
È uscita in questi giorni la brochure del Giorno della Scorta, opuscolo monografico dedicato ai temi della sicurezza nel ciclismo, che il G.S. Progetti Scorta tradizionalmente pubblica in preparazione del Giorno della Scorta, quest’anno in programma a Faenza il 24 novembre. Venti pagine ricche di contributi, dati e proposte, la cui versione digitale può essere richiesta a: info@progettiscorta.it. Tra i contributi più significativi, certamente quello di Vincenzo Nibali.
Vincenzo Nibali non si nasconde mai. Così come fa sempre la corsa ogni volta che si attacca il numero sulla maglia, altrettanto risponde con franchezza quando gli chiedi di parlare della sicurezza stradale per chi va in bicicletta.
«In Italia, purtroppo, su questo fronte siamo ancora tanto indietro. L’automobilista vede il ciclista come un intralcio, non ci considera mai come un normale fruitore della strada. Se sei da solo, le auto ti fanno il pelo senza rendersi conto di cosa voglia dire, per un ciclista, venir sfiorato da un’auto che viaggia anche solo a 50 chilometri all’ora. E se sei in coppia, ti si incollano alla ruota, ti suonano e tentano magari di buttarti anche giù. Questo è quello che capita tutti i giorni a chi va in bicicletta e non parlo solo di chi fa il mestiere del ciclista, ma di tutti coloro che pedalano su una strada. In altri Paesi del mondo le cose vanno in maniera diversa: in molte nazioni c’è maggior rispetto per i ciclisti, in altre si sta portando avanti con forza la battaglia per vedere riconosciuti i diritti di chi pedala. È chiaro che ci vorrebbe una legge quadro, un segnale forte ma è altrettanto chiaro che serve una presa di coscienza comune»
In che senso?
«Nel senso che tutti gli utenti della strada dovrebbero avere rispetto per tutti gli altri: parlo degli automobilisti nei confronti dei ciclisti e viceversa, ma anche dei motociclisti, di tutti gli utenti, insomma. Pensateci bene: quanto serve ad un automobilista per superare un ciclista in condizioni di sicurezza? Normalmente bastano quattro-cinque secondi di attesa per non mettere a rischio la sicurezza di nessuno. Sono secondi che possono cambiare la vita? Non certo a chi sorpassa, ma sicuramente a chi invece rischia di essere investito. Ma dico anche che noi ciclisti dobbiamo sempre rispettare gli altri utenti e il codice della strada. Spesso superiamo un semaforo con il rosso o magari affrontiamo una rotonda con poca attenzione: mettiamoci d’impegno anche noi per migliorare le cose».
Lei è stato toccato in prima persona da incidenti stradali...
«Nel 2016 Rosario Costa, giovane ciclista messinese della mia squadra, ha perso la vita scontrandosi con un autocompattatore mentre si stava allenando. E poi Michele Scarponi, un’altra tragedia che ci ha segnato e che non possiamo dimenticare. Dobbiamo lavorare tutti affinché il numero di questi incidenti possa finalmente diminuire. La ricetta? Intanto parlarne continuamente, far conoscere, far capire. Tutti i gesti sono importanti, anche quelli più piccoli, anche quelli che possono sembrare banali o poco importanti. Ogni goccia, ogni contributo è utile alla causa. Per questo auguro buon lavoro a tutti voi che siete presenti al Giorno della Scorta e che vi impegnate ogni giorno per la sicurezza di noi ciclisti in corsa e tenete alta l’attenzione sulla sicurezza di tutti coloro che pedalano».
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