
Gli ultimi due giorni del Giro d’Italia per la Visma-Lease a Bike sono stati incredibili. Sabato Simon Yates ha ribaltato la classifica generale e ha preso il posto di Isaac del Toro in maglia rosa e il giorno dopo Olav Kooij ha sprintato verso la vittoria nell'ultima tappa a Roma. Giorni importanti, che fanno capire quanto il ciclismo sia uno sport bello e imprevedibile: in tutti i momenti in cui il team giallo-nero ha trionfato c’era Wout van Aert. Il fiammingo ha mancato il suo obiettivo principale: vincere la prima tappa e indossare la maglia rosa, ma a Siena è rinato vincendo sugli sterrati delle Strade Bianche e poi si è arrampicato in salita e si è lanciato in discesa per portare Yates e Kooij al successo.
«È difficile da descrivere quello che abbiamo vissuto in questo Giro – ha detto Van Aert a Roma – Abbiamo dimostrato di poter fare tanto e di vincere perché come squadra quando siamo uniti riusciamo ad essere i più forti».
Durante l'ultima tappa di montagna Wout van Aert è stato prezioso nel guidare Simon Yates al traguardo disegnando per lui in discesa quelle che vengono definite le curve perfette. Nella vittoria di Kooij a Roma, per l’ultima tappa Edoardo Affini ha guidato la volata per gran parte dello sprint, ma è stato Van Aert a dare un'ultima trenata prima che l'olandese potesse partire come un razzo su via del Circo Massimo.
«È come un camion. Quando prende velocità non si ferma e nessuno può superarlo –hHa commentato il fiammingo riferendosi a Kooij - È stato fantastico entrare in quell’ultima curva, è stato un finale perfetto».
In pochi si aspettavano che Simon Yates vincesse il Giro, ma Van Aert e la squadra sapevano che il britannico aveva le qualità giuste per riuscirci, ma sapevano che prima di tutto era lui che doveva credere nel proprio potenziale e avere fiducia. «È molto speciale ed è difficile da descrivere. In realtà non ce lo aspettavamo nemmeno noi e questo ricordo rimarrà sicuramente impresso nella mente di tutti noi».
Van Aert non ha vinto la prima tappa e non ha indossato la maglia rosa, ma ha comunque ricevuto un riconoscimento importante a Roma. Il belga ha vinto il Trofeo Bonacossa, assegnato da una giuria di giornalisti per la "più grande impresa sportiva" del Giro. Van Aert la sua impresa l’ha fatta veramente perché la sua Visma -Lease a Bike nel 2024 ha vissuto momenti difficili e il belga non ha ottenuto nessuna vittoria importante, in quella che doveva essere la primavera della sua rinascita. Poi è arrivata l’occasione del Giro, ma all’inizio la vittoria non arrivava e quel secondo posto a Tirana, sembrava per il belga una vera punizione. La redenzione per lui è arrivata con la nona tappa a Siena, dove ha dimostrato di essere il più forte in quelle frazioni difficili come una Classica di primavera.
«Devo ancora metabolizzarla un po'. Sono molto orgoglioso di questa squadra, di quello che abbiamo fatto nelle ultime tre settimane. E poi questa vittoria di Olav Kooij nell’ultima tappa è stata veramente incredibile, un finale perfetto».
Riavvolgendo il nastro e tornando a sabato, quello che Wout van Aert ha tirato fuori dalle gambe sulla strada per il Sestriere è stato impressionante. In quei sedici chilometri totali, grazie al belga, Yates ha aumentato il suo vantaggio di tre minuti e sei secondi sulla maglia rosa di Del Toro. Quella forza trainante di Van Aert senza dubbio ha contribuito a dare quel vantaggio che ha fatto decidere il Giro. La tattica usata dal team olandese è stata la stessa di Hautacam al Tour 2022, quando Van Aert in maglia verde venne mandato in testa a lavorare e tirò così duramente sulla salita finale, che persino Tadej Pogacar fu costretto ad arrendersi.
I dati del Sestriere sono stati pubblicati da Van Aert su Strava e mostrano fin dove sia arrivato il suo lavoro. Dopo 197,8 chilometri di gara, a sei chilometri dal traguardo, la velocità del fiammingo scende da una media di quaranta chilometri orari ad appena cinque chilometri orari, perché il suo lavoro era ormai terminato e Yates, la maglia rosa l’aveva sulle spalle.
I dati di potenza non sono stati pubblicati da Van Aert e quindi i calcoli fatti dagli analisti belgi sono su Simon Yates. Il britannico che pesa 58 chili, ha prodotto 335 watt per rimanere alla ruota di Van Aert. In conclusione: Yates deve certamente la sua vittoria al Giro a Van Aert, ma va detto che il britannico aveva realizzato la salita più veloce di sempre sul Colle delle Finestre e con un tempo di 59'18" è stato il primo corridore in assoluto a superare i 18,24 chilometri di salita al 9,4% in meno di un'ora. Insomma i due della Visma-Lease a Bike sono stati la coppia perfetta, mentre alle loro spalle Del Toro e Carapaz si erano autoinflitti la loro rovina. «Penso che ne sia valsa la pena – ha continuato il belga dopo le foto di rito a Roma - Se penso al Finestre posso dire che è una salita che non avevamo ancora affrontato in questo Giro. Ha richiesto un lungo sforzo. Il nostro piano era chiaro e il fatto che fossi in fuga e potessi staccare Simon ci ha dato la possibilità di continuare ancora oltre. Ha funzionato bene tutto alla perfezione. Non so neanche io come ho fatto a sopravvivere a quella salita. Arrivato a metà sapevo di potercela fare, ma è stato il momento più difficile della giornata e forse anche del Giro. Ma questo finale è stato perfetto».
Uno degli ideatori della tattica vincente è il direttore sportivo Marc Reef che ha spiegato come il ruolo di van Aert sia stato fondamentale per portare Yates alla vittoria. «Senza Wout sarebbe stato più difficile. Avevamo un piano pronto con Wout in fuga e sapevamo che c'erano ottime possibilità sul Colle delle Finestre. Se Wout superava quella salita allora la nostra arma avrebbe funzionato e così è stato. Senza di lui sarebbe stato più difficile per Simon. Wout ha fatto la differenza verso l'ultima salita per quanto riguarda le differenze di tempo. A tre chilometri dalla cima sapevamo che ce l'avrebbe fatta e poi una volta raggiunto da Yates sapevamo che tutto sarebbe andato bene. Wout è quell’uomo che in squadra riesce a risolvere la corsa e a portare i compagni alla vittoria grazie alla sua generosità».