l’essere uno dei migliori corridori del mondo. A differenza della maggior parte degli sport, il ciclismo professionistico, grazie al suo vasto calendario, è un lavoro che richiede un impegno senza fine. Negli ultimi cinque anni, ho evitato di dare baci ai miei figli quando li andavo a prendere a scuola per cercare di non di ammalarmi prima di una gara. E' una cosa strana. Il più delle volte, dormo in un’altra stanza, separato dalla mia famiglia, con l'obiettico di ottimizzare il mio sonno. Ogni aspetto della mia vita è stato esaminato e studiato per massimizzare la mia capacità di andare forte in bicicletta. Ho fattio e amato questo sport, ma non è possibile sopportare a lungo queste scelte. Questi sforzi mi hanno portato a vincere una medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo, al secondo posto in un monumento e a una vittoria di tappa alla più grande gara ciclistica del mondo.
Considerando che ho iniziato questo sport a 25 anni, su una bici da 1.000 dollari regalatami dai miei genitori, è davvero folle. Ho pensato: “Ero uno dei migliori mezzofondisti del mondo – perché non posso essere uno dei migliori ciclisti del mondo?” Attraverso un incredibile sostegno da parte di molte persone – tra cui mia moglie, i miei genitori, il mio allenatore e mentore di 12 anni, Paulo Saldanha, la mia squadra, il mio capo e il più grande sostenitore Sylvan Adams, il mio principale riferimento Jon Adams, i miei molti grandi compagni di squadra – in particolare il ragazzo che ha sofferto di più con me negli ultimi cinque anni, Guillaume Boivin – e lo staff incredibile, la comunità ciclistica di Ottawa, sponsor e team come B2Ten, Vince Caceres e The Cyclery, Louis Garneau, Bruno Langlois, Jonas Carney e Jonathan Vaughters, che pensavano fuori dagli schemi. sono stato in grado di realizzare quell’obiettivo. Sono riuscito a diventare uno dei migliori ciclisti del mondo, ed è un viaggio di cui sono dannatamente orgoglioso.
Come si suol dire, però, tutte le cose belle devono finire. Ho ancora grandi ambizioni e piani per i prossimi anni che implicheranno l'esplorazione di nuovi settori negli sport di resistenza (ho alcuni progetti epici, quindi rimanete sintonizzati per questi). Ma, per le ragioni sopra menzionate, ho preso la decisione di ritirarmi dal ciclismo su strada alla fine di questa stagione.
Quindi, a tutte le persone che mi hanno aiutato lungo la strada, sia che si trattasse di un semplice messaggio incoraggiante, di un incitamento a bordo strada, o di persone come Nick Vipond e Kevin Field, che non sono scoppiate a ridere quando ho detto loro che volevo fare le Olimpiadi nel 2016, o Paulo e Sylvan, le due persone che hanno cambiato la traiettoria di tutta la mia vita - voglio dire grazie. Grazie per tutto questo.