
Se n’è andato in silenzio, con la stessa discrezione con cui ha spesso affrontato la vita. Adriano Mei non ce l’ha fatta: la malattia, subdola e impietosa, ce l’ha portato via. E con lui - che era nato a Carbonia il 13 maggio 1955 e che proprio oggi avrebbe tagliato il traguardo dei 70 anni - se ne va un pezzo autentico del ciclismo degli anni ’70, quello fatto di fatica vera, di strade dure, di uomini forgiati nel sudore e nella passione.
Adriano era un corridore vero. Uno di quelli che non cercavano clamore, ma che sapevano vincere con classe e lottare con onore. Aveva qualità tecniche notevoli, un temperamento da combattente, e un’intelligenza tattica rara. Non si tirava mai indietro, nemmeno nelle giornate più difficili. Era ammirato, rispettato e amato dai compagni e dagli avversari.
La vita, però, è spesso matrigna. Ci toglie tutto, senza risparmiare nessuno. Ma non può portarci via il ricordo di ciò che Adriano è stato: un atleta esemplare, un uomo perbene, una figura limpida in un mondo che cambia troppo in fretta.
A chi lo ha conosciuto, frequentato, stimato… resta il compito – e l’onore – di non dimenticarlo. Di raccontare chi era, cosa ha fatto, quanto ha dato. E di stringersi attorno alla sua famiglia, in questo momento di dolore profondo.
Ciao Adriano, il tuo esempio resta. Con gratitudine e affetto, oggi ti diciamo addio… pedalando anche per te. Ciao Adriano che la terra ti sia lieve. RIP