
Prendere il mappamondo, rotearlo in prossimità della linea tra Equatore e Tropico del Cancro, posizionarlo sull’Africa Occidentale. Istruzioni per l’uso in un martedì post-Liegi (non sembri eresia l’accostamento tra la “Decana” ed il Tour du Benin), alla scoperta del dinamismo ciclistico del Continente che di qui a 150 giorni vivrà la sua storica prima volta a braccetto con il Campionato del Mondo. L’attesa dell’appuntamento iridato di Kigali, Rwanda, si presta ad essere scandita da competizioni come quelle che si svolgono in concomitanza in due nazioni ignote sulla mappa internazionale del ciclismo che conta.
IN SIERRA LEONE IL TRIPUDIO E’PER IL SECONDO POSTO
Sì, perché il dinamismo organizzativo che si registra oggi tra Benin e Sierra Leone (con il Tour du Lunsar), fatte le debite proporzioni con certa artigianalità, ripropone una traiettoria di grande crescita delle due ruote anticipata dal “benchmark”(come dicono quelli bravi), l’evento clou e di riferimento, vale a dire il Tour du Rwanda, unica competizione a tappe 2.1 in programma ogni febbraio. Prima di capire meglio cosa capita in terra beninoise, ci si sposta ancor più ad ovest, imbattendosi nel volto felice di Alhaii Sheriff Sankoh, secondo della prima tappa del Tour de Lunsar, portato in spalla dalla folla come se fosse il vincitore (video). Scene d’esultanza che si commentano da sole, patrimonio prezioso di adesione incondizionata, vorticosa diremmo, al messaggio coinvolgente delle due ruote. A scanso di equivoci, il buon Sankoh difficilmente potrà portarsi sulla linea di partenza con chi tra gli africani ha più possibilità di emergere su scala mondiale, eritrei in primis. Eppure, spostandoci in Benin e salendo di livello (gara inserita nell’Africa Tour Uci), le aspettative attorno ad un evento che giunge alla sua ventesima edizione sono molteplici e moltiplicate – dall’approssimarsi della rassegna iridata - anche grazie all’attenzione mediatica garantita da Canal +, che seguirà in modo approfondito tutte le sei tappe articolate in complessivi 624 chilometri tra Nikki e Cotonou.
L’EX PROFESSIONISTA NIYONSHUTI E LA “NOUVELLE VAGUE”
Mentre si intensificherà la caccia ai punti per il mondiale di settembre (deadline il 19 agosto), molto è cambiato da quando lo staff di Team Africa Rising si è trasferito dal Rwanda, una volta completato un percorso di sviluppo del ciclismo nel Paese delle Mille Colline. Adrien Niyonshuti, emblematica figura (primo rwandese ad aver partecipato due volte alle Olimpiadi), sperimenta sul terreno di corsa il suo nuovo ruolo di selezionatore del Benin, dopo aver recentemente frequentato uno stage al centro di formazione della federazione internazionale presso la sede di Aigle. “In Svizzera ho ottenuto quanto desideravo, la qualifica di coach di secondo livello. In vista di Kigali 2025, voglio mettere a frutto il bagaglio di conoscenza maturato nel corso e l’esperienza maturata durante i miei anni da professionista. Lavorando per il futuro, abbiamo a disposizione diversi corridori che possono diventare professionisti, da far crescere gradualmente attraverso il World Cycling Center in Sudafrica e quindi ad Aigle. Un ponte verso le strade europee e mondiali che conosco direttamente per averlo frequentato nell’ormai lontano” – racconta Adrien, ormai radicato a Lucca, dove approdò nel 2009, restando nei ranghi della compagine di Douglas Ryder anche nel biennio in cui la Dimension Data fece parte del World Tour. In Benin (primo acuto di un ex compagno di squadra di Niyonshuti, il sudafricano Reinardt Janse van Rensburg) nella startlist sono rappresentati Marocco(nazione detentrice uscente), Sudafrica, Burkina Faso, Nigeria, Camerun, Costa d’Avorio e poi Mali, Ghana, sodalizi continental come 7 Eleven dalle Filippine o l’olandese Universe Cycling Team.
QUANDO LE AMAZZONI ARRIVANO AL WORLD CYCLING CENTER
Tra i padroni di casa scalpita in prospettiva l’appena 17enne Exodus Saizonu, campione nazionale junior su strada ed a cronometro, già al via dei Mondiali di Zurigo. Non era solo il ragazzino, perché al femminile il Benin ha schierato “addirittura” tra le Elite Harmoine Ahioussu e Georgette Vignonfondo tra le juniores. Il duo delle Amazzoni ha posato nei giorni scorsi con giustificato orgoglio indossando la divisa del World Cycling Center Uci, che le accompagnerà nel loro avvicinamento ai mondiali anche garantendo la disputa di una serie di competizioni in Francia.
Quando parla di Harmoine e Georgette, la responsabile di team Africa Rising Kimberley Coats, statunitense, ha il volto illuminato. “Ci conforta l’entusiasmo con cui Adrien Niyonshuti vede il futuro del ciclismo anche come grande opportunità di crescita umana. Stiamo sviluppando soprattutto la categoria junior e sappiamo quanto sia difficile superare barriere culturali circa il ciclismo donne, anche cercando in ogni modo di garantire pari opportunità a ragazzi e ragazze. Quest’azione di empowerement attraverso la bicicletta è un grande orizzonte in tutto il Continente”. A proposito, terminato il Tour du Benin sul lungomare oceanico di Cotonou andrà in scena anche una gara femminile. E non è mica un caso.
LA CORSA
La tappa inagurale è stata vinta dall’ex prof sudafricano Reinardt Janse Van Rensburg davanti al marocchino Kamal Mahroug e all’olandese Tom Wijfje. Oggi si disputa la seconda tappa, la Parakou-Savé di 156,4 km.
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