Erano anni in cui l'Italia era al centro del mondo ciclistico... Brian Petersen, attuale diesse del Team UCI Continetal Coloquick ed allenatore personale di Jonas Vingegaard dal 2016 al 2019, nel suo unico biennio da professionista corse con Amore e Vita nel 90-91 imparò davvero molto.
«Ho corso per Amore e Vita nel biennio più bello della mia breve carriera sportiva. Sono orgoglioso di essere stato a contatto con Ivano Fanini e con il diesse Giorgio Vannucci (indimenticabile scopritore e storico diesse di Francesco Moser, ndr) che divideva l'incarico con Giuseppe Lanzoni, due maestri di ciclismo. Vado fiero di aver contribuito sia pure in minima parte a fare la storia di questa gloriosa società ciclistica che ha lanciato i più grandi campioni danesi negli anni Ottanta e Novanta».
Sono belle parole queste...
«Un biennio per me che ha rappresentato tutto a livello sportivo. Me lo ricorderò sempre perché gli insegnamenti raccolti mi sono serviti come educazione, crescita e aggregazione sociale. Come atleta ho imparato anche a gestire l'alimentazione prima, dopo e durante le uscite e l'integrazione alimentare è fondamentale per affrontare centinaia di chilometri».
Con quali atleti legava di più in quegli anni?
«Sicuramente con l'argentino Daniel Efrair Castro, rivale di Marco Pantani da dilettante, e con l'australiano Eddie Salas. Fanini ci faceva alloggiare all'Hotel Antico Masetto di Lamporecchio: la squadra era una multinazionale. In Danimarca il ciclismo professionistico è nato grazie a Fanini. Fra i primi nostri campioni a sfondare nella squadra lucchese fu Jesper Worre, poi uscirono i vari Jorgen Marcussen, Rolf Sorensen, Alex Pedersen e tanti altri. Anche a livello organizzativo nacquero le prime gare nel nostro paese ed il primo campionato nazionale in linea si svolse nel 1986 e fu vinto da un ciclista tesserato con Fanini: Rolf Sorensen. Fanini vinceva spesso i campionati danesi come nell'88 con Soren Lilholt e nel 97 con Nicolaj Bo Larsen. Arrivai a correre in Italia quando avevo quasi 27 anni. Fanini mi dette l'opportunità di coronare il mio sogno di passare prof. nel 1990, dopo aver vinto il campionato nazionale danese su strada da dilettante. Mi dispiace aver interrotto precocemente la mia carriera».
Perché?
«Nel 1992 morì mio padre Mons. Per me fu un dispiacere enorme, lui erala mia guida ed un esempio di forza, coraggio e gentilezza nella mia vita. Tornai a Copenaghen e ricominciai a studiare laureandomi in ingegneria».
GLI INSEGNAMENTI A JONAS VINGEGAARD
L'oggi sessantenne Brian Petersen dirige una squadra molto forte, ma è conosciuto soprattutto per essere stato allenatore personale e desse del vincitore degli ultimi 2 Tour: Jonas Vingegaard.
«Il richiamo del ciclismo fu per me molto forte e nel 2010 intrapresi la carriera di allenatore, portando al successo diversi danesi. Uno di questi era Vingegaard. Un ragazzo piuttosto introverso e riservato e tutt'ora, pur essendo popolare in tutto il mondo, mantiene queste caratteristiche. Uno che si concentra su pensieri, stati d'animo interni e sentimenti ma di una tenacia unica quando è in corsa. Nei tre anni in cui sono stato il suo coach personale gli ho insegnato tutto sulla “scuola di ciclismo italiana” quella che Fanini e Vannucci avevano insegnato a me. Credo proprio che i risultati si stiano vedendo.
Che tabelle di allenamento eseguiva?
"«aceva tre uscite di mattina in bici da crono ed una di pomeriggio tutti i giorni con bici da strada. Di prospettiva era considerato un grande cronoman».
Quando si accorse che poteva diventare anche un grande scalatore?
«Christian Andersen (oggi nella Uno X, ndr) ed io notammo in alcuni test la sua potenzialità in salita nei ritiri in Spagna. Scalava con disinvoltura il Coll de Rates de Parcent, una salita nella regione Valencia di oltre 9 km. con pendenze medie del 9%. Un brevilineo che faceva la differenza sulle salite più ripide aiutato in agilità anche dal suo fisico leggero e predisposto. Con la Jumbo - Visma la sua esplosione fino a vincere tre tappe al Tour e due classifiche finali in due anni».
Negli ultimi anni ha mantenuto contatti con Vingegaard?
«Ci telefoniamo e conserviamo una stima reciproca sia con lui che con la sua famiglia».
Quanto ha influito nello sviluppo del ciclismo danese Ivano Fanini?
«Tantissimo. Lui è conosciuto e stimato in tutta la Danimarca. Gli appassionati di ciclismo ricordano i tanti campioni danesi che hanno corso con le sue squadre. Anche lo stesso Vingegaard considera Fanini e lo stima per aver dato un impulso notevole ad un ciclismo che a livello di risultati è arrivato oggi ad essere uno fra i più importanti e vittoriosi nel mondo. Ripeto: non dimenticherò mai che grazie a lui ho potuto partecipare al Giro d'Italia ed alla Tirreno-Adriatico: il massimo al cui potevo aspirare».
IL DICIANNOVENNE TOBIAS SVARRE SUA ULTIMA SCOPERTA
La prossima settimana anche la ColoQuick sarà alla partenza del Tour di Danimarca, inserito nell'Uci Europe Tour classe 2 HC, la cui prima edizione fu vinta nel 1985 da Moreno Argentin. Gli altri italiani ad imporsi nella classifica finale furono Fabrizio Guidi nel 96 e Ivano Basso nel 2005. Fra i recenti vincitori di grande livello internazionale ci sono Remco Evenepoel nel 2021 e Mads Pedersen, giovanissimo vincitore nel 2017.
«Sono fiducioso di disputare con la mia squadra un ottimo Tour. Colgo anche l'occasione per segnalarvi un nome che farà parlare di sé nei prossimi anni: Tobias Svarre. Ha 19 anni, è un atleta completo e tagliato per puntare a vincere qualsiasi gara, dotato geneticamente, ha anche una grande preparazione mentale».
Un altro danese quindi che ci prepariamo a seguire, un altro talento di una piccola nazione come la Danimarca che ha lavorato bene sui giovani nelle loro tappe di sviluppo, un altro danese che si prepara a seguire la strada costruita dai corridori di Ivano Fanini...
da La Gazzetta di Lucca
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