L'ORA DEL PASTO. ZANDEGU' A ROUBAIX, UN POVERO DIAVOLO NELL'INFERNO DEL NORD

STORIA | 04/04/2023 | 08:08
di Marco Pastonesi

Dopo la vittoria al Giro delle Fiandre – era il 1967 - mi sembrava di volare. Con la fantasia, con il cuore, perfino con la bici. Le strade mi apparivano tutte in discesa, come se la mattina, uscendo di casa non abitassi a Rubano o a Rosate, altitudine zero, ma sul Monte Bianco, quattromilaottocentodieci metri sul mare. E una settimana dopo ci sarebbe stata la Parigi-Roubaix. Un’altra corsa che vedevo in discesa.


Tra il Fiandre e la Roubaix, il calendario internazionale proponeva il Giro del Belgio, quattro giorni di corsa e non tre settimane come il Giro d’Italia, perché il Belgio è grande poco più della Lombardia. Partecipai solo alla prima tappa, partenza e arrivo a Bruxelles, un bell’ottavo posto che confermava la mia buona condizione. Poi mi concentrai su quello che tutti chiamavano “l’Inferno del Nord”.


Si corse domenica 9 aprile, era la sessantacinquesima edizione, i chilometri 263, il tempo freddo, le strade fangose. E io che m’illudevo che all’inferno ci fosse il fuoco e si stesse al caldo. Pronti, via, a tutta, o quasi. Attacchi e contrattacchi, come se fosse una battaglia, fanteria e artiglieria, ma poca cavalleria. Ero entrato in un gruppo di una quarantina di corridori, che aveva un centinaio di metri di vantaggio su un altro gruppo di corridori, di cui facevano parte Rik Van Looy e Edward Sels, quando uno dei Planckaert, non saprei dire se Willy o André, investì uno spettatore, e io caddi a terra, sbattei la testa e svenni.

Fine della corsa in bici e inizio della corsa in ambulanza. Mi risvegliai prima di entrare nell’ospedale di una cittadina dedicata a un santo, così mi sentii subito in buone mani. A dire la verità, più che la testa, anche se avevo preso una bella botta, e a quel tempo usavamo solo il berretto e non il casco, però a dire la verità ho senpre avuto la testa dura, mi faceva male – chissà perché - una natica. Rimasi a letto, in osservazione, l’intera notte e il dolore alla natica mi perseguitava, addirittura aumentando. La mattina, segnato dal dolore e dall’insonnia, quando fui nuovamente visitato, il medico di giornata scoprì il motivo del mio dolore: dietro avevo ancora il borraccino del caffè. Che si era schiacciato e quasi incorporato e che mi aveva procurato un emotoma che sarebbe durato un mese. Un caffè decisamente lungo.

Chiesi di essere dimesso, anche sotto la mia responsabilità. Firmai quello che c’era da firmare, firmai anche qualche autografo perché la vittoria al Fiandre mi aveva dato una certa popolarità che non si era ancora spenta, fuori dall’ospedale c’era Iriano Campagnoli, il massaggiatore della Salvarani, e salii sulla sua macchina. L’albergo con i compagni di squadra si trovava a una ventina di chilometri. Campagnoli mi aggiornò sugli eventi. La corsa non ci era andata bene: fuga di dieci, primo Jan Jannsen, secondo Van Looy, terzo Rudi Altig, settimo Raymond Poulior, ottavo Eddy Merckx e decimo Gianni Motta, il primo degli italiani. Io non avrei vinto, ma nei sei-sette dico che ci sarei arrivato. Il primo della Salvarani fu Adriano Durante, diciannovesimo a più di sei minuti, e l’unico altro di noi al traguardo fu Roberto Poggiali, quasi a dodici minuti.

