«LA PRESA DELLA BASTIGLIA». A PESCANTINA SI PARLA DI EDDY MERCKX E DELLA SUA SCONFITTA AL TOUR DEL 1975

LIBRI | 21/11/2019 | 07:28

Un appuntamento per parlare di ciclismo, del corridore più grande di sempre e della sua sconfitta più clamorosa: questa sera alle 19.30 da Cicli Turrina in via Busa 27 ad Ospedaletto di Pescantina (Verona), ci sarà infatti la presentazione del libro «La Presa della Bastiglia» di Lorenzo Fabiano, dedicato al racconto del Tour del 1975 e alla più severa sconfitta subita in carriera da Eddy Merckx.

Scrive l'autore nella sinossi del libro: «In un mondo che celebra i vincitori e relega all’angolo i perdenti, mi chiedo spesso che valore possa avere la sconfitta. Un vecchio refrain dice per imparare a vincere bisogna saper prima perdere. Vero. Tuttavia è altrettanto vero che per uno perennemente abituato a vincere, dev’essere molto difficile accettare di perdere. Per Enzo Ferrari, il secondo non era che il primo dei perdenti.
Ho voluto raccontare questa storia, una lezione di vita prima che di sport, per dimostrare come per essere annoverati tra i grandi, la vittoria non sempre sia necessariamente una condizione imprescindibile. Eddy Merckx vinse qualcosa come 525 corse. Nessuno mai come lui. Jacques Goddet, storico direttore del Tour de France, indicò Fausto Coppi come «il più grande» e Merckx come «il più forte» ciclista di ogni tempo.
Al Tour de France del 1975 il fuoriclasse belga si presentava a caccia del record della sesta maglia gialla, deciso dopo averla eguagliata l’anno prima, a superare la cinquina di Jacques Anquetil. Merckx non conosceva la sconfitta; onnivoro di vittorie fino all’ingordigia, gli avevano affibbiato il poco simpatico epiteto di «il Cannibale», definizione che mal digeriva. «Cos’è lo sport? Vincere» disse un giorno per spiegare la sua fame di successi, quasi dovesse giustificarsi di essere il più forte.


Quell’anno aveva vinto la Sanremo (la sesta), l’Amstel Gold Race, il Fiandre e la Liegi. Mica robetta. Saltato il Giro d’Italia per un attacco di angina, aveva partecipato al Delfinato e al Giro della Svizzera per ritrovare il miglior colpo di pedale. La Grande Boucle partiva da casa sua in Belgio, con un prologo a cronometro a Charleroi. A rovinargli la festa fu un giovane italiano, Francesco Moser, che per potenza e temperamento un po’ gli somigliava.


I due diedero vita a un duello durissimo per tutta la prima settimana. Merckx riconquistò la maglia gialla ma dovette spremersi. Aveva tutti contro: i francesi che sognavano di spezzare la sua egemonia, trovarono in Bernard Thevenet l’uomo in grado di deporre l’odiato re. Merckx si sentiva accerchiato, ma combatté la sua battaglia leale. Sul Puy de Dome, Thevenet lo attaccò, lui rispose ma a duecento metri dalla vetta un pazzo lungo la strada lo colpì al fegato con un pugno. Eddy avvertì il dolore ma resistette e limitò in qualche modo il passivo.

Dopo il giorno di riposo a Nizza, Merckx pensò di risolvere la questione a suo modo sulle Alpi: sebbene imbottito di antidolorifici, se ne andò via sulla penultima salita e si fiondò giù in discesa dal Col d’Allos a velocità folle. Fece il vuoto e aveva le mani sul sesto Tour. C’era però un’ultima belva da ammansire, l’ascesa finale che portava all’arrivo di Pra Loup.

E fu proprio lì su quelle rampe maledette di asfalto liquefatto dal caldo torrido, che il cannibale si fece agnello. Sacrificale. Conobbe una crisi che mai aveva vissuto prima. Toccò e sentì l’odore della sconfitta, sino a quel giorno a lui sconosciuta. Le gambe gli si fecero improvvisamente di legno.

Gli inseguitori lo presero e lo passarono con facilità irrisoria nell’incredulità. Thevenet gli sfilò quella maglia gialla che per tanti era stata sua, ma che non lo sarebbe mai più stata. Tra i francesi che celebravano la Presa della Bastiglia e la fine della tirannide, il Tour di Eddy Merckx si trasformò in un incubo. I nemici si fecero avvoltoi, lui perse ancora terreno, cadde e si fratturò una mascella. Ferito nell’intimo e nel fisico, non mollò. Giorgio Albani, suo storico direttore alla Molteni lo consigliava in tutti i modi di lasciare la corsa, la moglie Claudine gli chiedeva di tornare a casa a curarsi. Niente da fare, picche.
Eddy onorò sé stesso, chi lo aveva battuto e la corsa che lo aveva reso il più grande di tutti. Resistette dando straordinaria prova di coraggio e forza. Indomabile, provò fino all’ultimo a mettere in difficoltà Thevenet. A Parigi ci arrivò malconcio, secondo a quasi tre minuti dal francese che così riportò nel tripudio sciovinista la maglia gialla sotto l’Etoile. Il secondo per una volta non era il primo dei battuti, ma impartì una lezione di morale e di etica sportiva con pochi precedenti.

Non aveva mai perso prima, ma quando toccò a lui lo fece con integrità e dignità monumentali. Quel Tour decreterà la fine di un’era chiamata Merckxismo. Nel paniere Merckx depositerà l’anno dopo la settima Sanremo, sarà quello il suo ultimo acuto fino all’addio alle corse nel 1978 a trentatré anni.

La sua è una storia di vittorie, e soprattutto per queste è ricordato. Riuscire ad elevare la sconfitta più dura che ne segnò l’inesorabile tramonto, all’alveo della grandezza è qualcosa che valeva la pena di raccontare. Soprattutto oggi, in un mondo che agli sconfitti non dedica tempo e attenzioni, ma spesso trova più comodo voltar loro le spalle».

Lorenzo Fabiano
La presa della Bastiglia
Absolutely Free Libri
204 pag - 18 euro

Copyright © TBW
COMMENTI
ma chi è stato
21 novembre 2019 09:10 canepari
a dire Fausto Coppi «il più grande» e Merckx «il più forte» ciclista di ogni tempo. Ne abbiamo parecchi padri di questa frase. Goddet, Ormezzano, Raschi, Brera,...... Chi sa parli o taccia per sempre.

é stato Ormezzano
21 novembre 2019 23:11 pickett
Ti posso anche dire in quale occasione.Negli anni 70 Ormezzano scriveva per un settimanale per ragazzi,"Il Giornalino",che io leggevo.Scrisse una serie di articoli raccontando immaginarie sfide tra campioni di diverse epoche e di diversi sport.La sfida ciclistica opponeva ovviamente Coppi e Merckx(Hinault era ancora di là da venire),e venne vinta in volata da Merckx.Il racconto terminava proprio con il verdetto:Coppi il + grande,Merckx il + forte.

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