Nasce a Fiorenzuola il "Museo olimpico Attilio Pavesi"

| 02/02/2008 | 00:00
Ora è ufficiale: il sogno di creare all’interno del velodromo di Fiorenzuola un museo dedicato ad Attilio Pavesi, 98 anni, il più longevo campione olimpico al mondo (oro nella 100 chilometri a Los Angeles nel 1932), piacentino di Caorso residente in Argentina dal 1937, diventerà realtà in breve tempo. La data prevista per l’inaugurazione è infatti quella del prossimo 10 maggio; i lavori saranno diretti da Luigi Galantin, ingegnere capo del Comune di Fiorenzuola. L’iniziativa è stata presentata stamattina, in una conferenza stampa tenutasi nella prestigiosa Sala dell’Orologio all’interno del palazzo del Comune di Fiorenzuola d’Arda, che ha visto al tavolo dei relatori il sindaco di Fiorenzuola Giovanni Compiani, il sindaco di Caorso Fabio Callori, il direttore del quotidiano Libertà Gaetano Rizzuto e il direttore generale della Sei Giorni delle Rose Internazionale Claudio Santi, davanti ad un folto pubblico composto anche da numerosi parenti piacentini di Attilio Pavesi. La conferenza, coordinata e presentata da Stefano Bertolotti, è stata aperta con la lettura di una breve lettera inviata dallo stesso Pavesi: "Non ho che parole di ringraziamento per tutti coloro che hanno voluto intraprendere questo immane lavoro, che non so se merito, però è una riconoscenza per il ciclismo e per lo sport che tanto amo. Nonostante il tempo passato, ben 75 anni da quel momento, i ricordi rimangono custoditi nel mio cuore. Saluto cordialmente il Sindaco di Fiorenzuola Giovanni Compiani, il Sindaco di Caorso Fabio Callori, il Direttore di Libertá Dr. Gaetano Rizzuto e il Direttore Generale della Sei giorni delle rose Claudio Santi augurandovi buon lavoro, buone manifestazioni sportive negli anni venturi e in un anno olimpico buone olimpiadi 2008 per tutti gli sportivi!" Con grande stima, Attilio Pavesi “Questa idea, nata da una proposta del direttore Gaetano Rizzuto che ha trovato la preziosa collaborazione di Claudio Santi – ha detto il sindaco Giovanni Compiani nel suo intervento-, ha subito trovato il mio appoggio. Un progetto che conferma come la Sei Giorni delle Rose non sia solo una gara ciclistica, ma una manifestazione che non ha mai trascurato il legame con la storia del ciclismo. Il Museo ha un valore che andrà al di là di Fiorenzuola, imponendosi come esempio a livello nazionale. Faremo di tutto affinché in occasione dell’undicesima edizione della Sei Giorni (dal 7 al 12 luglio n.d.r.), ad un mese dai Giochi Olimpici, il museo sia un punto di riferimento per tutti gli appassionati. Il mio commosso ringraziamento va ad Attilio Pavesi per quanto ci ha donato e per quello che ha saputo insegnarci con la sua storia”. Il direttore di Libertà Gaetano Rizzuto è stato fra i principali promotori dell’iniziativa: “Quest’idea nasce da lontano – ha spiegato -, precisamente il 23 ottobre del 2000, quando Pavesi tornò a Caorso e il mio giornale gli dedicò una toccante intervista firmata da Amedeo Tarantola. Pavesi era considerato un “eroe dimenticato”: la sua storia meritava più attenzione. Il progetto vero e proprio del Museo è nato invece pochi mesi fa, quando lo andammo a trovare a Josè C. Paz, e lì capimmo che le sue memorie non potevano essere disperse dal tempo. Claudio Santi, che in soli tre mesi ha fatto sì che il progetto prendesse corpo, è tornato dal suo ultimo viaggio in Argentina con foto, cimeli e documenti inediti per il museo. Ma tutti potranno contribuire donando qualsiasi cosa inerente ad Attilio Pavesi”. Entusiasta anche il sindaco di Caorso Fabio Callori: “Oggi si coniugano un velodromo di caratura internazionale e un campione olimpico straordinario. E’ importantissimo saper fare squadra per condividere l’importanza e le realtà di un territorio. Con questo Museo facciamo un regalo ad Attilio, ma anche e soprattutto a noi stessi”. Il direttore generale della Sei Giorni delle Rose Claudio Santi è colui che, più di tutti, ha agito a livello pratico per realizzare questo sogno: “Pavesi, oltre ai meriti sportivi culminati con l’oro olimpico, è un personaggio la cui storia è indissolubilmente legata a quella dell’Italia e non solo: sulla sua strada ha incrociato personalità del calibro di Enrico Fermi, Peppino Meazza, Benito Mussolini, Evita e Juan Peron e Anita Page solo per citarne alcune. Un uomo così deve avere per forza qualcosa in più. Il momento in cui, con la figlia Patricia, mi ha concesso tutti i suoi ricordi per il museo è stato estremamente toccante e importante. La realizzazione di quest’opera fa del velodromo di Fiorenzuola un tempio e un luogo di prestigio storico del ciclismo su pista a livello internazionale”. Come hanno affermato in chiusura di conferenza i relatori, stimolati sulla questione dalle domande del pubblico, il velodromo di Fiorenzuola in un futuro prossimo sarà anch’esso intitolato ad Attilio Pavesi.
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