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PROFESSIONISTI | 12/05/2017 | 07:16
Ieri la lunga fuga – 202 km - è andata via quasi subito ed è pure arrivata, come si dice in gergo ciclistico. Vittoria per lo svizzero Silvan Dillier, possente passista, sia su strada, sia in pista, che ha bene interpretato le caratteristiche dell’arrivo e ha prevalso di potenza su Stuyven accreditato nei pronostici dello spunto più veloce e, al terzo posto, il vincitore della prima tappa, l’austriaco Postlberger a 12” che valorizza e, in un certo modo, certifica con questo piazzamento il valore del successo di Olbia. Bravo Simone Andreetta, veneto della Bardiani-Csf che ha mollato solo nel finale.
Gli uomini di classifica sono giunti tutti insieme e nulla è mutato nel quadro delle maglie che distinguono i “leader”.

La settima tappa – km. 224 - va dalla Calabria alla Puglia, partenza da Castrovillari, arrivo ad Alberobello (Valle d’Itria), toccando la Basilicata. E’ un tracciato che presenta solo nel finale andamenti altimetrici discontinui, variati ma senza picchi rilevanti. Una tappa che dovrebbe rientrare nella riserva di caccia delle ruote veloci del gruppo (per scoprire le quote di Unibet CLICCA QUI) salvo le sempre possibili sorprese. Una variabile indipendente che potrebbe influenzare lo svolgimento della corsa è rappresentata dallo spirare del vento, dapprima lungo la costa ionica e poi fra i rilievi pugliesi della Valle d’Itria.

Ritrovo e partenza sono fissati a Castrovillari, bella cittadina in provincia di Cosenza, ai piedi del massiccio del monte Pollino, che è già stata sede di due arrivi di tappa della corsa rosa: nel 1975 vittoria per lo straordinario belga Roger De Vlaeminck in uno sprint di livello con Rik Van Linden e Marino Basso ai posti d’onore e poi, nel 1997, è il russo Dimitri Konyshev che si impose su Piccoli e Roberto Petito.

Avvio in discesa, verso la costa del mar Ionio, per Frascineto, Francavilla Marittima e raggiungere il mare a Villapiana Lido dove, era il 1980, partì una tappa con arrivo a Lecce che fu vinta dal francese Yvon Bertin davanti a Francesco Moser e Giovanni Mantovani.

L’itinerario segue da qui, sempre, la costiera, sempre in pianura, passando per i territori – con vari motivi d’interesse - di Trebisacce, Marina di Amendolara, Roseto Capo Spulico, Montegiordano Marina e Rocca Imperiale con costanti panoramiche visioni del mare a destra e dei rilievi che lo fiancheggiano a sinistra. Si passa quindi in Basilicata, provincia di Matera, per Nova Siri, il noto centro di Policoro, nel metapontino, con fertile agricoltura, frutticoltura, attività turistiche balneari e reperti delle antiche città di Eraclea e Siris. La cittadina è il luogo di nascita dello scalatore, il dott. Domenico Pozzovivo, simbolo del ciclismo della regione. Segue Scanzano Jonico prima di giungere in Puglia, provincia di Taranto, per Massafra nel cui ambito sono presenti i fenomeni naturali delle “gravine”, ossia spaccature del materiale roccioso di tipo carsico. Qui è posto il primo traguardo volante.

Il tracciato punta ora verso l’interno e propone il GPM di Bosco delle Pianelle, a quota m. 457, 4^ cat., ed entrare così nella zona della Valle d’Itria trovando il centro di riferimento di Martina Franca, con i suoi edifici barocchi, le sue manifestazioni, i vari motivi d’interesse architettonico e culturale, nella parte meridionale delle colline della Murgia. Qui è fissato il secondo traguardo volante. “Memento” di tipo ciclistico ricordando che la cittadina è stata la località base e simbolo del Giro della Puglia organizzato dal Velo Club Forze Sportive Romane di Franco Mealli, disputato dal 1972 al 1998 con un pregevole albo d’oro. Il record di vittorie – tre – è di Giuseppe Saronni.

Altra provincia, quella di Brindisi, con i caratteristici centri di Ceglie Messapica, Cisternino per terminare con un’escursione in quella del capoluogo regionale, Bari, dove termina la tappa, per Locorotondo con peculiare e piacevole struttura urbana e valida produzione vitivinicola e, infine, raggiungere il traguardo di Alberobello.
Il centro, caratterizzato dalle tipiche costruzioni dei trulli, realizzate con muri a secco impiegando il materiale calcareo locale e con tetto a cupola del tipo autoportante, è entrato a fare parte del patrimonio dell’umanità Unesco. Alberobello, con la sua storia, la sua ambientazione, le sue atmosfere, alimenta una sviluppata corrente turistica internazionale oggi fruibile visivamente anche a una vasta platea televisiva.

Svizzero di nascita, anno 1971, però con genitori di Alberobello è Leonardo Piepoli, professionista dal 1995 al 2008, scalatore, soprannominato “il trullo volante”.
Il finale della tappa propone gli ultimi chilometri molto articolati e impegnativi con rotatorie, dossi e simili. E il consultatissimo Garibaldi così lo descrive “si percorrono in parte strade larghe e rettilinee e in parte vie cittadine caratterizzate da svolte consecutive e parziali restringimenti. Dai 5 km. a km. 1,500 dall’arrivo si pedala prevalentemente in salita con breve discesa che termina a m. 700 dal traguardo. Il finale è caratterizzato da leggeri cambi di direzione ed è in leggera pendenza. Arrivo su rettilineo asfaltato di m. 100 largo m. 7,5”.
In sintesi estrema: “OCCHIO”.

Giuseppe Figini

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