
Ben O’CONNOR. 10 e lode. Fa un numero, uno che è abituato a farne, perché ha testa, perché ha gente in ammiraglia che sa come si fa (l’hanno fatto anche con Chris Harper al Giro, tappa del Sestriere). Dopo Tignes ecco il Col de La Loze. Bravo, bravissimo il 29enne australiano della Jayco AlUla a cogliere l’attimo, a capire che è quello il momento giusto per provare ad avvantaggiarsi, quando alle sue spalle cominciano un minuetto incomprensibile. Fa quello che deve fare un corridore: usare la testa e le gambe. Dietro a lui ci sono troppi corridori che hanno gambe buone, ma lì si fermano. Lui mulina di buona lena e si porta a casa la seconda tappa al Tour, che si aggiungono a quella del Giro e alla Vuelta. Vittoria numero 11 in carriera per il corridore di Brent Copeland, per il vice-campione del mondo, che oggi il campione del mondo è stato capace di lasciarselo alle spalle.
Tadej POGACAR. 10. Calmo, riflessivo, lucido e tempestivo: decide di mettersi in modalità difesa e alla fine è quello che porta a casa ciò che voleva. Forse pensava alla tappa, ma solo se l’avessero portato lì, come è solito dire Matxin. Visto che però è in grado di guadagnare ancora qualcosa sul diretto avversario lo fa, dimostrando ancora una volta chi ne ha di più. Non fa il dittatore e nemmeno il cannibale, semplicemente si limita a fare il Re.
Joans VINGEGAARD. 4. Il primo scatto lo porta a 71 km dal traguardo, sulla Madeleine. Via sui pedali, l’altro risponde da seduto. Entrambi vanno a riprendere Primoz Roglic e Felix Gall, Thymen Aresman e Matteo Jorgenson, Ben O’Connor e Einer Rubio. Poi la discesa. E nei venti a passa chilometri che conducono ai piedi dell’ultima e decisiva ascesa succede il capolavoro. Jorgenson e Vingegaard non tirano, incomprensibilmente non tira neanche Roglic e nemmeno Gall. In compenso, poi, entra in una fuga a due Jorgenson, insomma delirio assoluto. Vingegaard sembra avere discrete gambe, ma a livello di personalità lascia semplicemente stupefatti. Chissà cosa gli stanno dicendo via radio: ai Visma, visti i risultati, è meglio togliergliela. Dice: «Sto bene, il Tour non è finito». Avanti di questo passo lo dirà anche a Parigi.
Oscar ONLEY. 9. Prodigioso. Si salva come una vecchia volpe, anche grazie a quelle vecchie volpi dei Visma che dopo aver fatto selezione e messi tutti in un angolo, fanno in modo che tutti rientrino, compreso questo ragazzo scozzese che sta facendo un Turbo-Tour. Bravo, bravissimo. Nel tappone finisce 4°: tanta roba.
Einer RUBIO. 7. I Movistar provano a dare un senso a tutto il loro Tour nella tappa che può davvero riscrivere una storia. Finisce 5°, un premio per tanta sofferenza, un brodino dopo tanti giorni di digiuno.
Felix GALL. 6,5. Avrebbe avuto la possibilità di fare più male, ma alla fine difende la sua posizione.
Primoz ROGLIC. 5,5. Fa tanta fatica, sembra a più riprese in difficoltà, ma l’uomo che salta non salta mai, resta lì. Potrebbe però saltare al 4° posto nella generale, ma nel lungo tratto nella valle non tira un metro, accetta il minuetto stucchevole di un gruppo di corridori che sembrano voler fare un dispetto alla maglia gialla: oggi non vinci. Difatti, non vince. Vincerà domenica.
Adam YATES. 8. Il gemello dimostra una volta di più come si corre, senza agitarsi tanto, con calma e lucidità.
Tobias JOHANNESSEN. 7. Il norvegese sa che oggi c’è poco da scherzare, difatti non si fa prendere in castagna e la sua top ten la difende con i denti.
Florian LIPOWITZ. 6. Si butta nella lavatrice ed esce dalla centrifuga di una giornata indimenticabile con le ossa aggiustate e la sua maglietta bianca candida. È sempre terzo.
Kevin VAUQUELIN. 6. Ad un certo punto è staccatissimo, se là davanti non decidessero di fermarsi e farli rientrare tutti. Non va benissimo, ma poteva andare peggio.
Ben HEALY. 5. È uno scalatore, puro, e in una tappa così mi sarei aspettato qualcosa di più.
Matteo JORGENSON. 2. Il voto non è per il corridore americano, che in ogni caso è vero che è stipendiato, ma visto che non è un bambino e di anni ne ha 26, potrebbe anche gestirsi un pochino da solo. Niente, lui entra nella fuga a tre con O'Connor e Rubio e non pago collabora anche. Poi quando il capitano è quasi 4 minuti, viene fermato ma lui non solo rallenta, si sfila quasi subito visto che è sfinito. Capolavoro tattico. Bravissimi tutti. Applausi sinceri.
Nils POLITT. 8. Stringe i denti, li mostra in tutto il suo splendore, illumina il col du Glandon, che fa tutto in testa, dettando i tempi al gruppo maglia gialla. Poi arriva il col de la Madeleine e Nils alza il piede dell’acceleratore: well done!
Jonathan MILAN. 8. Oggi aveva due obiettivi: aggiudicarsi il traguardo volante di Rioupéroux (2° Girmay, 3° Turgis) e portare a casa la pelle. Missione compiuta. Ora il suo vantaggio su Pogacar è di 75 punti. C’è ancora da faticare, tanto.
Enric MAS. 17. Va in fuga, prova a cambiare il corso del suo Tour molto deficitario, ma è la corsa francese che gli fa cambiare i programmi: si ferma, sfinito. Fine.