
Sono volati via velocissimi. Dieci anni fa, alle 2.30 di una notte profonda e un’alba che non avrebbe visto, finiva la sua vita terrena Emanuele Sirotti, uno dei fotografi più conosciuti e apprezzati di quella stagione ciclistica segnata dalle gesta di Marco Pantani e Mario Cipollini, anche se Emanuele era nato il 18 settembre, come Lance Armstrong, per il quale però non ha mai nutrito alcuna passione: per lui c’era solo Il Pirata.
Il suo cuore è stato tutto per Marco, per il quale aveva una autentica venerazione e anche una certa confidenza. Una stagione fatta di rullini e diapositive, perché il digitale era ancora di li da venire. Emanuele seguiva Marco con passione e rigore, ovunque. Sulla barca a pesca di sgombri in inverno o lungo il canale di Cesenatico in estate. Quello che Emanuele raccontava con il suo vocione era quell’allenamento blando e stanco nell’entroterra romagnolo, il giro delle fontane, unico vero test che Marco fece prima di sconfinare in terra di Francia in quella fantastica e luminosa estate del 1998.
Un brutto male ce l’ha portato via dieci anni fa, in quella notte fatta tenebra del 12 giugno 2015, al nosocomio di Cesena, la cittadina romagnola dove ha vissuto la sua esistenza con la sua adorata Alda (mancata nell’ottobre del 2023, ndr) e il figlio Stefano, da anni, anche lui, apprezzatissimo creatore e raccoglitore di immagini.
Dopo aver lavorato in banca per venticinque anni, Emanuele aveva preso al balzo la possibilità di andare in pensione per dedicarsi anima e corpo alla sua grande passione: la fotografia. Unita a quella per il ciclismo, per il quale era semplicemente malato. Le sue ferie erano sempre e solo al seguito di corse e dei corridori, con i quali ha sempre avuto un rapporto privilegiato da fratello maggiore. Metodico come pochi, lavoratore come solo chi è sorretto da un amore sconfinato, Emanuele creò un mastodontico archivio consultabile su internet chiamandolo “ciclismovitamia”. Oggi, il tutto, è nelle mani e nel cuore del figlio Stefano, al quale va il nostro saluto, il nostro più sincero abbraccio.
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