STORIA | 01/09/2017 | 07:26 C’era una Vuelta un uomo che non moriva. Si chiamava Juan Ramirez Bustamante, per tutti Don Juan perché la sua era una casata nobile, per quanto decaduta. Venne al mondo nel 1556 nella passionale Siviglia. Incantevole, ma troppo piccola per lui: Don Juan voleva viaggiare, conoscere altri popoli, scoprire terre sconosciute. Per questo imparò a comandare le navi, quelle che partivano verso il nuovo mondo. Quando compì quarant’anni aveva già avuto cinque mogli e cinquanta figli, non tutti legittimi.
A sessanta disse che era stanco di combattere contro i pirati: si sarebbe fermato, e avrebbe insegnato tutto quello che aveva imparato ai marinai desiderosi di imbarcarsi verso un futuro sconosciuto e incerto. Si sposò di nuovo, con una donna di Siviglia. Che però morì, rendendolo per l’ennesima volta vedovo. Dopo aver fatto per vent’anni il professore di matematica e astronomia all’università di Mareantes, immaginò che fosse venuto il momento di ritirarsi. Di andare in pensione, diremmo oggi.
Però fermo non era capace di stare, e ricominciò a studiare. Quella volta scelse la Bibbia, e fu una folgorazione. Decise di farsi prete. A novantanove anni si presentò per prendere i voti davanti all’Arcivescovo di Siviglia, Fray Pedro de Tapia, e gli chiese che gli assegnasse una parrocchia. Quello si mise a ridere. «Don Juan, lei è troppo vecchio per mettersi a lavorare». Era anche troppo testone per arrendersi. Scrisse al re, che era Filippo IV, allegando il suo curriculum completo. Di fronte a tanta competenza, il sovrano non ebbe molta scelta: mandò un messo a Siviglia, e ordinò all’Arcivescovo di fare quello che Don Juan gli aveva chiesto. Sua Eccellenza lo convocò, arreso. «Ha preferenze per la parrocchia?». Don Juan si aspettava quella domanda, e chiese di essere assegnato a San Lorenzo, un barrio che aveva una brutta fama. Gli fu accordato. L’Arcivescovo in cuor suo era convinto che un posto malsano come San Lorenzo sarebbe stato fatale per Bustamante. Morì decisamente prima Sua Eccellenza: Don Juan fece il sacerdote nella parrocchia di San Lorenzo per ventidue lunghi anni.
Era sopravvissuto alle tempeste, alle malattie, alla fame. Non lo avevano ucciso i pirati nè le puttane, e neanche i ladri. Da tempo si era sparsa la voce che non sarebbe più morto. Un giorno, in calle Jesùs del Gran Poder, stava passando su un’impalcatura quando un’asse cedette all’improvviso: quella volta purtroppo Don Juan morì. Era il 1678, era stato al mondo 122 anni.
Per battere il suo record si è dovuti arrivare all’Ottocento (e anche al Novecento, si capisce): Jeanne Louise Calment nacque ad Arles il 21 febbraio 1875 e lì morì il 4 agosto 1997, a 122 anni e 164 giorni. Quando aveva 10 anni era stata con suo padre al funerale di Victor Hugo, e quando ne aveva 13 aveva incontrato Van Gogh nel negozio di famiglia. Smise di fumare a 118 anni, ne aveva 85 quando cominciò a tirare di scherma e a 100 andava ancora regolarmente in bicicletta.
Tredicesima tappa, Coin-Tomares, km 198,4: al km 183 la corsa passa da Siviglia. Sarebbe più adatto alla stagione fredda, ma se siete lì è d’obbligo un puchero: zuppa di bollito di pezzi diversi di carne (vitello, maiale, pollo) unito a ceci, patate, carote e sedano.
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