| 07/07/2007 | 00:00 Non si sa ancora chi ha vinto il Tour de France l’anno scorso, figuriamoci se possiamo sperare di sapere chi lo vincerà quest’anno.
In Francia, o per meglio dire nella Londra tinta di giallo e per tre giorni travestita in nuova provincia di Francia, sono convinti che questo sarà un Tour più umano e soprattutto più credibile: noi non ci crediamo.
Lo stesso «leit motiv» lo decantavano l’anno scorso a Strasburgo, dopo aver rimandato a casa Ullrich, Basso, Sevilla e compagnia pedalante, con il solo sospetto di aver fatto ricorso alle cure del ginecologo della Canarie, Eufemiano Fuentes, il manipolatore di sangue, figura centrale di tutta l’«Operacion Puerto».
Poi tutti sappiamo e rammentiamo come è andata a finire. Floyd Landis, l’americano mennonita è stato beccato proprio sul più bello. E’ salito sul podio dei Campi Elisi come vincitore, e pochi giorni dopo è stato sbugiardato in mondovisione per positività al testosterone.
Da un anno è in corso il braccio di ferro tra l’americano con l’anca difettosa e le autorità sportive americane. Proprio oggi dagli States potrebbe arrivare la sentenza, che per dirla con Lance Armstrong «Landis non ha speranze, perché l’agenzia americana dell’antidoping non ha mai perso un arbitrato».
Questo pomeriggio alle 15 partirà quindi da Londra il Tour numero 94 senza il numero 1. A essere precisi senza i numeri dall’uno al dieci. Si comincia con l’11, che spetta a Oscar Pereiro, il secondo classificato che attende con impazienza la vittoria a tavolino, non appena il processo sportivo contro Landis sarà terminato.
Si parte senza l’1 e senza i numeri uno: Basso e Ullrich su tutti. Il nostro, finito nella rete dell’Operacion Puerto, è stato squalificato per due anni dalla Federciclismo; il secondo travolto dallo scandalo in Germania ha smesso di correre. Mancheranno anche Petacchi, il velocista più forte del mondo, che mercoledì è stato deferito dalla Procura Antidoping per positività al salbutamolo (limiti troppo elevati: più di 1000 ng/ml): per lui è stato chiesto un anno. Non ci saranno per ragioni tecniche Di Luca, Cunego e Bettini. Gli italiani saranno solo 17: pochini.
Si parte con 189 corridori, tanti pretendenti e molti, troppi punti interrogativi, che sono molto più di un sospetto. Favoriti per il successo finale il kazako Vinokourov, il tedesco Kloden, lo spagnolo Sastre, l’americano Leipheimer, il russo Menchov, l’australiano Evans e l’altro spagnolo Alejandro Valverde, che si porta dietro l’interrogativo più grosso.
Sul fenomeno spagnolo, considerato il nuovo Indurain, gravano da mesi pesanti sospetti, sempre nell’ambito della famosissima «Operacion Puerto». Sacche con scritto sopra “Valv” e “Piti” (casualmente, Valverde ha un cane di nome Piti). Cose dette e ridette, lette e rilette. Eppure, mai abbastanza da indurre qualcuno a vederci più chiaro. Tanta solerzia per gli altri (Basso vuole tornare a correre? Faccia il Dna. Dicevano un anno fa di questi tempi), strana distrazione per Valverde (a lui il Dna non lo chiedono, ci mancherebbe!). Non interviene la sua federazione, il che è grave. Non interviene l’Uci, il che è gravissimo. E tanto meno intervengono le ineffabili squadre «Pro Tour», specialiste nell’affibbiare la patente di lebbroso e indesiderato ad un sacco di personaggi, fuorchè al signor Valverde.
E’ un Tour tutto da decifrare e soprattutto da decrittare: da «Valv-Piti» a «l’amico di Birillo», altra sigla, altro nome che compare sulle sacche, ma che attende di essere decritatta e abbinata ad un cognome. Che strano, su «Birillo-Basso» è stata aperta una vera e propria caccia all’uomo. A nessuno interessa sapere chi è il suo «amico». Noi vi diciamo che è tra i favoriti di questo Tour, assieme a Valverde.
da «Avvenire» del 7 luglio 2007 a firma Pier Augusto Stagi
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