1.Quest’anno, 2015, è meglio rassegnarci, senza dolerci oltre, dalle nostre parti.
Lontani dalla difesa municipale del potere, pensiamo al “made in Napoli Calcio”, parliamo invece della modestia insita nel “made in Napoli Ciclismo”. È meglio acquisire una consapevolezza piena, sia pure amara. Nella stagione 2015, non più confermato De Ieso nella sempre più rampante Bardiani, disperse le tracce di Giallorenzo e di Maddaluno, con la speranza di benvenuti errata corrige, non avremo più napoletani nel gruppo dei professionisti. I napoletani sono Higuain, Hamsik, Callejon. Et de hoc satis. A parlare di calcio, noi del ciclismo, perdiamo. E sono lontani molto più dei venti anni reali trascorsi, i tempi gloriosi di Figueras e Commesso, di D’Amore ed Illiano.
Diamo per ratificata questa verità. Ed il nostro cruccio, al di là della (personale) difficoltà a vivere Napoli e la sua obbligatorietà - “o tifi Napoli o muori” - , si sposa serenamente alla assenza di corse, di organizzatori, di enti pubblici, di iniziative, in questo settore dello sport.
Non sappiamo se migliorerà - e forse ne abbiamo scritto -, nè quali siano i motivi di siffatta ingravescente disfatta sentimentale, ma il trend è qui talmente e globalmente negativo che qualche ineluttabile ragione di fondo ci dovrà pur essere.
Quota zero, allora, punto infimo, da cui si potrà solo (?) ripartire.
Ed è allora gratificante, sia pure con la dovuta sobrietà di toni, ricominciare dalle parole di una favola, come era giusto nel ciclismo della giovinezza finita.
Vi raccontiamo, così, per affrancarci almeno dalla quota zero, della felicità piena di Giuseppe Sannino, un ciclista campano che compirà 20 anni a luglio.
2.È cominciata emblematicamente ancora più giù di Napoli, dalla Sicilia - in un Sud più profondo, ma ciclisticamente più evoluto -, proprio lui che era dovuto invece salire in Lombardia, per poter approdare al ciclismo maggiore, l’avventura 2015 di Giuseppe Sannino, un giovane talento di Giugliano.
Già, lui che dall’anno scorso è in forza alla Palazzago di Bergamo, sotto le attenzioni del direttore sportivo Salvatore Commesso, un altro campano - due volte campione d’Italia, due tappe vinte al Tour -, che per diventare grande nel suo sport era dovuto (felicemente) sbarcare in Lombardia.
Senza produrre razzismo all’incontrario. Inizia dalla Sicilia, dicevamo, perché Sannino, un curriculum eccezionale di risultati e premi nelle categorie inferiori, con il titolo nazionale da esordiente, nel 2008, nel cross a Scorzè, proprio in questo scorcio di inverno ha avuto l’onore di vivere una esperienza straordinaria... «Sì, sono stato uno dei quattro stagisti prescelti dalla Tinkoff - Saxo, la corazzata del ciclismo mondiale, per svolgere a Castiglione di Sicilia, sotto l’Etna, un ritiro invernale con il loro entourage, con Bjarne Rjis e Bruno Cenghialta, ed è stato davvero un premio incredibile...», racconta Sannino, un ragazzo ancora, che era sbocciato adolescente nelle fila del GS Oboe Visconti di Pianura, alla scuola di Salvatore Del Sorbo, meravigliando i tecnici per le sue qualità e la sua tenacia, in quella Campania che - sottolineiamo - è così avara ed arida di spazi o ritagli per il ciclismo.
«Nel 2014, il primo anno da under 23, ho gareggiato con la Palazzago, ed ho ottenuto buoni risultati, con un terzo posto al Giro del Valdarno, e la gioia di indossare la maglia di leader al Giro della Nuova Caledonia, in Australia, e quest’anno sarà, spero, l’anno della verifica e del salto di qualità», aggiunge Sannino, cresciuto al ritmo dei pedali sui i rettilinei difficili, rombanti di motori sgraziati, fra Lago Patria e l’entroterra domiziano.
E la chance di trascorrere una settimana a contatto di ruote con gli idoli dello sport che conta - «sai, sono stato a fianco di Basso, ho visto Contador, ho conosciuto Bennati e Sagan, i protagonisti del ciclismo, le mie icone ...» -, sembra giusto, in tale contesto, l’incipit di una parabola. Non solo, alla lettera, dell’annata agonistica che verrà.
«Adesso devo impegnarmi al massimo, ripeto, e produrre i risultati», aggiunge Sannino. Poi si vedrà, se sarà già il tempo del passaggio al professionismo.
Con l’augurio al fianco, ed un sorriso che profuma di promessa, di Stefano Feltrin, amministratore delegato della Tinkoff - Saxo. E napoletano doc. Di quelli, non a caso, e senza fronzoli gentilizi, migliori.
3. 2015, un anno di corse senza professionisti campani. Senza più amori particolari.
Ma dal punto zero, a Napoli, chissà, si potrà risalire una nuova volta la china.
Senza staccare i ticket di appartenenza per il calcio o per il compianto Pino Daniele. Anche se il ragazzo Sannino, lo ribadisce lui stesso, uno scalatore proprio non è.
Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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