Matteo Bono parla a Tuttobiciweb

| 22/03/2007 | 00:00
Passato lo shock emotivo per la grande impresa, Matteo Bono ritorna sulla splendida azione che gli ha consentito di siglare il suo primo successo tra i professionisti «Un’impresa importante, partita da lontano – sottolinea il giovane corridore bresciano -. Già da qualche giorno, provavo ad inserirmi nelle fughe, ma senza successo. Questa mattina Martinelli ci aveva esortato ad entrare in eventuali gruppi di attaccanti. Nonostante un inizio di gara molto combattuto, ce l’ho fatta ad eseguire gli ordini del D.S. Nel finale poi, sono riuscito a staccare i compagni di fuga e arrivare da solo sul traguardo». Nessuna esitazione, massima lucidità, nonostante un Freire scalpitante. «Freire era l’avversario che temevo di più. Da un grande campione come lui ci si può sempre aspettare di tutto. Attaccava di continuo ed io lo lasciavo sfogare, cercando sempre di chiudere. Nel tratto più duro della salita, ho voluto provarci io e, quando ho visto che gli altri cedevano, ho insistito e me ne sono andato da solo». Balzava agli occhi un’azione pulita, fatta di agilità e di ritmo di pedalata, con gli altri che invece arrancavano. «Facevo fatica anch’io ..... Devo dire però, che mi sono allenato molto sull’agilità e che mi trovo bene con quei ritmi. Nel tratto duro però, credo che anche la mia pedalata non fosse eccezionale. È stato poi dopo, quando la strada si è fatta meno impegnativa, che sono riuscito a prendere un buon ritmo, che ho tenuto sino all’arrivo». Ritmi da scalatore.... «Non sono un vero e proprio scalatore. Mi ritengo un corridore abbastanza completo, in grado di difendersi bene sia in salita che in pianura. Abbastanza veloce, in grado di dire la sua in sprint ristretti. Questo, perlomeno nelle categorie minori. Tra i pro è tutto diverso. Piano, piano, cercheremo di migliorare». Classe 1983, classe di ferro. Sul traguardo di San Giacomo, nei primi sei, ce n’erano tre di quell’annata (Bono, Visconti, Riccò). «Sono giovane e chiedo soltanto di crescere con tranquillità». Dopo il successo, sarebbe comprensibile anche un po’ di frenesia, un po’ di impazienza; magari qualche ambizione: correre la Milano- San Remo, il Giro d’Italia.... «Ancora non conosco a fondo i miei programmi. Sulla carta, dovrei correre il Criterium International. Non so ancora nulla della San Remo; vedremo nei prossimi giorni. Nella squadra ci sono stati degli infortuni e c’è anche gente ammalata. Per il Giro, la squadra è quasi interamente definita. La Lampre-Fondital punta decisamente a quella corsa con Damiano. Serve gente in grado di dare garanzie, in forma al 100%».
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