ASTERISCO. Sfogli il book del Tour de France, ritirato fresco di stampa al Palais de Congrès in occasione della presentazione, lo sfogli con attenzione e proprio alla penultima pagina ecco che trovi una sorpresa: albo d’oro, anni 1999-2005, fino a due anni fa faceva bella mostra di sé il nome di Lance Armstrong, il texano plurivittorioso di sempre con i suoi sette successi consecutivi. Poi, il nome è scomparso dopo la squalifica a vita e la cancellazione di tutti i risultati ottenuti nel periodo in questione. Ora arriva la terza versione dell’albo d’oro: il nome di Armstrong ricompare, ma è barrato e accompagnato da un asterisco che rimanda alla giusta precisazione riguardo alla squalifica comminata al texano. Nel mio piccolo, la considero una vittoria. Ho sempre sostenuto che gli albi d’oro sono sacri, anche se vengono profanati da certi figuri. Non è bello mantenere del bianco laddove è invece giusto lasciare il nome e il cognome di chi questa corsa ha sfregiato. Gli appassionati hanno memoria, sanno tutto e non hanno bisogno di asterischi e rimandi a pié pagina per rammentare ciò che il texano ha fatto nella sua storia agonistica. Ma se tra qualche anno ci sarà chi farà fatica a rammentarlo, non farà altro che scorrere la pagine e leggere sotto, dove c’è l’asterisco. A proposito, ne manca perlomeno un altro di asterisco: quello a fianco del nome di Bjarne Riis, reo confesso nel 2006. Ma c’è tempo, forse per il prossimo anno.
È IMBARAZZANTE. Serietà. È quello che si richiede a tutti, in un momento come questo, dove è difficile reperire sponsor e dove è sempre più difficile allestire squadre e corse. I ragazzi lo devono capire. Ma in primis lo devono comprendere anche le loro famiglie e i direttori sportivi che hanno il compito e il dovere di educare ad una buona pratica sportiva i corridori di domani. Quello che è accaduto alla Coppa d’Inverno non è stato un spot di cui andare fieri.
Corridori iscritti: 185. Partiti: 124. Classificati: 12. Ritirati: 112. Questi i numeri della 93a edizione della Coppa d’Inverno, classica di fine stagione della categoria dilettanti vinta dal bresciano della Zalf Andrea Garosio. Ben 80 corridori prima di metà gara sono stati fermati dalla direzione di corsa perché avevano già accumulato oltre 5’ di distacco dai fuggitivi: troppi per garantire la loro sicurezza. Uno sfregio ad una corsa che è a tutti gli effetti una classica del calendario dilettantistico. Una mancanza di rispetto per gli organizzatori come Adriano Nova che è stato mortificato, insieme ai suoi collaboratori, da corridori che per eccessiva superficialità e faciloneria hanno snobbato l’evento. La responsabilità, però, è dei loro direttori sportivi, che sembrano ormai incapaci di farsi sentire, e accettano supini qualsiasi capriccio da parte di ragazzi che hanno atteggiamenti da campioni, senza comprendere però che i veri campioni si distinguono per rigore, dedizione, serietà e rispetto. Sia ben chiaro, non è il caso di fare di tutta l’erba un fascio: ci sono ragazzi seri, così come tecnici di livello. Ma le maglie si stanno allentando, in un momento in cui in realtà si dovrebbero serrare le fila.
Spesso alcuni direttori sportivi si giustificano dicendo: gli organizzatori nemmeno ci danno i soldi promessi per il rimborso spese. Può accadere è accaduto e accadrà, ma non è il caso dell’Uc Biassono, che nonostante “lo sfregio”, ha onorato i propri impegni con tutte le squadre, anche con chi si è ritirato in massa. Ci sono organizzatori che non pagano? Allora si sta a casa. Ma se si decide di andare a correre, si corre. Si onora la manifestazione, l’organizzatore e la maglia che si porta sulle spalle. In questi casi, lo sfregio è stato fatto ad una corsa e ad un organizzatore che non lo meritavano. E quel che è peggio è che i fatti della Coppa d’Inverno non sono un caso isolato, ma stanno diventando la norma: situazioni analoghe si sono verificate alla Ruota d’Oro a Terranuova Bracciolini, alla Milano-Rapallo, a Valperga e per poco accadeva anche a Somma Lombardo. Ruggero Cazzaniga, presidente della Struttura Tecnica Federale, si sta muovendo per riunire attorno ad un tavolo organizzatori e direttori sportivi. È un passo importante, nella direzione di una nuova presa di coscienza. Le squadre e i corridori devono capire che occorrono serietà e rispetto. Ma doverlo ricordarlo in un momento difficile e delicato come questo è perlomeno imbarazzante.
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