
Una bicicletta a quattro ruote e quattro pedali, due catene e due selle, un volante e un teatro. Il teatro sta dietro. Boccascena, proscenio, sipario. Per la platea, dipende: per il festival “Storie in cielo e in terra”, un omaggio al concittadino Gianni Rodari, stavolta c’erano i cerri e i lecci del bosco di Manziana, una quarantina di chilometri a nord di Roma.
Si chiama, giocando con il nome del veicolo a trazione umana (“jinrikisha”, in giapponese, “rickshaw” in inglese, risciò in italiano), Rishow, cioè un nuovo spettacolo, come quello che ogni volta Paolo Rech allestisce improvvisando, modificando, inventando, adattando, interpretando, arricchendo, anche qui dipende dal tempo e dallo spazio, dal pubblico e dall’ora, dall’occasione e dagli umori, forse anche dall’ambiente e dalla latitudine.
Cinquantacinque anni, veneto di Alano di Piave, meno gigantesco del compaesano Dino Meneghin, anzi, invisibile dietro le quinte, Paolo Rech si moltiplica facendosi in quattro con i suoi burattini di legno. Sono quelli ereditati dalla commedia dell’arte: Pulcinella, Brighella, il dottor Balanzone. Sono anche quelli mutuati dalla vita quotidiana: un carabiniere. Saltando fra i dialetti, alternando le situazioni, recitando sui malintesi, esaltando i paradossi, Rech rapisce l’attenzione dei bambini e calamita la simpatia dei genitori, li accompagna e li trascina tutti nella sua storia, tra nascondigli e scontri, stratagemmi e liberazioni. Fantasioso e incalzante, svelto e abile, carico e tradizionale, Rech è bravissimo.
Se il Rishow di Paolo Rech viaggia dalla Grecia all’Inghilterra, da quel diavolo di Arlecchino al mercante di legnate, arrangiandosi da solo o organizzandosi con una band, il suo risciò è capace di destreggiarsi nel fango e inoltrarsi nella foresta, ospitare un circo (quello delle tre dita) o accogliere un festival (quello medievale). Il segreto? Sta nelle piccole cose. Come il freno a mano. Proprio una mano. Guardate le foto della gallery. La troverete. E vi metterà allegria. E forse anche un po’ di orrore. Un’orrenda allegria. O un allegro orrore. Chissà.
“Storie in cielo e in terra” (Rodari aveva scritto “Filastrocche in cielo e in terra”, pubblicato per la prima volta nel 1960) è una manifestazione che quest’anno ha vissuto la sua seconda edizione. Ideata da Fernanda Pessolano, voluta dal Comune di Manziana, sostenuta dalla Regione Lazio in collaborazione con DMOBeltur, Università agraria di Manziana e biblioteca comunale, si tiene nel Parco di Bracciano Martignano.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.