| 05/01/2005 | 00:00 Renato Longo, dall’alto dei suoi cinque titoli mondiali e dodici tricolori conquistati in una gloriosa carriera a cavallo degli anni cinquanta e settanta, lo definì il suo erede. Era il 2003 ed Enrico Franzoi, classe 1982, trevigiano di Mogliano Veneto aveva appena vinto il mondiale under 23 di ciclocross a Monopoli. Forse non eguaglierà il numero di successi di Longo ma il 22enne di Mogliano, fresco neo professionista con la Lampre-Caffita di Cunego, è certamente il migliore interprete italiano di questa dura disciplina.
Sei titoli italiani vinti tra dilettante e le categorie minori, Franzoi si appresta a conquistare la prima maglia tricolore nella massima categoria. Sabato a Rovato nel bresciano solo la strada o meglio il fango dei prati lo separerà dalla maglia di campione italiano. “Certamente il campionato italiano è l’obbiettivo più alla mia portata in questo mese di gennaio dove oltre all’appuntamento di sabato ci sarà anche la Coppa del Mondo e il Mondiale a fine mese in Germania”. Sempre nelle prime posizioni in Coppa Franzoi è buon sesto nella classifica generale, il primo dei non belgi, autentici maestri di questa disciplina.
Proprio nel cuore delle Fiandre, a Mechelen, dove il cross è religione il trevigiano Franzoi si è trasferito per respirare meglio lo spirito di questo sport:”In Belgio ormai tutti mi conoscono, mi fermano anche per strada. Lì in Belgio il ciclocross è la massima espressione del ciclismo, rappresenta il legame che c’è tra la terra e l’uomo. Mi piace molto poi l’affetto degli italiani che vivono in quei posti, mi fa sentire a casa”.
Riposta la bici da cross ad attenderlo ci saranno poi Cunego e compagni negli appuntamenti su strada. Uno su tutti il nostro Enrico ha ben presente, la Parigi-Roubaix, la gara più dura e affascinante di questo sport. “Se quel giorno pioverà e ci sarà fango da mangiare io sarò felice”.
Alessandro Tomaselli
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