GIRO. VIVIANI:«GRAZIE A ELENA SONO RIMASTO TRANQUILLO» AUDIO

GIRO D'ITALIA | 05/05/2018 | 17:09
Elia Viviani non delude le attese e conquista la prima volata del Giro d'Italia 101. Prima di salire sul palco delle premiazioni con Giacomo e Tommaso Scarponi, racconta ai microfoni tv tutta la sua soddisfazione: «Non era facile, per niente. Nelle interviste di questa mattina sembravo calmo, ma chi mi conosce sa che non lo ero. Dentro di me avevo un gran punto di domanda sulla condizione, sentivo la responsabilità della squadra costruita su di me. Leggevo i pronostici e i giornali, tutti si aspettavano che vincessi facile, ma era tutt’altro che scontato. Mi sono sentito di disputare anche i traguardi volanti perché voglio la maglia ciclamino e ogni punto è prezioso per aggiudicarsi la classifica a punti. Ho usato i miei compagni soprattutto dai - 5 km al traguardo, poi ho sfruttato il treno della Bora e, quando ai 250 mt dall’arrivo tutti tentennavano, Mareczko ha anticipato e io sono saltato  sulla sua ruota perché non aspettavo altro che qualcuno si muovesse».

Viviani si è poi concesso alla conferenza stampa dove ha parlato a lungo, a fondo pagina l'audio da ascoltare.

Ti consideri un po’ l’uomo del deserto?
«Qui non è proprio come Abu Dhabi e Dubai, ma devo dire che vado proprio bene in Medio Oriente! Sono contentissimo di come è iniziato questo Giro, perché quando parti col piede giusto senti meno pressione, non si poteva iniziare meglio di così. E domani c’è subito un’altra occasione per riprovarci e per dimostrare ancora la mia condizione, ma posso dire che l’80% per cento della pressione è già scivolata via»

Ti abbiamo visto molto emozionato dopo la Gand con il pianto di delusione
«La Gand è stato l’ultimo obiettivo della prima parte di stagione e del periodo di forma costruito fino a li e perderla dopo essermela giocata all’ultimo è stata grossa delusione, ma guardo bicchiere mezzo pieno: devo tornarci per vincerla. In più, perdere da Peter è meno grave di altre sconfitte, lui che è un fenomeno; se gli concedi un errore lo paghi. Sono contento di quel primo periodo di stagione, ma è terminato con un po’ di amaro in bocca. Dopo, sono stato sette-otto giorni senza bici, così mi sono completamente sconnesso dalla prima parte anche perché ne avevo bisogno visto che ho tirato dritto dall’Australia. Mi sono concentrato sul Giro, ero molto nervoso nei giorni scorsi perché finché lavori da casa non hai riscontri. Al Romania ho sofferto come sempre ma so che devo affrontarla prima del Giro ed è andata nel migliore dei modi».

L’anno scorso eri a casa. Cambiare squadra ha premiato?
«Stare a casa dopo l’oro olimpico dopo che avevo detto che volevo confermarmi su strada mi ha dato molto rammarico, è stato il primo mattoncino per cambiare. Ma non l’unico. L’ipotesi che Froome potesse venire al Giro mi avrebbe da subito escluso in prospettiva, così ho cercato di trovare un accordo consensuale. Non rinnego niente degli anni in Sky perché non so se avrei vinto a Rio se non avessi corso con loro. Il rapporto con lo staff è dei migliori e sono orgoglioso di essere arrivato in Quick-Step nel momento migliore della mia carriera e punto ad altri obiettivi sempre più ambiziosi.

La tua fidanzata Elena, tre volte tricolore nelle passate stagioni tra le donne Elite, è una persona importantissima per te e hai dedicato questa vittoria a lei, perché?
«Col passaggio alla Quick-Step mi sono sentito più importante, messo tra i leader, ho potuto scegliere il programma e il gruppo cambiava in base alle mie gare con compagni dedicati a ogni corsa. Io volevo iniziare da subito e sono stato in Australia, Emirati, Parigi Nizza, Sanremo e classiche in Belgio. È stato un programma pesante per me e per i compagni dunque anche per le rispettive famiglie. Come c’era una pausa andavo da Elena, lei è ciclista e capisce queste situazioni. E c’è stato il Romandia, necessario per il Giro. Così, i nostri periodi di riposo non sono combaciati, ci siamo visti un giorno solo, lunedì, prima della partenza. Ero molto nervoso, stamattina cercavo di sviare l’intervista dicendo che ero calmo, ma lei sapeva che non era così e ha cercato di farmi forza. Stiamo insieme dal 2012»

Dennis ti ha ringraziato per non aver spinto al massimo allo sprint
«Nella riunione di ieri pensavamo solo al primo traguardo, perché sempre meglio sprintare lontano dall’arrivo per non appesantire le gambe. La BMC ha lavorato duro per chiudere la fuga, mentre la Sunweb non era interessata. Così, ho semplicemente pensato di non farla a tutta, limitandomi a seguire gli altri atleti. Ero dietro Campanaerts, poi uno della BMC ha fatto un buco. Non volevo mettermi in mezzo tra gli uomini di classifica, mi bastava raccogliere qualche punto facile per la ciclamino»

È un tuo obiettivo la maglia ciclamino?
«Sì, però deve arrivare con punti conquistati con vittorie di tappa, più che con gli sprint intermedi. Le vittorie di tappa sono  i miei obiettivi primari, poi viene la maglia. Ho iniziato molto bene, ma dobbiamo confermare con altri sprint. Dovremo difenderla nella terza settimana ma per fortuna Roma può aiutare».

Ti senti cambiato da Genova, tua prima vittoria?
«Da Genova 2015 sono cambiato molto. Rio è un traguardo raggiunto che mi ha permesso di evolvermi come atleta, è stato un apice fisico e morale che mi ha dato più sicurezza e permesso di puntare in alto tra Classiche e tappe dei giri. Inoltre, Genova è stato il primo successo con Sky. Sono passati tre anni e ho vissuto tante vittorie di spessore nel mezzo. Il 2017 è stato ottimo con nove vittorie tra le quali Amburgo e Plouay e il secondo posto all’Europeo. Certo, a Genova ero più spensierato, senza treno perché si puntava sulla classifica, ma ho fatto una grande volata sul rettilineo in salita. Ora c’è molta più pressione e attesa».

Qual è la tua impressione di Israele?
«Abbiamo visto poco sia Gerusalemme sia Tel Aviv, siamo stati sorpresi dai giorni precedenti al via perché ci aspettavamo più deserti invece abbiamo incontrato percorsi molto interessanti per le bici, su e giù con un bel panorama. Cosa mi ha sorpreso di più è stato, però, il pubblico. Oggi salire sul podio con tutta quella gente è stato fantastico e anche nel finale hanno supportato al massimo, erano quasi sulla strada. Non era scontato che rispondessero così fuori dall’Italia e come corridore sono orgoglioso dell’affetto del pubblico».

Da Gerusalemme, Diego Barbera

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