Due volte all’anno rivedo il grande Sergio Zavoli, collega esimio e ciononostante amico caro, a Chieti, per la riunione di giuria e assegnazione dell’importante premio calcistico intitolato a Peppino Prisco, avvocato che da vicepresidente dell’Inter emanò una frase celebre, questa: “Quando do la mano ad un milanista dopo me la lavo, quando la do ad uno juventino dopo conto le dita”. In quell’occasione Sergio ed io giochiamo regolarmente, tenacemente al gioco di sognare che torni in televisione col Giro d’Italia il Processo alla Tappa, sua creazione geniale molto imitata mai neanche lontanamente avvicinata, nella sua gestione perfetta, colta, affettuosa, magica. E noi giornalisti della stampa scritta che speravamo - anni sessanta - di essere chiamati lassù, sul palco che era un paradiso della notorietà, a discutere i suoi temi, a indagare i suoi personaggi, a emettere sentenze che diventavano dogmi per via della forza del vettore.
Penso che quella fu la sublimazione massima del nostro mestiere. Io stesso ne godetti. Invitato più volte da Sergio, ancora adesso vengo ricordato per questa o quella puntata, per il mio sostare addolorato accanto al lettino di Merckx cacciato dal Giro per doping (1969). Ci sono continui rimandi in onda, nelle varie rubriche di RaiSport dedicate ad esercizi di memoria: e al mercatino rionale trovo gente che mi dice di avermi visto la sera prima in televisione, e magari si stupisce perché dal vivo le appaio molto invecchiato.
Zavoli e il suo Processo sono un pretesto per parlare dei giornalisti del ciclismo. Ne ho già scritto su questa pubblicazione, ma non con un articolo specifico ad personas. Valgono comunque una nuova epifania perché sono unici: i giornalisti di ciclismo amano il ciclismo, che è assunto come un amore, almeno tanto quanto i giornalisti di calcio odiano il calcio, che è vissuto come un vizio (il perché magari in un prossimo articolo). Ci sono poi i giornalisti che si occupano di ciclismo e di calcio e anche di altri sport: altro discorso. Nelle redazioni un tempo c’era persino la guerra, ciclofili contro calciomani, adesso il calcio occupa quasi tutto il territorio cartaceo.
Ho conosciuto, per le solite mie squallide ragioni anagrafiche, i giornalisti cantori, quelli del ciclismo eroico. Meritano un ricordo speciale. Erano stupefacenti per quanto si appassionavano alla corsa e per come evitavano al massimo di vedere i corridori in azione. Con il facile alibi delle strade brutte e delle auto infide, e con la voglia di approfittare della incipiente grande enogastronomia, schizzavano avanti verso ristoranti celebri o amici. All’arrivo, aspettando i corridori, raccoglievano notizie (la radio, specialmente) e cominciavano a ideare l’articolo che le dichiarazioni dei corridori stessi, dopo la conclusione, e dei loro direttori sportivi e massaggiatori avrebbero rassodato con altre informazioni. Erano, questi vecchi (per il giovane che ero) ed esimi colleghi, tifosi personali di questo o quel corridore ma soprattutto tifosi del ciclismo. Erano ingenui proprio come gli innamorati veri, alcuni battagliavano con il congiuntivo senza vincere sempre, ma riportavano fedelmente la corsa vera, perché chi la raccontava a loro era sincero, sapeva di remare sulla stessa difficile barca.
Vestivano quasi tutti alla stessa maniera, definita “da suiveur”. Pantaloni comodi pieni di tasche per taccuini e biro, le prime biro che spesso lasciavano esondare inchiostro, camicia di flanella a quadri da cowboy “de noantri”, foulard al posto della cravatta, berretto basco che faceva tanto Tour de France. Spesso si univa a loro il letterato del giornale, quello degli elzeviri, e lo trattavano assai bene, subito mettendolo a suo agio nella corsa, per quel poco che stavano in corsa, e soprattutto a tavola. Erano rispettatissimi dai corridori, che davano del lei ai giornalisti che davano loro del tu. Non cercavano di fare lo scoop, e si scambiavano notizie. Non adulavano gli sponsor, pochi e piccoli. Erano ingenui, meravigliosi. Capaci di tirar mattina nel bar o nella hall dell’albergo discutendo della corsa una fase che non avevano visto ma di cui sapevano tutto.
