REVERBERI:«RIFORNIMENTO? BASTA LIMITI. LIBERALIZZIAMOLO»

PROFESSIONISTI | 14/07/2017 | 12:27
Al Tour diventa tutto importante, anche quello che generalmente non lo è o si dà per scontato e risaputo. Per esempio dopo la polemica per i rifornimenti irregolari che hanno riguardato Rigoberto Uran e George Bennet, la giuria è tornata oggi sui propri passi e ha tolto ad entrambi i corridori i 20” di penalizzazione.

Il regolamento parla chiaro: nei primi 50 chilometri non si può fare rifornimento, così come negli ultimi 20, a meno che non sopraggiungano situazioni e condizioni ambientali che inducano il presidente di giuria a dare altre disposizioni. Ma il problema è un altro: per quale motivo non si può andare a prendere una borraccia quando si vuole? Non sarebbe il caso di cambiare un regolamento che sembra semplicemente ridicolo e fuori dal tempo?
Roberto Reverberi, tecnico della Bardiani CSF non ha problemi a esprimere il proprio pensiero a tuttobiciweb. «Non è la prima volta che il problema viene sollevato e affrontato – esordisce –. Quando io o un mio collega chiede al collegio di giuria il perché, loro sanno solo rispondere che così recita il regolamento. E se gli si chiede di motivare tale scelta, non sanno cosa dire. Si dice che è per una questione di ordine, di sicurezza, un modo per dare un certo ordine alla corsa, ma tra professionisti, tra persone che questo mestiere lo sanno fare è semplicemente ridicolo. Quando vedo partite di basket o pallavolo, tanto per fare un esempio, che dopo due minuti i giocatori sono lì a bere, mi domando per quale ragione un corridore debba aspettare il 50° km per poter andare a prendere la borraccia se quella che aveva nella gabbietta è già vuota. È inconcepibile. Se uno ha sete, beve. Punto».

Ieri le polemiche per Uran e Bennet penalizzati; per Romain Bardet graziato (sembra che abbia preso anche lui una borraccia ai meno 6,5 dal traguardo, ma il team sostiene da un tifoso): forse però il problema è da risolvere all’origine. Rifornimento libero, in uno Stato libero! Nel giorno della presa della Bastiglia, ci sentiamo anche noi un po’ Robespierre.

Pier Augusto Stagi
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