
«Sono i corridori che fanno la corsa». Quanto sia vera questa frase lo sappiamo tutti. La sentiamo spesso pronunciata quando viene presentato il percorso di un grande giro o di una classica, spesso è un po' la conclusione tipica adotatta da chi vuol smorzare la polemica del malcontento.
«Sono i corridori che fanno la corsa». È una locuzione che vale sempre, anche per la tappa di ieri, anche per quel passaggio nel quale si è verificata la caduta. Tutti sapevano a cosa andavano incontro e hanno deciso... di fare la corsa. Nelle immagini di un telefonino amatoriale si vede chiaramente un corridore che sulla parte sinistra della carreggiata sale sul marciapede a causa della elevata velocitòà e della strettoia, ha un uno sbandamento verso il centro della carreggiata, non cade, ma costringe per istinto un corridore della Bahrain - che si vede un'ombra minacciosa arrivare da sinistra - a pinzare i freni e la caduta è fatta.
«Sono i corridori che fanno la corsa». Stavolta non lo diciamo noi, ma la voce è quella autorevole di Wout Van Aert. Ecco le sue parole a Sporza: «Era un circuito con molte curve, ma devo dire che sono stati i corridori stessi a causare tutto quello che è successo. Le squadre degli uomini di classifica sono troppo nervose, si creano stress da soli ed è per questo che si finisce a terra, dobbiamo avere il coraggio di dirlo. A volte basterebbe usare il buon senso. Il percorso era insidioso? Sono d'accordo solo in parte, quello di Lecce lo era molto di più, per esempio».
E ancora: «Forse ci sarebbero state opzioni con maggiore sicurezza, ma soprattutto avremmo dovuto pensare noi stessi a metterci al sicuro. E non lo abbiamo fatto».