
Valentin PARET-PEINTRE. 10 e lode. I lupi si travestono da volpi e sul Ventoux (folla oceanica, gara sublime: voto 10) i ragazzi di Davide Bramati mettono in strada una prova maiuscola. Tutto il giorno all’attacco, tutto predisposto per un finale da grande squadra. Manca Remco? Embè. Ci pensano loro, ci pensa Valentin a prendersi una tappa che vale davvero una carriera. Per il transalpino della Soudal Quick-Step tre vittorie finora: una al Tour of Oman, una al Giro e oggi al Tour. Poche, ma buone. Il ragazzo è ancora molto giovane, ma ha dimostrato che ha le carte in regola per diventare figura centrale in questo ciclismo. Oggi fa centro, da domani punta ad altri bersagli.
Ben HEALY. 9. Paga la volata. La differenza è solo in quella stilla di energia in più che il transalpino riesce a tirare fuori dopo una tappa velocissima e micidiale. L’irlandese della Ef non si deve rimproverare di nulla, deve solo riprovarci.
Santiago BUITRAGO. 6. Ha la grande occasione e arriva ad un passo dal grande colpo. Lui è corridore scaltro e intelligente, forte di uno spunto finale. Nel finale, però, ci arriva con le polveri bagnate.
Ilian VAN WILDER. 9. È una delle pedine della Soudal che vengono lanciate fin da subito all’attacco. Torna utile nel finale e già che c’è si porta a casa un 4° posto che sul Ventoux non è un semplice piazzamento.
Tadej POGACAR. 8. Respinge quattro attacchi portati da Vingegaard. Lui ne prova uno, al quale il danese risponde bene. Pari e patta, ma tappa in meno per lo sloveno, con due secondi in più che guadagna nei 50 metri finali. Il Tour è ancora lungo, ma un po’ più corto.
Jonas VINGEGAARD. 7. Meriterebbe il voto di Tadej, ma gli imputo un errore tattico reiterato. Vuole mettere pressione alla maglia gialla, vuole crepare le sue certezze, ma sia con Benoot che con Campenaerts, trovati lungo la strada, lascia troppo spazio per tirare, quando la loro andatura non è all’altezza, non fa male, permettendo così a Tadej di rifiatare. Troppi spazi vuoti, in una fase di corsa che necessitava almeno di due attacchi in più. Facile da dirsi, direte voi, e concordo, ma se si vuole mettere in difficoltà il marziano… In compenso lo manda a terra un fotografo, che dopo l’arrivo lo fa ruzzolare: botta alla spalla. Dannazione!
Enric MAS. 5. Tutto giusto, tutto bene: prende e va nel finale. Poi occorrono le gambe, e lui non le ha.
Julian ALAPHILIPPE. 6,5. Non è chiaramente la sua tappa, ma vuole dimostrare a sé stesso e a tutti che è ancora competitivo e riesce nell’impresa.
Matteo TRENTIN. 8. Sta facendo un Tour di livello assoluto. Sempre presente, sempre attento e disponibile per i suoi capitani. Riferimento del gruppo, compagno di squadra eccezionale. Oggi si spolmona per LouLou, il suo leader. Fa un lavoro oscuro che è giusto portare alla luce. Viva Matteo!
Primoz ROGLIC. 6,5. Lotta lo sloveno e guadagna una posizione nella generale. Non è più un ragazzino, anzi, fa da tutor a Lipowitz – un ragazzino – ma già che c’è si posiziona lì nelle zone di testa, per insegnare qualcosa: magister.
Florian LIPOWITZ. 6,5. Si mette in scia al suo capitano e lo segue: resta per il momento sul podio.
Oscar ONLEY. 6,5. La fatica comincia a farsi sentire: il Ventoux non è una gita di piacere, ma un viaggio nella storia e nella natura, verso l’ignoto. È anche un viaggio verso la conoscenza di sé stessi: Onley lo sta facendo e bene.
Carlos RODRIGUEZ. 5. Passo indietro, difatti perde una posizione nella generale. Per un ragazzo con le sue caratteristiche e doti questa tappa è un invito a nozze, invece si separa subito: da quelli bravi.
Nils POLITT. 7. Il tedescone di Tadej si mette in posizione da locomotiva e porta via il gruppo per tutto il giorno come vuole lui, come vuole Tadej. Fa tanto senza strafare.
Simone VELASCO. 7. Decide di gettarsi nella mischia, quella vera. Arriva nel gruppetto di testa ai piedi del Ventoux, ma il monte ventoso, alla fine, gli toglie il fiato. In ogni caso, bravo.
Mathieu VAN DER POEL. 17. Voleva celebrare nonno Raymond Poulidor vincitore sul Monte Ventoso sessant’anni fa e per questo avevano anche preparato una maglia celebrativa che gli Alpecin Deceunick hanno indossato. Gli Alpecin, non l’asso olandese, che questa mattina non è neppure partito per una forma di broncopolmonite. Dannazione, per la broncopolmonite, ma anche per il ritiro di un corridore che in gruppo si fa sempre sentire e vedere.