
È stato il Giro di Mads Pedersen, ma anche e soprattutto di Isaac Del Toro. È sembrato che potesse essere quello di Richard Carapaz, ma alla fine è quello di Simon Yates, l’Innominato che ha saputo iscrivere il proprio nome e cognome ad imperitura memoria sul trofeo Senza fine. Al britannico è stato sufficiente il colle delle Finestre per ribaltare la soffitta. Scaraventare via ciò che aveva accumulato in quei sette anni fatti di pensieri torvi e ricordi cupi. Basta incubi, quelli appartengono ad una vita trascorsa, ora trascorrerà una vita pensando e ripensando a quello che seppe fare in quell’incredibile pomeriggio del 31 maggio 2025.
LIDL-TREK. 9. Perdono sul più bello Giulio Ciccone: probabile che il Giro non l’avrebbe vinto, ma un posto di riguardo con la nobiltà rosa, quello sì che poteva essere alla portata dell’abruzzese. Vincono sei tappe: quattro con Pedersen che si porta a Roma e in Danimarca la maglia ciclamino ITA della classifica a punti, vestendola come un Bugno la rosa, dalla prima all’ultima tappa. Cinque giorni li trascorre anche in maglia di leader, cosa mai accaduta per il ciclismo danese, che la rosa non l’aveva mai vestita prima di lui. Completano il bouquet di vittorie il gigante Hoole e Carlos Verona. Giro sontuoso, con diciassette piazzamenti nei primi dieci, l'ultimo ancora di Pedersen a Roma: protagonisti assoluti.
TEAM VISMA LEASE A BIKE. 10 e lode. Vengono qui con pochi proclami e poca grancassa. Silenziosi, si mettono in modalità Diabolik: l’Innominato c’è, ma nessuno nella sostanza lo vede. Diabolico è il piano finale e totale della Visma, che confeziona a tavolino il pacco sia alla Uae che alla Ef. Via Van Aert fin dal mattino, Simon Yates, l’Innominato, l’uomo mai considerato, si gioca le sue carte sulla montagna che sette anni prima era stato per lui Golgota, tormento, inferno. Vola via, per il Paradiso. Sedici piazzamenti nei dieci, tre vittorie di tappa: una con il monumentale Van Aert e due con il velocista Kooij. La rosa è di Simon Yates, la rosa è di tutti i calabroni.
MOVISTAR TEAM. 6,5. Dieci piazzamenti nei dieci, un 8° posto finale nella generale con Rubio: corsa attenta e realistica. Sanno che non possono fare miracoli, però fanno un Giro più che dignitoso, dando un senso alla corsa rosa, nel segno della loro stupenda storia.
INTERMARCHÈ – WANTY. 2. Vengono per onor di firma, ma non lasciano mai il segno. Un solo piazzamento nei dieci in tre settimane: prima tappa, 4° Busatto.
Q36.5. 4. Era tra le squadre invitate, quindi aveva anche un dovere morale di metterci qualcosa in più. Vengono con Pidcock, ma dopo la dispendiosa primavera, così dicono, il suo Giro è da autunno inoltrato. Strano però, che con una primavera non proprio rilassante Pedersen sia andato un pochino più forte… Otto piazzamenti nei dieci - Moschetti terzo a Roma - il britannico non pervenuto. E dire che sostengono di averlo portato.
XDS- ASTANA TEAM. 8,5. Un giorno in maglia rosa con Diego Ulissi, e già questo basterebbe per dire che la loro corsa rosa non è stata inutile. Raccolgono tredici piazzamenti nei dieci, e una vittoria di tappa con Scaroni, che transita sul traguardo con il compagno di squadra Lorenzo Fortunato, che si porta a casa anche la maglia azzurra Mediolanum degli scalatori. Un Giro di livello, per una squadra che ha ripreso quota.
EF EDUCATION – EASYPOST. 6,5. Alla fine l’uomo di esperienza finisce alla deriva assieme al bimbo inesperto, ma per Richard Carapaz è chiaramente più grave. Vittorie di tappa con Asgreen e Carapaz, undici piazzamenti nei dieci, un terzo posto finale che poteva essere qualcosa di più, ma è chiaro che è grazie a loro, e grazie a lui che per tre settimane la corsa rosa ha avuto un senso.
TEAM PICNIC POSTNL. 7. Vincono una tappa con Van Uden, ottengono in totale dodici piazzamenti, fanno una corsa di testa con il giovane Max Poole e provano a centrare la top ten che non riesce per un niente: il ragazzino finisce 11°.
TEAM POLTI VISITMALTA. 6. La delusione è Davide Piganzoli (4), che non dà segnali di miglioramento, ma solo di stagnazione. Tredicesimo un anno fa, quattordicesimo quest’anno. Non dà mai l’impressione di poter restare con i migliori, perché è costantemente ad inseguire. Bene il team, che dà un senso al tutto: cinque piazzamenti e un 2° posto di tappa con Mirco Maestri di assoluto livello. Secondi nella classifica delle fughe con Alessandro Tonelli, che è anche terzo nella classifica dei Traguardi volanti.
