
Si è spento all’ospedale di Ciriè Bruno Milesi, 82 anni, che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta si era rivelato uno dei talenti dell’allora fiorente ciclismo torinese. Con la casacca rossa del Cs Fiat, sotto la guida del mitico Giuseppe Graglia, non tardò a farsi valere in campo nazionale, vincendo classiche come la Torino-Torre del Mare, il Gp Sediai di Grosso Canavese, il Trofeo Bertolino (due volte) e il Piccolo Giro di Lombardia.
Nel 1957 al velodromo Appio di Roma vinse il titolo italiano dell’inseguimento a squadre con Bortolazzo, Fede e Simonigh e due anni dopo conquistò il bis tricolore anche su strada a Messina, dove batté in volata cinque compagni di fuga che lo avevano raggiunto.
Ma la fortuna non gli fu amica. Nel ’58, nonostante il 3° posto nella San Pellegrino a tappe, che all’epoca spalancava le porte del professionismo, tale opportunità non gli venne concessa. E nel ’60, dopo essere stato selezionato dal ct azzurro Proietti per le Olimpiadi di Roma, venne relegato in extremis al ruolo di riserva.
Anche i suoi figli sono stati campioni. Arturo, che sembrava destinato a seguire le orme paterne in bici, con 70 vittorie nelle categorie giovanili, nel 1991 morì in circostanze tragiche a 24 anni, mentre Alessia ha collezionato due titoli assoluti e numerosi allori continentali e iridati Master nel sollevamento pesi.
da La Stampa a firma di Franco Bocca
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