L'ORA DEL PASTO. BRUNO PIZZUL, IL GIGANTE DEL GIORNALISMO CHE AVEVA LA BICI NEL CUORE

LUTTO | 05/03/2025 | 10:16
di Marco Pastonesi

Girava per Milano in bicicletta. Una bicicletta da donna. Che lui, con la sua discreta mole, sovrastava. Una presenza vistosa e visibile, ma mai per tutti gli automobilisti. Quella volta fu un uomo, parcheggiata la macchina a bordo strada, ad aprire la portiera senza guardare se qualcuno sopravvenisse. L’impatto fu inevitabile. Ciclista caduto in mezzo alla strada e porta, neanche a dirlo, mezzo sfondata. L’uomo, pentito e impaurito, si precipitò verso il ciclista. Quando scoprì che si trattava di Bruno Pizzul, svenne. Risultato: la vittima che rianimava il colpevole.


Raccontava quell’episodio, Bruno Pizzul, con la consueta consumata eleganza, il raffinato umorismo britannico-friulano, l’innata proprietà linguistica. E un giorno, a Siena, per il festival Ciclomundi organizzato da Ediciclo, ridestò (oltre a Massimo Citti e me sul palco con lui) a centinaia di ciclisti urbani, ciclisti pellegrini, ciclisti viaggiatori, ciclisti casuali e perfino (i senesi) ciclisti impossibili un senso di appartenenza alla strada, all’umanità, alla vita. La leggerezza, lui un bel quintale, della vita.


La vita non è più con Bruno, morto stamattina in ospedale a Gorizia. Non ci consola che avesse 87 anni meno tre giorni, perché un Pizzul dovrebbe essere immortale, anche senza microfono, anche senza telecronaca, anche senza cicloracconto, ma solo come presenza, come resistenza, anche come simbolo. Quello di un giornalismo equilibrato, sensato e – questa parola non ha più significato oggi – giusto. Nei toni, nei volumi, soprattutto nella verità. Il resto era materia – ben venga - da bar e osterie, eventualmente da salotti e redazioni.

La bicicletta fu la genesi di una vita palla-lunga-e-pedalare. Mamma cittadina, da Udine, apprensiva, teneva molto agli studi. Papà paesano, da Cormons, imperturbabile, macellaio, avrebbe voluto che Bruno mollasse presto i libri per dedicarsi dietro il bancone a tagliate e tritate. Per battere la concorrenza, il papà dribblò la mamma: “Alla prima insufficienza – disse a Bruno – ti regalo una bicicletta”. Bruno prese 5 in matematica. La mamma lo mandò a dormire senza cena. Il papà gli fece trovare, la mattina dopo, accanto al letto, una Torpado gialla nuova. Aveva vinto. E la bicicletta sarebbe rimasta tutta la vita. Bruno non avrebbe mai preso la patente (“Il mio fiore all’occhiello”), dunque mai guidato la macchina e si sarebbe sempre mosso su bus, tram e treni, passaggi in auto con i colleghi (Mario Poltronieri, che aveva macchine in prova) e gli amici (così ingombrante per le utilitarie: spesso le ginocchia in bocca), e a Milano in bicicletta, sfidando traffico e meteo, ladri e distratti. Lo incontravo – in bicicletta - fuori dalla scuola elementare, dove lui accompagnava o prendeva i nipoti, io i figli. “La mia velocità da crociera – mi spiegava – è pari a quella dei pedoni, così finisce che mi tollerano anche sui marciapiedi”. Di una bici andava orgoglioso: “Un omaggio concessomi qualche anno fa, durante un incontro a Bologna sul traffico sostenibile, una bici personalizzata – il mio nome per timidezza l’ho cancellato – assemblata con componenti di fabbriche italiane e battezzata ‘Pensieri e pedali’”.

Il calcio, la sua passione. Fisico imponente, ruolo stopper, puntando alle caviglie dei centravanti, detta alla Nereo Rocco “vinca il migliore? Speriamo di no”, ridetta alla Nereo Rocco “colpire tutto quello che si muove a pelo d’era, se è il pallone meglio”. Catania, Ischia, un infortunio al ginocchio allora significava la fine della carriera rotonda, per lui l’inizio di quella giornalistica. Nel senso della Rai. Concorso radiotelecronisti, assunto, era il 1969. A sbizzarrire la routine, la presenza del collega Beppe Viola. Fin da subito, la prima telecronaca, Juventus-Bologna, spareggio Coppa Italia, campo neutro di Como, era il 1970: Beppe lo tentò con un pranzo, Bruno si lasciò tentare, risultato: arrivati allo stadio a partita già cominciata da un quarto d’ora.

Pizzul faceva parte di quella generazione, l’ultima romantica, del giornalismo. Soprattutto alla Rai. Aveva libero accesso alla stanza numero 341, terzo piano, sezione giornalismo, occupata da Beppe Viola con il collega Fineschi, e qui si mangiava, si beveva, si scherzava, si rideva, si inventava, si produceva di tutto e per tutti, soprattutto si fumava liberissimamente. Per breve tempo Pizzul si alternò a Carlo Sassi con Heron Vitaletti alla moviola inaugurando processi che non si sarebbero mai esauriti con un giudizio preciso e sereno. Bruno obbedì per amor patrio (era alpino, diamine), ma quel ruolo di spione non gli era familiare. In un Juventus-Cesena l’arbitro aveva assegnato un rigore alla Juve per fallo di Cera su Bettega. Pizzul mostrò i fotogrammi “e l’immagine – come scrisse Viola - fu spietatamente contraria all’arbitro. Cera non aveva nemmeno sfiorato l’avversario. Pizzul non disse nulla, limitandosi a riproporre la sequenza un paio di volte finché intervenne Paolo Frajese, allora conduttore della Domenica sportiva, che disse: ‘Ma allora. Bruno, è rigore o non è rigore? Avanti, dillo!’. Pizzul a quel punto era con le spalle al muro. ‘Per me – disse il gigante buono – non è rigore’”. Fu il finimondo. E comunque Pizzul andò da Sassi e si liquidò: “Per me basta così. Vai pure avanti tu con quell’aggeggio”.

