12 FACCE DA RUBÉ. PERCHÉ VINCO, PERCHÉ PERDO...

PROFESSIONISTI | 13/04/2019 | 07:58
di Angelo Costa

Dicono che senza pioggia non sia vera Parigi-Roubaix, ma è meglio non illudersi: anche col sole, il viaggio nella campagna del Nord francese, appena sotto il confine col Belgio, resta un inferno. A render dura la giornata non è la lunghezza del percorso (257 chilometri), ma quella parte che l’ha resa inconfondibile: i 54 chilometri e mezzo di pietre grandi e irregolari che, per quanto diluiti in 29 settori, ne fanno una corsa spietata e, in certi casi, al limite dell’eroismo. Classica unica per quel profumo di ciclismo antico che ancora l’accompagna, la Rubè lo è anche perché si corre su strade esclusive: i tratti di carraia che spaccano le ossa a chi vi transita in bici sono aperti soltanto per l’occasione e sono considerati monumento nazionale. Per i francesi resta la Regina: fin qui lo è stata più di tutti con i belgi, che l’hanno vinta 56 volte in 116 edizioni, mentre l’Italia l’ha conquistata in tredici occasioni, l’ultima vent’anni fa con Tafi che avrebbe desiderato correrla anche stavolta a quasi 53 anni. Per quanto onorata dalle più grandi firme del ciclismo, resta una classica ricca di fascino, piena di fatica, persino epica quando il maltempo la trasforma in un’odissea: ecco dodici facce che nella domenica prima di Pasqua potrebbero alzare al cielo la pietra assegnata come trofeo.


John Degenkolb. Vince perché sembra esser nato apposta per il pavé francese, perché ha già fatto centro, perché è rinato un anno fa al Tour proprio nella tappa sulle pietre di Roubaix. Non vince perché quelli come lui, veloci oltre che solidi, i rivali fanno di tutto pur di toglierseli di dosso.


Filippo Ganna. Vince perché non c’è classica più adatta a lui, perché da under 23 su queste pietre ha già fatto centro, perché prima o poi un bel segnale lo manderà anche dalla strada. Non vince perché a 22 anni il confine fra l’aspettativa e la delusione è molto stretto.

Philippe Gilbert. Vince perché non può soltanto lavorare per la squadra, perché al Fiandre si è dovuto arrendere a un malanno, perché è l’ultima occasione che ha per completare la personale collezione di classiche. Non vince perché conosce questa corsa meno di altre e in questo caso conta.

Alexander Kristoff. Vince perché è quello che nelle classiche è andato meglio di tutti, perché è un bersaglio a cui punta da sempre, perché con questa classica è in credito. Non vince perché al momento buono trova sempre qualcuno o qualcosa che lo frenano.

Gianni Moscon. Vince perché è in forte ripresa, perché il pavé lo può mangiare a colazione, perché è di quelli che sanno come si esce in fretta da un tunnel. Non vince perché le stagioni che cominciano storte non si mettono dritte da un giorno all’altro.

Nils Politt. Vince perché sembra costruito apposta per questa classica, perché a 24 anni è già lì che scalpita in mezzo ai pezzi grossi, perché corre senza aver paura di nulla e di nessuno. Non vince perché non sempre mettere il naso in prima classe ti consente di viaggiarci con regolarità.

Peter Sagan. Vince perché l’ha fatto un anno fa, perché non può finire la sua primavera a secco, perché le salite che l’hanno ingolfato al Fiandre qui non le trova. Non vince perché finora il vero Peter Pan ha lasciato il posto ad uno che gli assomiglia e basta.

Zdenek Stybar. Vince perché ha già sfiorato il trionfo due volte, perché è finito cinque volte nei dieci nelle sei edizioni che ha corso, perché il Fiandre è stato solo una giornata no. Non vince perché dopo tante settimane in prima linea gli si sta accendendo la spia della riserva.