INEOS GRENADIERS. 6,5. La squadra si muove anche bene, fa tutto quello che deve fare per supportare Egan Bernal, ma alla fine il colombiano non va oltre un 7° posto nella generale. Vittoria di tappa con Tarling, dodici piazzamenti nei dieci, squadra reattiva che meritava forse qualcosa di più.
RED BULL - BORA HANSGROHE. 7. Perdono Primoz Roglic, che non dà mai l’idea di essere in palla. Pedala con il braccino del farmacista, poi va in infermeria per diverse cadute (quattro). Quando si ferma, la squadra si libera e fa vedere quello che avrebbe potuto far vedere. Vince una tappa con Nico Denz, e si gode un Giulio Pellizzari, che senza esagerare, costituisce se non una speranza, una gran bella suggestione.
UAE TEAM EMIRATES – EXG. 8. Hanno perso il Giro, vero, ma l’hanno perso con un ragazzino che nessuno pensava potesse vincerlo alla vigilia e che certamente tornerà per vincerlo. Venti piazzamenti nei dieci, due vittorie di tappa con Ayuso e Del Toro, dodici giorni in maglia rosa con il pupo messicano, che tiene in piedi la baracca rosa. Non bene Ayuso, che forse deve cominciare a pensare che le corse certo si vincono con la mentalità del campione, ma bisogna anche esserlo. Delude tantissimo Adam Yates, l’altra faccia della medaglia dei gemelli: uno in rosa, l’altro in rosso. La Uae ha corso per tre settimane con un uomo in meno.
SOUDAL – QUICK STEP. 6. Pronti via perdono subito Mikel Landa, che in questo Giro qualcosa si sarebbe potuto inventare. La squadra di Davide Bramati non si perde d’animo e prova a inventarsi ogni giorno qualcosa. Nove piazzamenti nei dieci, un James Knox che finisce nei trenta e un Gianmarco Garofoli che fa ben sperare.
ISRAEL PREMIER- TECH. 7. Corsa di regolarità, senza acuti, ma tanti sussurri. Si parla di Derek Gee che non molla mai e finisce 4°. Sette i piazzamenti, per una squadra senza la scritta Israel sulla maglia, ma la loro corsa non è anonima.
BAHRAIN VICTORIOUS. 7,5. Quindici piazzamenti nei dieci, un 5° posto finale con Damiano Caruso, che come al solito parte per fare da tutor e poi si inventa tuttofare. Medica la situazione, tampona il Tiberi disarcionato e ferito. Il futuro resta tale, il passato è presente.
COFIDIS. 5. Quattro piazzamenti, qualche sortita in avanti, ma troppo poco per un team così.
DECATHLON AG2R LA MONDIALE. 7. Vincono a Champoluc con Prodhomme. Solo questo basterebbe per dare senso al loro Giro. Come contorno ci mettono altri sei piazzamenti e un 15° posto nella classifica finale sempre con Nicolas.
VF GROUP BARDIANI CSF FAIZANÈ. 8. Corrono bene, senza dare mai l’idea di fare fughe pubblicitarie, ma per inseguire il colpo grosso. Nove piazzamenti nei dieci, molto attivi e presenti con Fiorelli e Zanoncello, Marcellusi e Martinelli, Tarozzi e Magli. Si portano a casa con Manuele Tarozzi la classifica delle fughe. Sua anche quella Red Bull Km.
TEAM JAYCO ALULA. 7. Se solo Filippo Zana avesse avuto una condizione migliore, chissà cosa avrebbe potuto raccogliere il team diretto da Valerio Piva. La squadra A è chiaramente per il Tour. Qui, però, non vengono a fare turismo, ma una buona campagna che frutta sette piazzamenti e due vittorie di tappa: una con Plapp e l’altra con Harper.
TUDOR PRO CYCLING TEAM. 7,5. Erano consapevoli dell’invito e come ospiti si comportano con grandissimo rispetto. Otto piazzamenti nei dieci, e uno Storer che alla fine acciuffa un buonissimo 10° posto finale. Insomma, non hanno fatto la figura degli imbucati, ma di quelli che avevano tutti i requisiti per potersi sedere al tavolo dei grandi.
ALPECIN-DECEUNICK. 6. Vincono una tappa con Groves, che si piazza secondo anche a Roma: il minimo sindacale per un team che raccoglie sei piazzamenti.
GROUPAMA-FDJ. 3. Tre piazzamenti.
ARKEA B&B HOTELS. 2. C’è poco da dire: 6a tappa: 8° Mozzato; 20a tappa: 2° Verre. Discorso a parte merita il 23enne lucano, che ottiene un bellissimo secondo posto a Champoluc: a lui va chiaramente dato un più che meritato 7.