Ma la sfortuna era sempre in agguato. Sulla strada per l’albergo, la nostra ammiraglia guidata da Campagnoli e navigata da me finì contro un camion e io – all’altezza dell’occhio – sbattei contro il parabrezza. Fu così che tornai subito in ospedale, anzi, nel pronto soccorso dello stesso ospedale, neanche mezz’ora dopo che ne ero uscito convinto che fosse la mia prima e ultima volta lì dentro. Mi visitarono, mi controllarono, mi fasciarono e mi bendarono come una mummia, firmai quello che c’era da firmare, non ricordo se stavolta ci fossero anche degli autografi, e appena possibile salii su un aereo e tornai in Italia. All’aeroporto c’era mia moglie, allarmatissima. Ero così fasciato e bendato che subito non mi riconobbe, ma le dovetti dire nome e cognome. La foto uscì sul giornale. Sono sicuro che, scartabellando nell’archivio della “Gazzetta dello Sport”, la si trovi ancora.

Comunque, la vicenda si risolse positivamente. La vicenda di un povero diavolo nell’Inferno del Nord.

 

Copyright © TBW
COMMENTI
eheheh
4 aprile 2023 08:26 tinapica
bel pezzo, giocoso

Dino il Grande
4 aprile 2023 12:13 apprendista passista
bravissimo ciclista e molto simpatico

Grande Dino!
4 aprile 2023 12:57 Ale1960
Fantastico rilassante pezzo! Sei fra i miei primi ricordi! Ne avessimo ora corridori come te!

Grande campione
4 aprile 2023 17:09 Carbonio67
Un grande campione, che per il talento che aveva, ha vinto la meta' di cio' che poteva.....

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Il “vecchio” Alexander Kristoff colpisce ancora. Il trentaseienne campione della Uno-X Mobility ha messo la sua firma sulla Elfstedenrunde Brugge. Nella corsa belga, Kristoff ha regolato allo sprint un plotoncino di nove corridori con il belga Jarno Van de Paar (Lotto...


C'è una firma d'autore sula 57a edizione del Circuito del Porto, classica internazionale che vede protagoniste le ruote veloci in quel di Cremona: a vincere con grande autorevolezza è stato infatti Jakub Mareczko della Corratec Vini Fantini. L'esperto sprinter brescviano...


Il sigillo del campione, più forte della sfortuna. Tadej Pogacar mette la firma sulla seconda tappa del Giro d'Italia, rimedia ad una foratura con annessa scivolata, attacca a 4 km dalla conclusione e arriva tutto solo ad Oropa per la...


Volata di forza di Arnaud De Lie nel Tro-Bro Leon, da Le Carpont Plouguin a Lannilis do 203 chilometri, che si è svolto sulle strade di Francia. Il belga della Lotto Dstny, al bis stagionale dopo la Famenne Classic, ha...


Con la vittoria di Joseph Pidcock, fratello di Thomas, nella quinta e ultima tappa, da Pamiers a Saint-Girons, si è chiusa la 46sima edizione della Ronde de L'Isard di classe 2.2 che ha visto il trionfo finale dell'olandese Darren Van...


Una Vuelta Femenina che per l'intera settimana ha visto brillare soprattutto i colori d'Olanda, d'Oltralpe e d'Oltreoceano, è appena terminata con un'ottava tappa breve (90 chilometri) ma non di certo una passerella: due salite nei dintorni di Madrid, compresa quella...


Il bikers Mattia Stenico ha vinto la 47sima Piccola TreValli Varesine per la categoria juniores. Ieri vincitore dell'intrenazionale del Montello di Mountain bike, il corridore trentino del Team F.lli Giorgi ha sfruttato al meglio la sua grande condizione di forma...


Mattia Mazzoleni, bergamasco della Scuola Ciclismo Cene, ha vinto la 49sima edizione delle Strade Bianche della Contea di Ronco di Gussago per allievi. Con un perfetto allungo in vista del traguardo Mazzoleni ha preceduto di 2" il trentino Archetti e...


C’è tanto pubblico a San Francesco al Campo, i tifosi acclamano i campioni e Tadej Pogačar in particolare. Tra i moltissimi fans che attendano che il fenomeno sloveno scenda dal bus della UAE Team Emirates per un selfie e un...


Robert Gesink saluta il Giro d’Italia dopo una sola tappa: il trentasettenne atleta della Visma Lease a Bike non prenderà il via oggi San Francesco al Campo a causa dei postumi della caduta che lo ha visto coinvolto ieri assieme...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi