STORIA | 10/04/2018 | 09:11 Una lettera aperta, parole scritte tra lacrime ed emozioni: così Wout Van Aert ha voluto salutare Michael Goolaerts.
Oggi non troverete su questo sito il racconto della mia corsa. Perché non ha importanza. Certo, ho lavorato per settimane preparando la Roubaix, la mia classica preferita. Volevo chiudere alla grande la mia primavera sulla strada. Con una grande performance, prima di concedermi una meritata vacanza con Sarah, la mia fidanzata.
Sfortunatamente, la situazione è completamente diversa da come la immaginavo: tutti i risultati della primavera svaniscono di fronte alla scomparsa del nostro compagno Michael Goolaerts. E la nostra campagna di primavera si conclude con un retrogusto molto amaro.
Quello che è accaduto è e resta irreale. Conosco Michael da quando abbiamo iniziato a pedalare, da quando eravamo aspirant. Siamo entrambi del 1994, veniamo dalla stessa regione, ci siamo sfidati come avversari mille volte, prima di diventare lo scorso anno compagni di squadra. Ricordo Michael come un uomo sorridente. Mai triste e sempre super motivato. Un ragazzo pieno di talento, anche se aveva bisogno di un po’ di tempo in più rispetto a me per emergere. E quest’anno aveva fatto un grande passo in avanti. Il fatto che si sia fatto notare più di me in questa primavera lo dimostra chiaramente.
La Paris-Roubaix era la corsa dei sogni per Michael. Mercoledì scorso siamo andati insieme a tutta la squadra alla scoperta dell’Inferno. E ci siamo parlati anche in corsa, una volta partita la fuga del giorno. Voleva aiutarmi il più a lungo possibile. Purtroppo, non è andata così.
No, in corsa non ho mai saputo quanto era successo. Il nostro team manager ha deciso di non informarmi e credo sia stata la scelta giusta. In quei frangenti, tutti erano all’oscuro delle condizioni di Michael. E la speranza di una possibile evoluzione positiva è stata viva a lungo. Ho saputo dell'accaduto dopo la corsa. E le ore seguenti le ho trascorse con i miei compagni. Prima sul bus della squadra, poi nel nostro albergo, a Nazareth. Abbiamo cercato di sostenerci l’un l’altro, nella speranza di ricevere un segnale positivo. Che purtroppo non è arrivato. A tarda sera, Michael ha perso la sua battaglia. Una battaglia che non poteva vincere. «L'Enfer du Nord mène au paradis», l’inferno del Nord porta al paradiso è lo slogan della Paris-Roubaix. Ma oggi non so cosa pensare di queste parole.
Ho perso non solo un grande compagno di squadra, ma anche un buon amico. Sarah ed io abbiamo deciso nel frattempo di annullare il nostro viaggio - avremmo dovuto partire mercoledì per tre settimane sulla costa ovest degli Stati Uniti -, non ci andava più di partire e non voglio mancare in alcun modo al funerale di Michael.
Infine, a nome di Sarah e mio, voglio augurare coraggio a tutti coloro che amano Michael. Posso fare un appello? Per favore, conservate il ricordo di Michael vivo! Ricordatevi di lui come farò io: un ragazzo spigliato con un eterno sorriso. Resterà sempre una fonte di ispirazione. Riposa in pace lassù, amico mio!
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