GIRO. L'ULTIMA SENTENZA. SEGUI IL LIVE

GIRO D'ITALIA | 26/05/2018 | 07:11
Pensiamo e crediamo che non sia esagerato, affatto, l’idea di iscrivere direttamente dalla categoria “cronaca” a quella della “storia”, storia ciclistica ma pur sempre storia, la tappa di ieri del Giro d’Italia n. 101, da Venaria Reale al traguardo dello Jafferau, sopra Bardonecchia.

Una giornata che ha regalato una grande e regale impresa firmata da uno strepitoso Chris Froome, iniziata e continuata, sempre in solitario, a più di ottanta chilometri dalla conclusione dove ha definitivamente salutato il gruppetto che si era formato in testa, sulla lunga ascesa del Colle delle Finestre, circa a metà salita, quando l’asfalto della sede stradale si è trasformato in fondo sterrato. Il campione inglese ha continuato con la sua caratteristica andatura, più composto del solito, e inesorabilmente ha continuato a guadagnare – in salita, in discesa e sul falsopiano – sul gruppetto alle sue spalle. Il connazionale Simon Yates, maglia rosa per tredici giorni, confermando le perplessità di Prato Nevoso, è andato subito alla deriva.

L’ordine d’arrivo e la nuova classifica testimoniano con l’inequivocabile linguaggio delle cifre, la misura della grandiosa impresa che onora Froome, il suo comportamento in corsa e fuori, la sua squadra, il Giro d’Italia e il ciclismo tutto.
Giù il cappello, o “chapeau”, come direbbero i francesi, per questa “impresa” che ne impreziosisce la dimensione, confermandolo nella storia con il suo ricco “palmarès”. Per il britannico anche il Trofeo Torriani, meritatissimo, assegnatogli per essere transitato per primo sul Colle delle Finestre.
Onore delle armi per il vincitore del Giro 2017, Tom Dumuolin, che ha lottato praticamente da solo per inseguire Froome, in compagnia di Carapaz, 2^ all’arrivo a 3’ e poi, a seguire, Pinot a 3’07”, Lopez a 3’12” e l’olandese, 5^ a 3’23”.
Note basse per i nostri con Pozzovivo in forte ritardo – ora 6° nella generale - e Aru che si è ritirato poco dopo la partenza, salendo il colle del Lys, primo GPM di giornata.

Oggi altra scorpacciata di salite e discese, concentrate nella seconda parte della tappa
e arrivo in quota a Cervinia con Froome che indossa la sua prima maglia rosa, seguito da Dumoulin a 40”.
Comunque sia è una tappa da seguire attentamente con altri protagonisti alla ricerca di migliorare o difendere la propria posizione o la leadership in una classifica speciale. Speciale, proprio come il Chris Froome ammirato ieri.

La partenza è ancora in Val di Susa, nel centro che assegna il nome alla valle.
Susa, già incontrata dalla corsa rosa nella tappa precedente, è stata sede di tappe del Giro d’Italia già nel 1959, con una cronometro di km. 51 con partenza e arrivo nella città, vinta dal grande specialista francese Jacques Anquetil, in maglia rosa, che precedette di 1’20” un altro passista di classe come Ercole Baldini ma nelle tappe finali, proprio sulle montagne valdostane, Charly Gaul, il lussemburghese grande scalatore, firmò una delle sue imprese che gli consentirono di vincere il suo secondo Giro d’Italia, dopo quello del 1956.

Nel 1984 ospitò il via d’emergenza, per l’impossibilità di partire da Bardonecchia, della tappa con conclusione a Lecco, vinta dallo svizzero Jurg Bruggmann. E’ l’occasione per apprezzare più agevolmente i notevoli valori architettonici, monumentali e ambientali che la città, con la sua lunga storia, offre in profusione.

