| 23/07/2007 | 00:00 «Dichiarazioni da non fare... anche io avrei tante cose piu' pesanti da dire...»: Francesco Moser sbuffa, ma non per il caldo. Quando gli riferiscono la frase del presidente dell'Uci - «per l'immagine del ciclismo sarebbe meglio che Michael Rasmussen non vincesse il Tour de France, e che la vittoria andasse ad un giovane corridore» - il capo del sindacato mondiale corridori ha un sussulto. Fino a pochi minuti prima era più preoccupato per le vigne: ''Il pinot nero, che è il più precoce, è già tutto nero, la vendemmia andrà anticipata, e quindi sono qui a dare l'acqua alla vigna. E abbiamo persino anticipato la Pedalata Moser al 5 agosto. Ma certo che questo McQuaid... qui tutti dicono tutto, nessuno sta più al suo posto, sarebbe ora che qualcuno renda conto di certe dichiarazioni. Chissà quanti ce ne sono al Tour nelle condizioni di Rasmussen, che può essere punito solo al terzo richiamo e non al secondo...».
Fa caldo anche nelle vigne di Moser, ma dal Tour arriva aria ancora più bollente, con la polemica sulla permanenza o meno del danese maglia gialla in corsa: «Ma così McQuaid mette in discussione anche il suo lavoro, si dà la zappa sui piedi. Questa è una sentenza, vuol dire che se ne prenderà la responsabilità. Se ha detto che può correre lui stesso... e allora che gli permettano anche di vincere. Quando si affermano le cose che dice McQuaid bisogna poi anche avere il coraggio di pagarne le conseguenze».
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