I VOTI DI STAGI. DUMOULIN, LA VITTORIA TOTALE

GIRO D'ITALIA | 28/05/2017 | 20:16
di Pier Augusto Stagi       -

Tom DUMOULIN. 10. È stato il vero e autentico protagonista di questo Giro Cento. Forte, tenace, intelligente, provocatorio e mediaticamente interessante. Ha tutto per diventare grande. E lo è. Lo rivedremo: non finisce qui.

Nairo QUINTANA. 6. Parte benino, in attesa delle montagne e della terza settimana. Già che c’è si porta a casa il Blockhaus e la maglia rosa che veste per un giorno. Poi arrivano le montagne, quelle vere, le sue, si comincia a salire e lui scende. Cala.

Vincenzo NIBALI. 8. Era dato tra i grandi favoriti, non il favorito assoluto. Dei big certamente il più “anziano” e decorato, ma alla fine lotta per la rosa fino all’ultimo chilometro. Si porta a casa alla grande il tappone alpino di Bormio, con Mortirolo e doppia scalata dello Stelvio. Unico rammarico? Questo dannatissimo fair-play che mi sta sugli zebedei. Quando Dumoulin va per campi colpito da dissenteria fulminante, lui e tutti gli uomini di classifica sono lentissimi a capire che non c’è tempo da perdere. E così perdono.

Thibaut PINOT. 7. Combattivo come pochi, deve però fare i conti con un rendimento molto ondivago. È sempre e costantemente sulle montagne russe e alla fine precede il russo.

Ilnur ZAKARIN. 7,5. Ha 27 anni, è nel pieno della maturazione fisica. Il ragazzo c’è e si vede. Ora che ha sistemato con un’operazione gli occhi, ci vede benissimo e in discesa è migliorato parecchio.

Domenico POZZOVIVO. 7,5. Il piccolo scalatore lucano corre un Giro di assoluto livello. Sempre lì, con i migliori, nelle posizioni migliori. Mai un vero picco: premio alla regolarità.

Bauke MOLLEMA. 6. Il suo modo di correre non incatena il cuore. Ma il tenace olandese le catene è abituato a spezzarle. Premio al fachiro.

Adam YATES. 6. Sarà che anche lui è una delle vittime del violento impatto tra corridori e moto della polstrada ai piedi del Blockhaus. Il ragazzo inglese era uno dei più attesi, francamente in tante occasioni si è fatto attendere. Troppe.

Davide FORMOLO. 6,5. Cercava risposte, e le ha trovate. Alcune, non tutte assieme. Termina la sua fatica nella top ten, ma questo è solo l’inizio. Ora incomincia la parte più difficile, quella per provare il definitivo salto di qualità. A crono è così così. In salita tiene, ma paga sempre qualcosa di troppo. C’è da crescere. Da rivedere. E lo rivedremo.

Jan HIRT. 7. Il corridore ceko della CCC Sprandi Guerciotti nella terza settimana si dà un gran daffare. È sempre lì, in avanscoperta. Non è una scoperta, ma quasi.

Mikel LANDA. 8. Ai piedi del Blockhaus è al limite del ritiro. Perde un’eternità. Perde il Giro, ma non la voglia di combattere, fino alla fine. Hombre vertical.

Tejey VAN GARDEREN. 5,5. Avrebbe dovuto essere uno dei grandi protagonisti di questo Giro, invece si spegne ancor prima che il Giro si accenda. Si consola con una gran bella vittoria di tappa, a Ortisei, e rinfranca in parte la Bmc, che in questo Giro è costretta a rinunciare subito a Rohan Denis.

Simone PETILLI. 6,5. Paga nelle ultime giornate, dopo aver davvero corso tre quarti di questo Giro molto bene. Il ragazzo ha stoffa e carattere. Sta crescendo: dopo queste tre settimane torna a casa con quattro chili in meno e dieci centimetri di più.

Edward RAVASI. 6. Era uno dei baby della corsa rosa. È venuto qui all’ultimo per annusare l’aria, per capire soprattutto l’aria che tira. E comprende molto bene che spesso, anche in mezzo al gruppo, tira brutta aria. Tre settimane di grande battaglia, sempre ventre a terra. Lui il Giro lo finisce ad oltre tre ore e mezza dal primo. Non ha fretta, se la prende più comoda, per osservare meglio e mandare a memoria una corsa che difficilmente dimenticherà. Anche il Giro non si dimenticherà di Edward.

Enrico BATTAGLIN. 5,5. È un puledrino di razza, che può sempre tirare fuori qualcosa. Si tira fuori: dai giochi.

