Fabio ARU. 10 e lode. Cosa gli si può dire? Uno scatto e via. Cose che fanno solo i grandi. Cose che fa chi sa di avere gambe buone e cervello fino, perché il ragazzo di Villacidro scatta nel punto giusto al momento giusto. In ammiraglia ha gente che ne capisce (altroché), ma in bicicletta c’è chi capisce, metabolizza e trasforma in fatti e sogni. Vince in maglia tricolore. Veste la maglia a pois. Per quella gialla non diciamo nulla. Lui è qui per far bene, altri discorsi è meglio non farli, altrimenti non ci rivolge più la parola.
Daniel MARTIN. 8. Lemme lemme, quatto quatto è lì. Quando si scatena la bagarre lui si fa trovare al posto giusto nel momento giusto. Non può far nulla sullo scatto di Aru, ma questo è merito di Fabio.
Chris FROOME. 6,5. Alla fine ha di che essere soddisfatto, perché porta in albergo (non a casa) la maglia gialla. Chiude una giornata complicata e difficile, dove mostra qualche piccola indecisione. Qualche piccola speranza: per noi.
Richie PORTE. 5. Lui alla fine arriva con Froome, ma non capisco assolutamente per quale ragione abbia sfiancato la sua squadra in quel modo. C’è una squadra forte, che è assolutamente una spanna sopra alle altre, il team Sky. Lasci che le castagne dal fuoco le tolgano loro.
Romain BARDET. 6. Una tappa di contenimento e anche di grande sofferenza, ma è tra quelli che alla fine può dirsi soddisfatto.
Simon YATES. 6,5. Il giovane britannico resiste su un traguardo estremamente esigente. Cresce, e crescerà.
Rigoberto URAN. 6. Lui è un uomo di resistenza, di tappe più lunghe e logoranti, oggi gioca a difendersi e lo fa piuttosto bene.
Alberto CONTADOR. 5,5. Il fuoriclasse spagnolo è il manifesto della sofferenza. È sempre al limite: sarà il suo limite?
Nairo QUINTANA. 5. Accusa, accusa troppo. È vero che il bello deve ancora venire, ma lui appare brutto. Troppo.
Geraint THOMAS. 6. Si difende, anche se non riesce a difendere la maglia. O meglio, adesso dovrà farlo per Froome: come da copione.
Louis MEINTJES. 5,5. Il giovane sudafricano paga qualcosa di troppo. Anche per lui giornata estremamente difficile.
Jakob FUGLSANG. 4. Il danese si chiama fuori, sul primo vero traguardo di montagna di questo Tour. Con Aru avrebbe dovuto essere una poltrona per due: spodestato.
Rafal MAJKA. 5. È qui per fare classifica, e la sta facendo, ma per ora è un po’ troppo lontano. Più del previsto.
BORA. 2. Non posso essere accusato di essere contro Peter Sagan, anzi. La mia posizione l’ho immediatamente esplicitata pochi minuti dopo l’arrivo: il campione del mondo andava punito con una penalizzazione e un richiamo formale, non certo mandato a casa. Detto questo, resto basito davanti alla lentezza del Team Bora Hansgrohe, che a notte fonda diffonde una nota ufficiale con la quale manifesta la propria contrarietà. Però, che bravi. Che solerzia. Vista l’ora potevano anche proseguire nel loro sonno profondo tra le braccia di Morfeo (non è un velocista della Fdj, quello è Demare). E pensare che il silenzio della Bora l’avevo letto e inteso come un segno di grande rispetto ed educazione. Un silenzio come a dire: accettiamo il verdetto, qualunque esso sia. Invece il silenzio era dato solo dal fatto che stavano dormendo. Poi Ralph Denk si è svegliato. Buonanotte.
ARU CI A FATTO PASSARE UN GRAN BEL POMERIGGIO MA DICA GRAZIE ALLA BMC CHE A TENUTO SOTTO CONTROLLO LA FUGA SE NI ARRIVAVANO CON 2O MINUTI ASTANA CON UN ARU COSI PERCHE NON DAVANO UNA MANO ALLA BMC
Che spettacolo sto ragazzo..
5 luglio 2017 22:15teos
Era da tempo che non mi divertivo a vedere uno scalatore che parte testa bassa e arriva dritto come un treno sino al traguardo senza mai calare di ritmo e voltarsi dietro a vedere quel che fanno gli altri. Già solo da questo si potrebbero capire due cose: Aru ha gamba, Aru ha testa e Aru ha carattere, ciò che serve per vincere un GG. Speriamo bene, io ho buone sensazioni e il ragazzo mi sembra davvero un predestinato.
caro Pier,
5 luglio 2017 22:48canepari
sto vedendo in questi giorni un giovane bel corridore da corse a tappe: Pierre-Roger Latour. Nomen omen.... Sarà interessante capire fino a dove saprà arrivare in questo Tour, ma anche in prospettiva futura. Mi piacerebbe fosse italiano e si chiamasse Pier Ruggero Lagiro.
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