
Mirko Rossato, direttore sportivo della VF Group Bardiani CSF Faizané e responsabile tecnico del "progetto giovani" del team, si inserisce nel dibattito sulla sicurezza e lo fa con una lettera aperta molto accorata. Ve la proponiamo.
Buongiorno direttore, qualche giorno dopo essere tornato dal Valle d'Aosta - pensando e ripensando, leggendo vari post e vari articoli - vorrei fare una riflessione in merito alla sicurezza dei ragazzi perché credo che sia l'argomento che deve stare al centro della discussione.
Quel giorno, il maledetto giorno in cui è caduto Samuele Privitera, io ero presente: quel giorno abbiamo assistito ad un susseguirsi di cadute, perché i ragazzi vanno forte, vogliono mettersi in mostra, vogliono attaccare come sempre accade. Purtroppo questo è il ciclismo, questo è il ciclismo che va veloce, molto veloce.
Le strade non sono più come quelle di una volta: tra rotonde, spartitraffico, ostacoli, dossi, soprattutto dossi, in pratica i ragazzi trovano un ostacolo continuo che richiede la massima concentrazione. Ogni ragazzo deve stare attento agli avversari, attento agli ostacoli, la corsa diventa un vero stress. Purtroppo in tre, quattro ore di gara - dopo tanti anni di esperienza, posso permettermelo di dirlo - può capitare un momento di rilassamento, no?
Il compito del direttore sportivo, oltre alla tattica, è quello di avvertire degli ostacoli, avvisare i ragazzi di stare attenti a quella curva, di prestare attenzione a quel tipo di ostacolo, di tenere desta l'attenzione dei ragazzi per quello che si incontra durante il percorso.
Personalmente non ho mai amato le radioline, perché a me piace fare la riunione, spiegare ai ragazzi come si corre, se sbagliano voglio riparlarne con loro, aiutarli a capire dove hanno sbagliato perché si possano ricordare. Purtroppo mi devo ricredere: in corsa c'è assoluto bisogno di queste benedette radioline per avvisare i ragazzi dei vari ostacoli.
Abbiamo la fortuna di avere qui in Italia, ma anche all'estero sono bravi, uno dei migliori servizi di radioinformazioni al mondo: grazie a loro noi viviamo la gara dall’ammiraglia, la dovremmo vivere spiegando ai ragazzi come muoversi in corsa, ma soprattutto annunciando loro le varie difficoltà che possono trovare, dalla salita alla discesa, agli ostacoli sul loro cammino.
Purtroppo non possiamo farlo, non possiamo avvisare i ragazzi della presenza di quel determinato pericolo. Io credo che la caduta di Samuele si sarebbe potuta evitare: come ho detto prima, un momento di rilassamento lungo una piccola discesa ti può capitare, ti trovi un po' rilassato, prendi questo dosso, ti scivolano le mani e poi sappiamo tutti come è andata a finire. Lo ripeto, una situazione che si poteva evitare.
Ecco, questa è la mia riflessione. Questi sono ragazzi di 18-19-20 anni, ma il discorso vale anche per i più grandi, non è una questione di età. Non bisogna dimenticare che questi sono ragazzi giovani, che vogliono mettersi in mostra, che hanno l'obiettivo di realizzare il proprio sogno. E purtroppo basta un niente per farsi veramente male, addirittura per perdere la vita. E la vita sta al di sopra di tutto, della tattica, dello spettacolo, della corsa.
In casa UCI le radio non sono ben viste perché, dicono, si va a perdere lo spettacolo. Non è vero... I ragazzi hanno la fantasia, la voglia di emergere e sicuramente le loro corse regaleranno sempre un grande spettacolo. Però noi abbiamo il dovere di proteggerli, abbiamo i mezzi per farlo e soprattutto per non dover arrivare a piangere un ragazzo come Samuele i cui direttori sportivi non hanno avuto la possibilità di avvisare il ragazzo dell'ostacolo.
Questo è quello che dobbiamo chiedere, questo è quello che dobbiamo ottenere a tutti i costi, questo è quello che dobbiamo fare per il bene e per la sicurezza degli atleti.
Mirko Rossato