Riccò confessa: ho preso epo prima del Tour, è solo colpa mia

| 30/07/2008 | 14:27
Riccardo Ricco' avrebbe anche potuto non presentarsi davanti al procuratore antidoping Ettore Torri, visto che la sua positivita' non era ancora stata confermata dalle controanalisi. Invece, l'ex leader della Saunier-Duval e' arrivato a Roma di buon mattino e si e' infilato nel ventre dello stadio Olimpico a mezzogiorno in punto, con mezz'ora d'anticipo rispetto all'udienza fissata dai giudici antidoping. Per un'ora buona, Ricco' ha vuotato il sacco, ha ammesso l'assunzione di sostanze proibite, ha recitato il 'mea culpa', si addossato una serie di misfatti. In ogni caso, si e' tolto un peso. Il primo round davanti a Ettore Torri, il secondo con i giornalisti. Ricco' si e' ripetuto, per un'ora buona, confessando di avere preso ''la sostanza che tutti conoscete''. Una confessione totale, la sua. Una vera e propria ammissione di colpa, altro che 'ravvedimento operoso'. ''Ho sbagliato, ho fatto una sciocchezza della quale mi sono pentito, ma ci tengo a sottolineare che ho agito per conto mio. Non sono a Roma per chiedere clemenza, mi sono presentato davanti ai giudici del Coni perche' volevo togliermi un peso, liberarmi. Ho sbagliato e per questo ho deciso di non presentare la richiesta delle controanalisi''. Ricco' ha raccontato di avere intrapreso la strada che porta al doping al termine del Giro d'Italia, dove e' stato battuto solo dallo spagnolo Alberto Contador. ''Non avevo in programma di partecipare al Tour, perche' ero stanco nella testa, ma anche fisicamente, allora ho deciso di commettere questo errore - riferisce il corridore emiliano -. Ho preso quella sostanza prima di partire per la corsa francese. Come ci sono arrivato? Su internet si fa presto a trovare tutte le indicazioni. L'ho fatto con la convinzione di non rischiare, ma nessuno mi ha consigliato o spinto a farlo''. Ricco' si sente in colpa nei confronti dei compagni di squadra, di chi puo' avere perso il lavoro per colpa sua, ma anche dei tifosi, che credevano (e tuttora credono) moltissimo in lui. Ricco' aveva nelle proprie mani la possibilita' di uscire da una situazione difficile e l'ha sfruttata al massimo, chiedendo scusa a tutti. ''Mi dispiace per i compagni, che sono stati costretti a tornarsene a casa - ammette - ma anche per chi ha perso il lavoro. E poi, ci sono i tifosi: a loro vanno le mie scuse. In questo momento, pero', non penso di risalire sulla bici''. Affiancato dagli avvocati Alessandro Sivelli e Valeria De Biase, che compongono il collegio di difesa presieduto da Odoardo Ascari (lo stesso che difese Giulio Andreotti nel processo per mafia a Palermo), Ricco' ha continuato a parlare quasi senza soluzione di continuita', ripercorrendo anche i momenti piu' tristi e controversi di questa vicenda che lo ha segnato profondamente. Come ad esempio la notte trascorsa in cella, dopo il fermo da parte della gendarmeria. ''Ero frastornato - ammette Ricco' - mi passava di tutto per la testa. Sono stati momenti terribili per me. La bicicletta? Per il momento non la voglio neppure vedere. Me ne vado in vacanza e poi riprendero' a lavorare con mio padre. Non so se e quando tornero a gareggiare. In ogni caso decidero' piu' avanti il da farsi''. Le ultime frasi, prima di tornare a casa, Ricco' le ha rivolte ai francesi. ''All'inizio - ricorda - ho subito una valanga di controlli, almeno una decina, ma non e' risultato niente; in seguito, in un paio di test, e' venuta fuori la mia positivita'. In teoria questo prodotto doveva durare un mese, ma non sempre e' stato individuato nei controlli. Insomma potevo risultare positivo a ogni controllo e invece non e' stato cosi'''. Le prossime tappe della vicenda legata alla positivita' di Ricco' prevedono il deferimento dell'atleta al Tribunale antidoping nazionale (l'ex Gui), quindi il processo e la pena che, dopo l'atteggiamento assunto quest'oggi, potrebbe essere meno pesante del previsto: non due anni, ma 12 o 18 mesi di stop forzato. In buona sostanza, alla luce della collaborazione fornita da Ricco', si potrebbe ipotizzare anche una riduzione della condanna da parte della Procura antidoping. La disponibilita' di Ricco' a raccontare fatti e circostanze, alla fine, sara' decisiva: per lui e per l'immagine di tutto il ciclismo.
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