LUCA RAGGIO, UNA MAGLIA PER LE VITTIME DEL PONTE MORANDI

INIZIATIVE | 01/10/2018 | 07:40
di Massimo Lagomarsino

Appena rientrato dal Tour della Cina e prima di partire per il Giro dell'Emilia, in programma sabato 6 settembre, Luca Raggio (Wilier Triestina – Selle Italia) ha accolto volentieri l'invito dell' U.C. Pontedecimo che da sempre organizza il Giro dell'Appennino.


Genova e soprattutto la Val Polcevera, il 14 agosto scorso, sono state colpite da una tragedia immane che non ha lasciato indifferente il mondo dello sport.


La storia del Giro dell'Appennino è profondamente legata alla vallata e in modo particolare al ponte Morandi. La corsa è sempre passata, tranne rare occasioni, da quelle parti, sotto quegli stralli che sembrano siano stati la causa del disastro dove hanno perso la vita 43 persone.

Raggio quest'anno ha corso in Italia una sola volta, al Giro dell'Appennino, la seconda sarà sabato a Bologna. Era il 22 aprile, tempo di guardare il ponte ne aveva avuto poco, in quanto impegnato nell'inseguimento dei tre fuggitivi, Giulio Ciccone, Amaro Antunes e Fausto Masnada, giunti poi al traguardo per disputarsi la volata finale.

Ci teneva a fare bene. E' di Coreglia Ligure, una paesino dell'entroterra genovese. Ad aspettarlo all'arrivo c'erano i genitori, tanti tifosi e persino il sindaco Elio Cuneo. Ha fatto bene è arrivato nel gruppetto dei primi alle spalle dei fuggitivi.

Ora è tornato in Val Polcevera per consegnare la maglia della Wilier Triestina Selle Italia a Fabio Barbieri segretario dell'U.S. Pontedecimo.

Una dedica “Alle vittime del ponte Morandi”, sarà la società  d'intesa con il Municipio V della Valpolcevera, a decidere cosa farne: metterla all'asta a favore dei parenti delle vittime, donarla a uno sfollato, oppure tenerla a futura memoria per esporla nel Museo del Giro dell'Appennino che l'U.S. Pontedecimo intende allestire.

Un gesto semplice, ma importante, fatto da un ragazzo, un atleta, che arriva da un piccolo paese, meno di trecento abitanti, alla sua prima stagione tra i professionisti.

Il mondo del ciclismo è anche questo, fatto di piccole, ma significative cose, una maglia, due persone di generazioni diverse che si incontrano, con la stessa passione, un cuore grande e dietro, alle loro spalle, un ponte che purtroppo non c'è più.















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