Telecronista della Nazionale dal 1986 al 2002. Era diventato la voce della Nazionale. Ma il gigante buono se ne intendeva, e molto, di ciclismo. Leggeva, seguiva, intervistava. Era ancora l’epoca in cui ci si incontrava, ci si confrontava. Lo si vedeva alle punzonature, Sanremo e Lombardia, lo si vedeva anche lungo le strade del Giro, Milano. Gli piaceva l’ambiente, il popolo, gli addetti, dall’operatore Chiaradia all’illustratore Giovetti, e i giornalisti, da Mario Fossati a Gianni Mura, e i corridori, tutti, dai campioni ai gregari, l’aria affumicata delle Sei Giorni, l’aria alcolizzata dei trani. Non se la tirava mai. Partecipava quando poteva: e, sia chiaro, gratis. Conduceva le riunioni e le cerimonie del Premio Emilio e Aldo De Martino, ci teneva moltissimo, come se fosse l’assegnazione dei Nobel.

Moglie, Maria, “la tigre”, tre figli (Fabio, convinto ciclista urbano anche lui) e 11 nipoti, uno squadrone. Dopo la Rai, Pizzul tornò a casa, a Cormons. Con gli amici. Carte, vino e bici. Mandi, Bruno.


Copyright © TBW
COMMENTI
Un grande giornalista e telecronista
5 marzo 2025 19:17 ghorio
Bruno Pizzul è stato un grande giornalista e telecronista. Una persona davvero grande che ha dato lustro al mondo del giornalismo, che, purtroppo, spesso non onora i suoi maestri, tutto presso a propinarci i cosiddetti personaggi del mondo dello spettacolo, quando la realtà dovrebbe essere diversa. Di loro ci dicono tutto, anche le cose insignificanti, dei maestri del giornalismo , della letteratura, spesso poche righe, dimenticando gli anniversari.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Tim MERLIER. 10 e lode. Fa una volata impeccabile, perfetta, anche se sceglie il centro strada e quindi il vento in faccia. Ma ha lo spunto più rabbioso, più convincente, più cattivo ed efficace. Dà l’impressione di avere un paio...


Testa a testa sotto la pioggia sul traguardo di Casale Litta dove si è conclusa la 48a edizione della Piccola Tre Valli Varesine. Ad imporsi è stato il veronese Guido Viero, portacolori della Petrucci Assali Stefen Makro: per il ragazzo...


Una beffa che brucia parecchio. Per Mathieu van der Poel, ripreso a 800 metri dal traguardo, ma soprattutto per Jonathan Milan, battuto sull'Avenue Cavendish da Tim Merlier. La nona tappa del Tour de France 2025, la Chinon-Chateauroux di 174, 1...


Elisa Longo Borghini ce l’ha fatta, ha vinto il Giro d’Italia Women per la seconda volta. C'è tanta emozione per l’atleta ossolana che ieri, in un’azione quasi nata per caso è riuscita a ribaltare una corsa che sembrava andare tutto...


Trionfo di Cesare Chesini alla Visegrad 4 Bicycle Race-GP Slovakia (1.2). Il veronese di Gargagnago, classe 2004 della MBHBank Ballan CSB Colpack si è imposto nella corsa internazionale open anticipando Riccardo Lucca, della Karcag Cycling Team, e il ceko Michael...


Joao Almeida (UAE Team Emirates - XRG) si è ritirato durante la nona tappa Tour de France 2025. Il corridore portoghese, nella Chinon-Chateauroux di 174.1 km,  è andato in difficoltà sin dai primi chilometri a causa della caduta durante la...


Il Giro d'Austria si consegna nelle mani di Isaac Del Toro. Il messicano della UAE Team Emirates-XRG, con tre vittorie di tappa, trionfa nella classifica generale davanti all'irlandese Archie Ryan e al compagno di squadra il polacco Rafal Majka. Undicesimo...


L'effetto Swatt Club si fa sentire anche alla Pessano-Roncola classica nazionale per elite e under 23. A cogliere il successo questa volta è Mattia Gaffuri, classe 1999 comasco di Erba quinto al tricolore su strada dei professionisti vinto dal suo...


La Forlì/Imola, ultima tappa del Giro d'Italia Women 2025 disputata sulla distanza di 134 chilometri, ha incoronato due regine: Elisa Longo Borghini e Liane Lippert. La capitana della UAE Team ADQ ha vinto la sua seconda "corsa rosa" consecutiva e...


Si è svolta a Bovezzo, nel Bresciano, la nona edizione del Trofeo Comune-Trofeo Zanetti Costruzioni per la categoria esordienti organizzata dal GS Concesio di patron Alessandro Mora. Valida inoltre per l'assegnazione dei titoli provinciali bresciani, la manifestazione ha fatto registrare...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024