Paolo TIRALONGO. 9. Per il suo ultimo Giro, per una carriera esemplare. Per quello che ha fatto e per quello che farà: per il ciclismo.

Manuel QUINZIATO. 9. Il dottore ha deciso, a fine stagione mette la parola fine. Ma non finisce, per lui c’è già pronto un nuovo inizio.

Adam HANSEN. 10. Rischia di tornarsene a casa e di mandare in malora il suo record. Invece lo Stachanov del pedale non molla, e arriva a Milano, portando a termine 17 Grandi Giri bevuti tutti d’un fiato.

Giuseppe FONZI. 8. Arthur Beppe Fonzarelli, in arte Fonzi,  conquista una maglia nera che non c’è. Non esiste. E non si sa se mai decideranno di ripristinarla. Anzi, visto e considerato che per regolamento le maglie possono essere solo quattro, non la faranno mai. Insomma, corre per una cosa che non c’è. Hey. Fuoriclasse.

Lukas POSTLBERGER. 6,5. Una bella vittoria nella prima tappa a Olbia, poi qualche buona fuga e nel complesso tanto lavoro. Per l’austriaco della Bora un Giro più che positivo. Prezioso.

Daniel TEKLEHAIMANOT. 5. L’eritreo è un attaccante nato, ma in questo Giro lo si vede solo nelle prime tappe, quando per due giorni veste anche la maglia azzurra Mediolanum. Da un atleta come lui ci si aspettava molto di più. Invisibile.

Fernando GAVIRIA. 9. Quattro vittorie di tappa, la maglia ciclamino della Segafredo presa a Messina e mai più persa. Talento purissimo, che ha davanti a sè un futuro radioso. Immenso.

Jan POLANC. 7. È uno dei cinque ragazzi che la UAE Emirates ha portato qui al Giro, e il ragazzotto di Orlando Maini ha ripagato la fiducia centrando una bellissima vittoria di tappa sull’Etna. Poi ha cercato di fare esperienza, e quando ha perso – per dirla con Landa – ha imparato. Sfiora la top ten, ma il suo è un Giro più che positivo. Lo rivedremo.

Bob JUNGELS. 8. È un figlio di papà che non ama assolutamente stare con le mani in mano,  preferisce dimenare le gambe. Avrebbe tutto per vivere tranquillamente di rendita: i soldi di papà, e una faccia da sciupafemmine. Si mette in discussione, fa il corridore come pochi, e lo fa bene. In prospettiva, anche per le sue doti di grande passista e di ottimo cronoman, ha tutto per diventare un grande corridore per i Grandi Giri. Nel frattempo, in attesa, si porta a casa una tappa – quella di Bergamo -, la maglia bianca dell’Eurospin, e un buonissimo 9° posto in classifica generale. Talento.

GIURIA. 4. Nel complesso, non me ne voglia, molto male. Anche ieri, sul traguardo di Asiago, non vede il buco di Quintana sui primi tre. Due secondi. Certo, per un Giro che si conclude a cronometro, sul filo dei secondi, cosa saranno mai due secondi. Diamine.

Mauro VEGNI. 8. Disegna un Grande Giro, al quale manca solo un po’ di pioggia e di intemperie. Non tanto, ma come si dice per le ricette, quanto basta per mettere un po’ di pepe in più. In verità dovrei dargli un bel 2, perché il Giro è finito. Ma quello che mi conforta è che ne ha già uno pronto nel cassetto. Buon lavoro Mauro.
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COMMENTI
Quanta gentilezza per Vegni, caro direttore..
29 maggio 2017 08:21 teos
Sul disegno del percorso già mi sono espresso altrove (e per riassumere non meriterebbe di certo 8) ma vogliamo parlare degli inviti? Posto che la CSF andava invitata per il discorso con la FCI, ma qualcuno ha visto per caso in corsa la \"corazzata\" Rusvelo? Qualcuno ha visto la CCC, che avrà pure avuto il ceco in salita (per inciso, neanche nella top 10 finale..) ma mai un acuto in 3 settimane di Giro? Non parliamo poi della banda Scinto che sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.. E in tutto ciò una squadra che ha sempre onorato la corsa rosa come la Androni è rimasta a guardare la gara dal divano.. Quanta gentilezza direttore!!

Azzz
29 maggio 2017 19:14 SERMONETAN
Dai 6 a Quintana e 8 a Nibali ,per cosa perché si è comprato la tappa con Landa.Complimenti vedo che sei esperto

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