L’avvento della televisione e di una generazione di scrivani gaglioffi, quorum ego, li disturbò non poco. Ci fu uno di loro che proposte di non scrivere della televisione, che il fenomeno si sarebbe spento da solo. Più o meno come un famoso caporedattore di un famoso giornale ordinò in redazione, a proposito di “Lascia o raddoppia?”: ignorare la trasmissione, così la moda dei quiz sarebbe durata pochissimo tempo.
Al ragazzotto pimpante che ero questi maestri (perché sì, lo sono stati eccome) hanno insegnato molto, su tutto l’amore per il lavoro e il rispetto per la fatica altrui. Io ho cercato di ricambiare non usando mai l’arma dell’età per fare loro qualche dispetto professionale: ad esempio lasciandoli indietro nella corsa ai telefoni, nella caccia a cabine e gettoni, o domandoli nelle mischie delle prime avventurose sale-stampa, dove comunque le telefoniste erano tutte innamorate di loro, dei cantori.
SCOTT unisce le forze con il NSN Cycling Team come fornitore ufficiale di biciclette, sostenendo la squadra nella sua nuova entusiasmante era. Il team con sede in Spagna e licenza svizzera, non condivide solo la nazionalità con SCOTT. La partnership rappresenta...
Nel 2028 la KNWU - Federazione olandese di ciclismo - festeggerà i suoi primi 100 anni e lo farà organizzando competizioni di altissimo livello. L'unione celebra questo anniversario con il Dutch Cycling Festival: un programma lungo un anno che renderà...
Un gravissimo lutto ha colpito il nostro collega Pietro Illarietti: si è spento all’età di 75 anni, dopo una lunga malattia, papà Franco. A Pietro e a suo fratello Mauro, a mamma Rina e a tutta la famiglia Illarietti giunga...
Avete bevuto già il caffè questa mattina? La risposta probabilmente sarà sì e, nel caso sia no, siamo sicuri diventerà sì nell'arco della giornata, soprattutto se avete in programma un'uscita in bici con gli amici. La coffee ride è un classico per...
L’olandese Yoeri Havik e il portoghese Iuri Leitão sono i primi leader della Sei Giorni di Rotterdam e guidano davanti ai campioni del mondo della madison Fabio Van den Bossche e Lindsay De Vylder e ai vincitori del Campionato Europeo...
La CANYON//SRAM zondacrypto ha ufficializzato nelle scorse ore l’ingaggio nella propria formazione di sviluppo di Erja Bianchi, 18enne lombarda di Lonate Pozzolo. Dopo aver difeso i colori della Ju Green di Gorla Minore, Erja è poi passata alla Biesse...
Lo sport è uno dei mezzi migliori per comunicare con i giovani e la bella iniziativa “Dialoghi di Sport” sono tre eventi voluti dall’Assessorato allo Sport del Comune di Luni per trasmettere ai giovani l’interesse per lo sport come scuola...
A 26 anni Mattia Gaffuri ha realizzato il sogno di passare ufficialmente professionista, con l'ingaggio da parte della Picnic PostNL in seguito al suo stage in Polti VisitMalta e soprattutto alla lunga esperienza tra Swatt Club e studi da preparatore:...
Novartiplast un nome evocativo che riporta agli albori degli anni Ottanta del celebrato e compianto Mario Cioli. Colui che mise in piedi uno squadrone diretto da Domenico Garbelli e Olivano Locatelli. Colui che al ciclismo ha dato molto da vero...
Che cos’è la crono? Una corsa contro il tempo. Da solo, in coppia, in quartetto, a squadre. Con e contro il cronometro. I vecchi dicevano: partire forte, continuare fortissimo, finire alla morte. Una corsa alla morte, dunque un suicidio. Una...