BUSSOLENO. Si scende la valle attraverso Bussoleno, centro che propone, in vari ambiti, la sua origine medievale con la trecentesca Casa Aschieris, le mura lungo la Dora Riparia, il maestoso campanile della parrocchiale di S. Maria Assunta e altri ancora, quindi Borgone Susa, Condove, comune con numerosissime frazioni. Entrambi conservano motivi di storia locale. Si supera Drubriaglio-Grangia, frazione di Avigliana, importante e piacevole centro della bassa Val di Susa che, con i suoi laghi, si trova più a destra rispetto all’itinerario della tappa che procede per Caselette, su un rilievo morenico ai piedi del monte Musiné, rilievo a quota m. 1150, la montagna più vicina a Torino, che fa da sfondo anche a Grange di Brione e Brione, località toccate dall’itinerario della tappa, entrambe nel territorio del comune di Val della Torre, in val Castemone.

Si passa per La Cassa, comune che deriva il proprio nome dal termine caccia con la torre del vecchio castello trasformata in campanile e quindi si ripassa, come il giorno prima, da Robassomero e proseguire quindi per Ciriè, allo sbocco delle valli di Lanzo, in prossimità dell’altopiano della Vauda (antico termine che indica zona boscosa), nel basso Canavese. E’ un comune di specifica importanza nella zona per storia e attività. Il Duomo di San Giovanni, nell’omonima centralissima piazza, dichiarato monumento nazionale nel 1887, è un bellissimo esempio di gotico piemontese. Dalla fine del 1800 Ciriè ha vissuto una crescente fase d’industrializzazione in vari settori e, in tempi più recenti, vari insediamenti industriali dismessi sono stati trasformati in centri commerciali e di servizi del terziario a disposizione delle attività culturali.

Il ciclismo, il Giro d’Italia in particolare, ricorda il vincitore di tre edizioni della massima gara a tappe italiana – 1921-22-26 -, il primo a riuscirci nella storia, Giovanni Brunero di Ciriè (S. Maurizio Canavese 1895-1934), corridore completo, penalizzato da un’assoluta carenza nelle volate, che vinse pure due Giri di Lombardia e una Milano-Sanremo e altre classiche di rilievo. E’ stato professionista nell’orbita Legnano dal 1919 al 1929 in un contesto frequentato da molti campioni dopo essere stato un bersagliere-ciclista nel primo conflitto mondiale. Lo ricorda l’omonimo e attivo gruppo ciclistico con eccellenti risultati sportivi e organizzativi che ha avuto in Pierangelo Sasso, purtroppo scomparso nel 2017, un riferimento di valore sia per la società, sia per il ciclismo della zona.

Altro vincitore di Giro d’Italia, nel 1924, legato a Ciriè, per origini della famiglia poi emigrata negli USA, è stato Giuseppe Enrici (Pittsburgh1896-Nizza 1968), professionista dal 1921 al 1928.
Si superano le località di Centro, Front, Favria, con la chiesa cimiteriale di San Pietro Vecchio del XII^ secolo, Salassa, con la caratteristica torre-porta e la struttura fortificata del locale ricetto, poi Strambinello, Loranzé, Samone, comuni nell’ambientazione morenica del Canavese. Ancora in provincia di Torino passando per Baio Dora, frazione di Borgofranco d’Ivrea di dove era originario l’ingegner Luigi Broglio (Mestre 1911-Roma 2001), considerato il padre dell’astronautica italiana e raggiungere quindi Settimo Vittone, poi Carema, comune che segna il limite con la Valle d’Aosta, caratterizzato dal vecchio borgo medievale con strettissime vie, case in pietra a ridosso e con pergolati sorretti da tipiche colonne in pietra e mattoni, imbiancate con calce. Solo nel comune è prodotto il Carema, vino rosso DOC a base di nebbiolo (85%) da bere con carni rosse, selvaggina e formaggi gustosi e stagionati.

