
Vincenzo Nibali è stato il grande ospite di una serata organizzata dal comune di Seregno, un’occasione speciale per ascoltare i racconti del fuoriclasse italiano che ha segnato la storia del ciclismo moderno L’evento era inserito nella rassegna Sport Week del comune brianzolo, stato nominato città europea per lo sport 2025.
Nibali, incalzato dalle domande di Walter Proserpio di Radio Deejay e dall’influencer Lisa Offside ha offerto ai molti presenti un vero e proprio viaggio all’interno non solo della sua carriera da ciclista professionista, ma soprattutto nei lati più intimi e umani della sua professione. Tutto non poteva che partire che dalla sua Sicilia e con una passione per la bici iniziata poco alla volta seguendo papà Salvatore. «Mi sono appassionato al ciclismo poco a poco, avevo circa 7,8 anni e mio padre si è fatto regalare una bicicletta e da lì ha iniziato a partecipare a qualche gara per gli amatori in programma la domenica. Le gare erano molto diverse, il livello era più basso e tutti ci andavano per passione, presto anche mio zio ha incominciato a partecipare. A me è sempre piaciuto toccare le bici, smontarle e rimontarle, toccavo i ferri di mio padre. La mia prima bici me la sono praticamente costruita, era un vecchio telaio arrugginito che abbiamo scartavetrato e poi ci avevo incollato degli adesivi della Bianchi, da lì poi è effettivamente incominciato tutto - ha raccontato Vincenzo sottolineando le numerose difficoltà che un giovane siciliano ha dovuto affrontare – avevo circa 14 anni quando ho fatto la mia prima gara, arrivai secondo e tutti si appassionarono. Da quel momento ogni domenica ci mettevamo in viaggio per le gare che spesso erano a Palermo, faceva caldissimo e la macchina era senza aria condizionata, pensarci oggi è folle, ma la motivazione era più forte di qualsiasi altra cosa. » Il ciclismo è sempre stato uno sport molto sentito nell’isola dove comunque c’erano gare e squadre, un movimento ben consolidato che però passati una certa categoria si fermava e non era più grado di fornire opportunità ai giovani atleti.
Il trasferimento in Toscana è stato necessario, una scelta decisa per inseguire il proprio sogno e di cui Nibali non ha rimpianti. I giorni erano scanditi tra lo studio e gli allenamenti, anche se il momento più importante rimaneva quello della gara in cui il siciliano dava assolutamente il meglio di sé. «Quando mi sono trasferito non ho avuto rimpianti, mi è però dispiaciuto abbandonare la mia famiglia, è stato un salto importante che mi ha obbligato ad assumermi delle responsabilità. Vivevo in una casetta con un mio compagno di squadra, ogni giorno andavamo a scuola ad Empoli dove frequentavo l’indirizzo pubblicitario assicurativo, poi una volta tornati a casa iniziavano gli allenamenti. Ho rischiato il tutto per tutto, non sapevo come sarebbe andata a finire, avevo puntato ogni cosa sul ciclismo e non avevo un piano b. Ora lo sport è molto cambiato, i ragazzi vengono seguiti in tutto e per tutto fin da giovanissimi, hanno alimentazione, allenamenti specifici, per noi non era così. Credo però che ai ragazzini bisogna insegnare che lo sport è importante, ma non è tutto, bisogna sempre avere un piano b nella vita, impegnarsi, studiare, trovare anche un’altra strada perché poi potrà sempre servire, non si può essere atleti a vita.»
