Circa un mese fa in terra africana assistevamo ad una delle più grandi sorprese del ciclismo femminile degli ultimi anni. La canadese Magdeleine Vallieres vinceva il titolo mondiale in linea da totale outsider battendo non solo le atlete favorite, ma anche quelle di seconda e terza fascia. Erano tutti increduli, noi quanto lei che tagliando il traguardo a braccia alzate ha iniziato a chiedersi se fosse uno scherzo o se stesse effettivamente vivendo un sogno gigantesco.
Bisogna dirlo, alla maggior parte degli spettatori è un nome sconosciuto, mentre per chi mastica un po’ di ciclismo femminile sa benissimo che Magdeleine è una giovane promettente, una vittoria nel Trofeo Palma Femenina, ma nella maggior parte delle corse ha lavorato da gregaria per fare esperienza. Eppure lo scorso 27 settembre la carriera, anzi addirittura la vita dell’atleta canadese è stata stravolta completamente da una maglia di campionessa del mondo. «Se ripenso alla vittoria a Kigali, anche se è passato del tempo mi sembra ancora irreale. La notte non ho dormito, continuavo a pensare a quello che era accaduto, rivivevo gli ultimi chilometri convinta che da un momento all’altro qualcuno mi avrebbe detto che era tutto frutto della mia fantasia. Anche nei giorni successivi ho faticato a prendere sonno, sono state emozioni gigantesche, ma devo andare avanti.» ha raccontato Magdeleine a tuttobiciweb durante una delle ultime gare della stagione, nella sua voce ancora l’emozione viva di quel titolo mondiale e la voglia di ritornare nella sua normalità continuando a fare la sua cosa preferita: andare in bici.
È strano come una di quelle che fino a poche settimane prima era una delle tante atlete del plotone ora venga accolta con uno scroscio di applausi. E’ successo al Giro dell’Emilia e si è ripetuto a Varese in occasione delle Tre Valli, due corse a cui aveva già partecipato nel 2022, la sua prima stagione da prof, quest’anno ha deciso di ritornarci perché correre in Italia le è sempre piaciuto. Ora però “Mags” indossa una maglia iridata, anzi, come ci dice scherzosamente lei, la squadra le ha fatto tutto il completo, addirittura ha i guantini e il casco con le strisce arcobaleno così è sicura di prendere quello giusto e non dimenticarselo. «Quando mi hanno consegnato la maglia è stata una nuova emozione, è strano indossarla, ma anche un grande onore. Queste strisce arcobaleno mi piacciono davvero tanto» ci ha detto mentre tutti intorno i fan sgomitavano per una firma e i fotografi per uno scatto. Magdeleine sorride di fronte a tutta quella attenzione, dovrà farne l’abitudine, il titolo sarà suo per un anno e dovrà rispondere prontamente alla chiamata della “campionessa del mondo”. Ma veramente tutto nella sua vita è destinato a cambiare?
«E’ tutto così strano, da un giorno all’altro le persone hanno incominciato a riconoscermi, a farmi domande, a considerarmi come un’atleta fortissima in grado di vincere tutto. Io in realtà sono la stessa di sempre, certo ho vinto il campionato del mondo ma sono sempre io, la Mags che ama andare in bici e divertirsi. Quello che sta succedendo è tutto nuovo, le persone si aspettano tanto da me, all’improvviso sono diventata la favorita per tutte le gare a cui ho preso parte, quando in realtà non lo ero per niente. Fin da subito ho cercato di vivere tutto in modo molto naturale, le pressioni le ho trasformate in qualcosa di positivo, una spinta a migliorarmi come persona e come atleta. Io non sono mai stata una leader, ho sempre lavorato tanto per le mie compagne, credo che l’unico cambiamento che ci sarà nella mia carriera è che forse mi verranno date più opportunità soprattutto nelle corse che mi si addicono. » ci dice la canadese con il cuore in mano. Per lei non ci sono giri di parole, nemmeno tentativi di sfuggire alle nostre domande, soltanto la voglia di raccontare la sua storia e di sentirsi una ciclista come tutte le altre. Non si definisce una campionessa, ma spera di diventarlo, è la prima a rendersi conto di quel piccolo terremoto che ha creato con la sua vittoria e ha imparato a riderci su. « In Africa non ero la favorita e ho vinto. Ero io la prima a non aspettarmelo, perché avrebbero dovuto farlo gli altri? Non posso negare di aver sognato di vincere un campionato del mondo, ma è una di quelle cose che immagini un po’ per scherzare ben consapevole che realizzarle è impossibile.»
E invece quel sogno impossibile è diventato realtà, un colpo di scena da maestro che ha messo la ragazzina del Quebec al centro della scena. Magdeleine ha già capito il peso della sua maglia, sa che sarà un trampolino di lancio, ma anche una trappola, vuole prendersi i giusti tempi per crescere e vivere il suo sogno. Ama andare in bici, ama il ciclismo allo stato puro e quando aveva 9 anni ha capito che sarebbe stata sicuramente la strada da seguire. «Sono sempre andata in bici per divertimento poi quando avevo 9 anni ho fatto il mio primo viaggio in bikepacking con mio padre. E’ stata una bella sfida perché abbiamo viaggiato per oltre 1000 chilometri lungo la costa atlantica, ma in quell’occasione ho capito che il ciclismo avrebbe per sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato le prime gare quando ero alle scuole superiori, ma in Quebec non c’erano molte possibilità. Fortunatamente sono stata inserita nel programma del World Cycling Center, sono arrivata in Europa e dal 2022 ho iniziato a correre per la Ef. Tutto questo viaggio è stato possibile grazie a delle persone che hanno creduto in me» spiega Magdeleine sottolineando come senza la fiducia delle molte persone che hanno scommesso su di lei sarebbe rimasta in Canada a disputare delle corse regionali o addirittura davanti al televisore.
Dopo uno finale del genere le aspettative sulla ventiquattrenne della Ef Education Oatly si alzano in vista di un 2026 in cui porterà l’iride in tutte le gare più importanti del mondo. Ancora non c’è un calendario definito, sicuramente ci sarà spazio per lei in squadra e avrà la possibilità di mettersi alla prova, di trovare la sua occasione. A 24 anni Magdeleine ha già raggiunto l’obiettivo che vale una carriera intera diventando la prima canadese ad indossare la maglia iridata, dopo aver sentito la sua storia una domanda ci viene in automatico: “ora che sei campionessa del mondo, che hai preso il sogno di tutti che cosa sogni?” Lei ci guarda con un sorriso e ci risponde in modo diretto: «Diventare un’atleta completa e dimostrare di essermi meritata questa maglia.»
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