
Quarta strepitosa vittoria per Elia Viviani sulle strade del Giro d’Italia 2018, che eguaglia il numero di successi di un anno fa del compagno Fernando Gaviria. «Bennett oggi poteva pareggiare i conti, la tappa era più adatta a lui che a me, ci hanno provato a mettere in difficoltà, io mi sono staccato nella salita di terza categoria, ma l'abbiamo spuntata anche oggi. Noi abbiamo giocato un po' ma dovevamo farlo, anche la tattica serve. Oggi era lui che doveva guadagnare 40 punti, a noi poteva andar bene che arrivasse la fuga. Non abbiamo lavorato tanto, ma siamo rimasti sempre compatti. Negli ultimi chilometri, vista la pioggia, abbiamo cambiato impostazione dello sprint. Se la strada fosse stata asciutta sarei rimasto sulla ruota di Bennett, invece abbiamo preferito prendere la testa del gruppo con il nostro treno. I miei compagni ha svolto un lavoro super, Saba (Sabatini, ndr) è tornato over the top» commenta il veronese che con questo poker si è assicurato la maglia ciclamino sulle spalle.
E ancora:«Mi sto godendo questo Giro al 110%. Era quello che volevo dopo Rio, sentire i tifosi vicini sulle strade del mio paese, il pubblico è fantastico, tutti i giorni. Oggi sono davvero felice di aver vinto davanti a Elena e a tutta la mia famiglia». Al termine della tappa, ha approfondito il discorso in conferenza stampa, ecco le sue risposte. A fondo pagina il file audio a ascoltare.
Era da tanto tempo che un italiano non vinceva così tante tappe in un unico Giro
«È la conferma del livello al quale sono arrivato. Ho avuto un inizio stagione ottimo e competitivo dagli Emirati fino al Belgio. Dopo Imola, qualcuno pensava che ero da troppo a tutta e che ci stava qualche calo. Ma io volevo dimostrare che la vittoria di Genova non fosse un caso. Abbiamo una squadra super attrezzata e sento la fiducia al 100 per cento sui miei risultati. Penso di star ripagando tutta questa fiducia e ho dato conferma di aver raggiunto livello altissimo».
Come è andata la tappa?
«Ero nervoso alla partenza perché sapevo che Bennett sarebbe stato molto competitivo e pericoloso per la maglia ciclamino con questa tappa corta e con una salita di terza categoria all'inizio. Ci siamo staccati tutti insieme sulla salita e siamo rientrati in discesa, la Bora tirava a tutta ma siamo riusciti a rientrare prima del piano. Siamo stati li a mettere pressione, poi la pioggia ha cambiato i piani in volata. Io volevo stare sulla sua ruota, ma con la strada bagnata posso trarre vantaggi dal mio treno fortissimo e ho seguito loro. Sabatini oggi è tornato nei migliore dei modi e ha fatto la differenza, dopo la sfortuna del problema della bici a Nervesa e la foratura ad Eilat. Oggi ha dimostrato che sa fare benissimo il suo lavoro».
Cosa rappresenta questo Giro per te
«È la conferma del livello raggiunto. Il momento di svolta della mia carriera in strada è stato il passaggio alla Quick-Step con un gruppo tutto per me e sfrutto tutti questi vantaggi sia in volata sia quando la gara diventa difficile. Questo è stato il primo passo, l'anno scorso ho vinto due classiche come a Plouay e ad Amburgo ma non sono stato soddisfatto del secondo posto alla Gand, che vorrei vincere. Ora voglio arrivare a Roma in Ciclamino mentre la Sanremo, dove ero arrivato seduto e senza energie in volata, rimane la corsa dei sogni. Non so se faccio la Vuelta. Potrei provare a riconfermarmi nelle due classiche. Ma ora voglio divertirmi fino a domenica».
Cosa ne pensi dei controlli sui motorini?
«Dal mio punto di vista nessuno nei pro le usa, sono solo tutti rumors ma non hanno trovato conferme né sono arrivate squalifiche. Se UCI controlla va bene perché non vogliamo i motorini, è una dei punti più importanti del nuovo presidente ed è giusto. Per noi più controlli ci sono e meglio è, come per l’antidoping. La gente deve sapere di questi controlli, perché nessun altro sportivo è controllato come noi. Siamo stati sottoposti a esami tantissime volte tra sangue e urine e questo dimostra quanto siamo puliti. Hanno anche controllato la mia bici, sì, e ha senso perché sono leader della maglia ciclamino, mi sta bene».
Cosa ne pensi della situazione drammatica della pista di Montichiari?
«Dispiace tantissimo, spero che qualcuno intervenga perché sembra la classica falla italiana. Sono stati spesi 15-20 milioni di euro per sistemare lo stabilimento e per una copertura mal fatta entra l’acqua e rovina tutto. Qualcuno deve intervenire, il comune forse non se lo può permettere di intervenire e anche la Federazione non è in condizioni floride, ma è l’unico velodromo che ci serve e in estate dobbiamo lavorare col quartetto maschile e femminile. Sarebbe brutto perdere tutto dopo che la pista italiana è tornata una tra le migliori al mondo».
Da Iseo, Diego Barbera