Con Pont St. Martin si è nella provincia di Aosta. E’ attraversato dalla Dora Baltea e dal torrente Lys che nasce dai ghiacciai del Monte Rosa. L’abitato con costruzioni in pietra presenta l’antico ponte romano a un solo arco sul Lys, lungo m. 31 e alto m. 23, che per due millenni circa ha consentito l’accesso alla valle dalla zona di Ivrea, resistendo anche ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. I ruderi del castello, su un’altura, sono meta degli appassionati di trekking.

Segue Bard, comune inserito fra i borghi più belli d’Italia, il più piccolo comune della valle, in una stretta gola, dominata dall’omonimo forte, complesso fortificato riedificato nel XIX^ secolo dai Savoia, restaurato e che dal 2006 è stato riaperto e ospita musei di varie tematiche e spazi per convegni e attività culturali. Si raggiunge quindi Arnad con i suoi castelli, la romanica chiesa di San Martino, comune di produzione del “Lard d’Arnad”, lardo DOP che è importante risorsa dell’economia locale.

Si passa poi da Verrès, comune con varie attività avviate dopo la riqualificazione di precedenti insediamenti industriali, in corrispondenza dell’imbocco della val d’Ayas. Anche qui, in posizione più elevata, sorge un castello identificato con il nome del comune, fatto erigere nel Rinascimento dai nobili Challant forse il più bell’esempio di roccaforte della regione. Challand-Saint-Victor è il primo comune della Val d’Ayas, laterale della Valle d’Aosta,  dove la corsa si indirizza, già in salita per il GPM di Col Tsecore, inedito 1^ categoria, che misura, da Verrès, dove inizia l’ascesa, km. 16 e supera un dislivello di m. 1234 con pendenza media del 7,7% e massima del 15%, verso la vetta.

La valle è coronata da vette che superano anche i m. 4000 del gruppo del Monte Rosa. Sempre in salita si supera Tilly, una frazione di Challand-Saint-Anselme, dove le attività prevalenti sono, con il turismo, l’agricoltura e l’allevamento e giungere, infine, quindi allo scollinamento in un panorama suggestivo e incontaminato. Segue la spettacolare discesa verso Saint-Vincent, dopo avere passato la sua frazione di Salirod con caratteristiche costruzioni in pietra e legno, al fondo della valle. La cittadina si distende su un ripiano di un’ampia e soleggiata conca, ben protetta, con piacevoli panorami sui monti circostanti. L’abate Jean-Baptiste Perret, nativo di Saint-Vincent, scoprì le proprietà della sorgente denominata “Fons Salutis” che entrò in funzione verso la fine del 1700. La casa da gioco, il famoso Casinò de la Vallée, è entrata in funzione nel 1946 e ha fatto da traino a molteplici eventi, di cultura, spettacolo e sport, che hanno caratterizzato Saint-Vincent, così come ora.

Il Giro d’Italia ricorda una lunga serie di tappe qui disputate. Inizia Pasquale Fornara, vincitore nel 1952, poi Mario Baroni 1957, lo spagnolo Salvador Botella nel 1958, Alfredo Sabbadin 1959, doppio traguardo nel 1962 con successi di Giuseppe Sartore e Alberto Assirelli, 1963 Vito Taccone, 1968 e 1970 Eddy Merckx, 1978, nell’inedito “preludio” a cronometro alla partenza del Giro, vittoria di Dietrich Thurau, 1969 Roger De Vlaeminck, 1985 Francesco Moser e Stephen Roche 1987 mentre nel 2015 ci fu la partenza con arrivo al Sestriere e vittoria di Fabio Aru.

Segue Chatillon, centro di varie attività manifatturiere e commerciali con il castello di Ussel e quello della famiglia Passerin d’Entrèves, oltre a varie torri medievali, dove inizia la Valtournenche. Era originaria di qui la famiglia di Marcel Bich (Torino 1914-Parigi 1994), stabilitasi in Francia dove fu naturalizzata nel 1930. Marcel Bich, dopo la seconda guerra mondiale, diventa famoso per la diffusione della penna a sfera Bic (il suo cognome senza l’acca finale) dopo averne acquistato il brevetto dall’inventore, l’ungherese Laszlo Birò. Bich è stato un imprenditore di successo mondiale con il marchio Bic che caratterizza un’estesissima gamma di prodotti.