Durante la serata non sono mancate le emozioni, tutti nella platea dell’Auditorium di Seregno hanno ascoltato estasiati il racconto dell’arrivo dello Squalo al professionismo, le gare prima in Fassa Bortolo e poi in Liquigas, i primi risultati e le grandi vittorie. E’ impossibile mettersi ad elencare tutti i successi di Nibali, impresa assai difficile da compiere in una serata e così lo squalo ha deciso di soffermarsi su alcuni momenti come la tappa del pavè al tour 2014, una giornata tremenda, ma fondamentale per il successo finale e la tappa epica di Risoul sotto la neve nel 2016 quando ha vinto il suo secondo Giro. «Penso che quella al Giro 2016 sia stata una delle difficoltà più grandi che abbia affrontato, non ero partito molto bene, soffrivo di allergia e tutti mi davano per spacciato. Ero molto arrabbiato anche perché tutti dicevano che mi sarei dovuto ritirare, io ero quarto in classifica e per nulla al mondo mi sarei ritirato. Poi sono arrivate le montagne, abbiamo iniziato a salire e lì qualcosa è cambiato, l’allergia se ne è andata e siamo riusciti a costruire una bellissima vittoria di squadra. E’ stato tutto stupendo, avevo dei compagni di squadra straordinari, abbiamo avuto la forza di ribaltare la situazione. Una grande occasione di rivalsa per il messinese che ne ha poi approfittato per ricordare Michele Scarponi, un caro amico e compagno di squadra che fu fondamentale proprio nel Giro 2016. «Michele era straordinario, era già un grande campione e poi è venuto in Astana per aiutarmi, si era messo totalmente al mio servizio aiutandomi a vincere tantissime corse. Mi ricordo che un giorno era davanti al gruppo a tirare e lungo una discesa aveva centrato una spettatrice, era ritornato davanti poco dopo ridendo e scherzando dicendo che aveva sistemato tutto. Lui era così, una persona unica che metteva di buon umore e creava un clima bellissimo in squadra, qualcosa che forse oggi non succede più»
Vincenzo Nibali si è aperto in una chiacchierata fiume svelando aneddoti, racconti personale e qualche chicca. Tra compagni di squadra e avversari, Nibali ha svelato i suoi avversari più temibili come Christopher Froome, forte soprattutto per la corazzata sky e in particolare il Pistolero Alberto Contador, un atleta incredibile che è praticamente stato sempre impossibile contrastare. Si è passati per le dinamiche in gruppo, la preparazione di un atleta, il pranzo dalla colazione alla cena passando per i diversi infortuni che fanno parte del mestiere, ma spesso la causa va ben altro. E’ il caso della terribile caduta durante il Tour 2018 quando un tifoso invase la strada causando una caduta dai risvolti gravi. «A causa di quella caduta mi sono fratturato la decima vertebra toracica, un infortunio terribile, forse uno dei peggiori della mia carriera. Mi avevano dato uno stop di almeno 6 mesi, ma mi sono messo subito al lavoro, ho fatto un intervento e un mese e mezzo dopo ero già in gara, la forza di ripartire era più forte – ha detto Vincenzo – gli incidenti in corsa possono capitare, ma in questo caso non è stata solo fatalità, a farmi finire a terra è stato un tifoso che aveva invaso la strada e che non mi ha mai chiesto scusa, è proprio tutto questo che ancora oggi mi fa molto male»
Nella lunga chiacchierata si è spesso parlato di giovani, di un ciclismo cambiato, di investimenti sempre più grandi, ma soprattutto di un movimento italiano spesso marchiato come in crisi totale. Nibali che da inizio anno ha intrapreso uno stretto lavoro con la Lega Ciclismo professionisti ha fornito un quadro sulla situazione italiana. «Mi piace il ciclismo che è oggi, posso dire di aver visto il vecchio e poi di aver vissuto il mio che è stato un po’ da spartiacque. E’ un ciclismo bellissimo ed emozionante, ma purtroppo ci sono solo sempre 5 atleti che si dividono le vittorie, televisivamente è emozionante, soprattutto per il tifoso, ma se guardo con gli occhi dell’imprenditore si rischia di ammazzare il tutto. In Italia è necessario ripartire dal ciclismo giovanile, investire, fare delle nuove infrastrutture e per questo credo che non puntare ad ospitare le Olimpiadi a Roma sia stato un grande sbaglio, avrebbe permesso a tutto il territorio italiano di attivarsi sugli sport compreso il ciclismo. Ora tutto si è globalizzato e i costi sono lievitati, in Italia avevamo 15 squadre di alto livello, oggi non è più possibile. Ora le squadre World Tour sono tutte squadre stato, è il caso di Uae o Bahrain o Astana o sono tutte supportate da grandi compagnie e magnati. Nonostante ciò rimane uno sport popolare, è l’unico che non richiede un biglietto di ingresso, il tifoso può incontrare il proprio campione semplicemente aspettandolo sotto il bus della squadra e credo che questo sia bellissimo. »
E’ stata una serata intensa che ha spaziato dai ricordi delle prime pedalate al ciclismo contemporaneo, abbiamo sentito tante volte i racconti di Vincenzo Nibali eppure c’è sempre un taglio diverso. Come ci conferma lui stesso a fine serata, è come se fosse ogni volta un viaggio nuovo in cui emergono nuovi particolari, nuovi ricordi che spesso erano stati messi da parte. La nostra chiacchierata con Vincenzo è poi stata più ampia spaziando dal Giro 2025 agli interventi concreti per il nostro ciclismo, potrete ascoltarla a partire da lunedì 9 giugno nella nuova puntata di blablabike.
photo by Carlo Monguzzi
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