Matteo Trentin. Vince perché adora questo genere di prove, perché tanto impegno merita un bel premio, perché ha un conto aperto con la sorte che qui lo fermò un anno fa. Non vince perché in una corsa di imprevisti non è il primo dei protetti dalla Dea bendata.

Wout Van Aert. Vince perché si sta confermando un predestinato, perché non c’è corsa dura dove non sia protagonista, perché è una garanzia sulla strada come nel cross. Non vince perché il passo fra la sorpresa e la conferma è il più lungo da fare per ogni sportivo.

Greg Van Avermaet. Vince perché sente questa corsa come sua, perché sa come si fa a vincerla, perché a forza di ronzare intorno alle classiche prima o poi anche quest’anno una la centra. Non vince perché, quando il gioco si fa duro, sembra non avere più la forza per giocar da solo.

Sep Vanmarcke. Vince perché correre il Fiandre da gregario gli ha restituito fiducia e salute, perché questa corsa lo ispira, perché si sente pronto per un grande risultato. Non vince perché un conto è tornare protagonista, un altro fare il passo in più per diventare primattore.

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
C'è stato anche uno spicchio d'Italia sul palco delle premiazioni del Velo d'Or, il premio assegnato da Velo Magazine. A salire sul palco è stato Matteo Trentin al quale è stato attribuito il Premio Gino Mäder, giunto alla sua seconda...


Tutto sul filo di pochi punti, due per la precisione. Fabio Van den Bossche e Lindsay De Vylder hanno conquistato il comando della classifica al termine della quinta giornata della Sei Giorni di Rotterdam scavalcando di due lunghezze la coppia...


Nelle ultime settimane sono stati due i grandi temi di discussione: la proposta di Pogacar di un cambio nel calendario tra Giro e Vuelta, con la corsa rosa spostata ad agosto, e la questione del ciclismo a pagamento con un...


“Sono Bruna Coppi, moglie e vedova di quell’uomo che il mondo intero conosceva come il Campionissimo. Per me era Fausto, l’unico uomo della mia vita, il padre di Marina”. Cominciava così il diario di Bruna Ciampolini, che fin dall’inizio, nelle...


Riuscita, anzi riuscitissima, presentazione per il libro che rievoca diversi episodi legati alla lunga, lunghissima, proteiforme, eccellente attività nel ciclismo di Nino Ceroni di anni 98, portati con peculiare orgoglio abbinato a vigoria discreta ed esercitata in diversi ambiti d’interesse....


E’ attiva anche oggi e domani la campagna di sostegno alla ricerca scientifica e l’assistenza ai pazienti affetti da leucemia, promossa da Ail, l’Associazione italiana lotta alla leucemia, presente a Verona e in provincia. Sono in vendita le “stelle...


Aria di grande ciclismo alla cena-evento di fine anno del Bici Club Spoleto “Castellani Impianti”. Venerdì 5 dicembre l’Albergo Ristorante la Macchia ha fatto da palcoscenico all’appuntamento conviviale con cui la compagine amatoriale spoletina, alla presenza di tesserati, sponsor e...


Ha preso il via giovedì 27 novembre, direttamente da “Casa Il Sogno” di Camisano Vicentino (VI), la 14ª edizione dell’asta benefica “Regala un Sogno”, appuntamento ormai irrinunciabile per gli appassionati di ciclismo. Sul sito www.regalaunsogno.org sono disponibili oggetti esclusivi...


Dopo due anni con il team Polti Visit Malta Davide De Cassan riparte dal team General Store Essegibi F.lli Curia e continua così la sua avventura nel mondo del ciclismo con una squadra proprio del suo territorio. Il ventitreenne veronese,...


Il Team Solution Tech – Vini Fantini annuncia con entusiasmo il rinnovo di Yukiya Arashiro per la stagione 2026. Il proseguimento del rapporto con il corridore giapponese si inserisce in una fase di forte crescita per il team, resa possibile grazie...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024