Chambave, comune con tradizione di mercati e di viticoltura sulle colline, soprattutto con il Muscat de Chambave, con vari tipici edifici segna anche l’inizio della salita verso il GPM di Col San Pantaléon, 1^ cat., m. 1664, lungo km. 16,500 e dislivello di m. 1184 con pendenza media del 7,2% e massima del 12^, ritrovabile prima dell’abitato di Semon, località del comune di Saint-Denis, in un panorama montano di notevole suggestione. Si affronta la sinuosa discesa nel panorama della sagoma del monte Cervino, per Torgnon, Antey-Saint-André, tipici centri con tradizioni e caratteristici edifici.

Dalla fine dell’abitato di Antey-Saint-André la strada sale sempre fino all’arrivo di Cervinia per km. 19,200, con un dislivello di m. 961 e pendenza media del 5% e la massima del 12%. E’ GPM di 1^ categoria, a quota m. 2001.

Cervinia, località nel comune di Valtournenche, Breuil-Cervinia nella terminologia ufficiale, sorge nella parte più settentrionale del comune, alle pendici meridionali del monte Cervino caratterizzato dalla sua conformazione piramidale, terza vetta per altitudine delle Alpi italiane (m. 4478), lungo le Alpi Pennine, che demarcano il confine con la Svizzera. Il turismo inizia a svilupparsi verso la fine dell’Ottocento con prevalenza di alpinisti attratti dalla meta del Cervino e poi, nella prima metà del 1900, si afferma quale meta dello sci alpino con la realizzazione di vari impianti di risalita. Si sviluppa di pari passo anche il comparto dei soggiorni estivi, con risalto per la mountain bike e il freeride, in una zona con il Lago Blu, dove si specchia il Cervino, il lago artificiale Goillet, il pianoro perennemente ghiacciato, a quota m. 2800, del Plateau Rosà, che si può ammirar dall’alto, dove c’è l’arrivo della funivia, la più alta d’Europa, a quota m. 3480 presso la vetta della Testa Grigia. Tale vetta è conosciuta anche come Piccolo Cervino, dove sorgono rifugi, la stazione meteorologica e il laboratorio del CNR. Gli impianti sono collegati con quelli di Zermatt, sul versante svizzero del Cervino e consentono anche la pratica dello sci estivo.

Valtournenche, comune sparso, ha il suo territorio che si sviluppa in varie e caratteristiche frazioni, con costruzioni tipiche – il capoluogo è Paquier – su ripidi pendii e lo caratterizza un dislivello di ben 870, in verticale. Sono molteplici pure le aree naturali, soprattutto lungo il corso incassato del torrente Marmore.

Il Cervino o Matterhorn è una cima che appartiene al mito per gli alpinisti. La prima ascensione riuscita alla cima fu compiuta il 14 luglio 1865 da una cordata di sette alpinisti, fra cui tre guide, capeggiati dall’inglese Edward Whymper (Londra 1840-Chamonix 1911), dal versante svizzero di Zermatt. La discesa fu funestata da un incidente che costò la vita a quattro scalatori, caduti in un canalone per la rottura di una corda. E’ un’ascesa che esercita sempre straordinario fascino riservata unicamente ad alpinisti esperti. Solo qualche giorno dopo l’alpinista proprio di Valtournenche Jean-Antoine Carrel (1829-1891), su sollecitazione dell’amico biellese Quintino Sella (1827-1884), politico più volte ministro delle finanze, appassionato di montagna e fra i promotori e fondatori del Club Alpino Italiano, raggiunse la cima del Cervino per la prima volta dal versante italiano.  Il comune ricorda anche altre grandi guide alpine del luogo come Jean-Joseph Maquignaz (1829-Monte Bianco 1890) e Amè Gorret (1836-1970), conosciuto come Abbé Gorret (1836-1907), sacerdote e alpinista. L’attività di guida alpina è da sempre assai praticata a Valtournenche e si tramanda sovente in famiglia.

Oltre al turismo, attività principale e preminente, è da ricordare quella della lavorazione della pietra ollare caratteristica del territorio, del legno e della produzione di formaggi.

Il Giro d’Italia ha visto qui le vittorie di tappa del cremonese Adda Kazianka con padre d’origine polacca, nel 1960, poi nel 1997 Ivan Gotti che indossò a Cervinia la maglia rosa che portò fino al traguardo finale di Milano, nel 2012 Andrey Amador della Costa Rica e, infine, nel 2015, Fabio Aru.
La maestosa scenografia delle montagne saluterà sul podio la maglia rosa che dovrebbe essere quella definitiva poiché la tappa finale, in circuito a Roma, non dovrebbe cambiare la graduatoria.

Giuseppe Figini
(dal Tv Roadbook del Giro d'Italia)

Per seguire la cronaca diretta della tappa CLICCA QUI
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Perfetto debutto della Caja Rural-Seguros RGA al suo ritorno al Tour of Hellas. Iúri Leitão, che ha indossato il numero 1 grazie alla sua vittoria in classifica generale lo scorso anno, ha fatto segnare il miglior tempo nella cronometro di...


La corsa rosa di Stefano Oldani si ferma in provincia di Benevento. Il 26enne ciclista milanese della Cofidis è costretto a lasciare il Giro d’Italia a causa di un malanno e non sarà quindi alla partenza della tappa numero 11...


Durante la tappa di ieri Julian Alaphilippe si era avvicinato all’auto medica e, dopo aver scambiato alcune parole con il medico di gara, si era spostato in fondo al gruppo. In Francia e in Belgio era partita subito la preoccupazione...


La maglia bianca Cian Uijtdebroeks questa mattina non sarà sulla linea di partenza dell'undicesima tappa del Giro d'Italia. Il ventunenne belga si arrende al virus influenzale che lo ha colpito: già ieri, a conclusione della tappa si Bocca della Selva,...


La Foiano di Val Fortore - Francavilla al Mare, undicesima tappa dell'edizione numero 107 del Giro d'Italia, misura 207 chilometri è si presenta come una frazione nettamente suddivisa in due parti. per seguire il racconto in diretta dell'intera tappa a...


La seconda settimana del Giro è iniziata e Tadej Pogacar ieri ha preferito non attaccare sulla salita finale verso Cusano Mutri. La vittoria è andata al francese Valentin Paret-Peintre, mentre lo sloveno in maglia rosa ha preferito risparmiare energie in...


La prima parte del Giro d'Italia della Soudal Quick-Step non può che lasciar soddisfatti, con la vittoria di Merlier nella volata di Fossano e la top-10 generale di Hirt, ma inevitabilmente c'è una sensazione dolceamara diffusa nel Wolfpack: quella legata...


Con la partenza da Foiano in Val Fortore, dopo l’arrivo a Cusano Mutri/Bocca della Selva dove la maglia rosa ha corso, con la squadra, in distensione relativa è ancora in provincia di Benevento, al limite con la Puglia, che il...


C'è già un importante tentativo di fuga in testa alla classifica dell'Oscar tuttoBICI Gran Premio Mapei Sport riservato alla categoria Donne Allieve. È la lombarda Maria Acuti, portacolori del CVelo Club Sovico, che è stata infatti protagonista di un ottimo...


Situazione di grande equilibrio ai piani alti della classifica dell'Oscar tuttoBICI Gran Premio Androni Giocattoli riservato alla categoria Donne Esordienti. Al comando c'è la lombarda Nicole Bracco (SC Cesano Maderno) ma a distanza di pochissmi punti la inseguono la veneta...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi