Rapporti&Relazioni
I cantori innamorati del ciclismo

di Gian Paolo Ormezzano

Due volte all’anno rivedo il grande Sergio Zavoli, collega esimio e ciononostante amico caro, a Chieti, per la riunione di giuria e assegnazione dell’importante premio calcistico intitolato a Peppino Prisco, avvocato che da vicepresidente dell’In­ter emanò una frase celebre, questa: “Quando do la mano ad un milanista dopo me la lavo, quando la do ad uno juventino dopo conto le dita”. In quell’occasione Sergio ed io giochiamo regolarmente, te­na­cemente al gioco di sognare che torni in televisione col Giro d’Ita­lia il Processo alla Tappa, sua creazione geniale molto imitata mai neanche lontanamente avvicinata, nella sua gestione perfetta, colta, affettuosa, magica. E noi giornalisti della stampa scritta che speravamo - anni sessanta - di essere chiamati lassù, sul palco che era un paradiso della notorietà, a di­scu­tere i suoi temi, a indagare i suoi personaggi, a emettere sentenze che diventavano dogmi per via della forza del vettore.

Penso che quella fu la sublimazione massima del nostro mestiere. Io stesso ne godetti. Invitato più volte da Sergio, ancora adesso vengo ricordato per questa o quella puntata, per il mio sostare addolorato ac­canto al lettino di Merckx cacciato dal Giro per doping (1969). Ci so­no continui rimandi in onda, nelle varie rubriche di RaiSport dedicate ad esercizi di memoria: e al mercatino rionale trovo gente che mi di­ce di avermi visto la sera prima in televisione, e magari si stupisce per­ché dal vivo le appaio molto invecchiato.

Zavoli e il suo Processo sono un pretesto per parlare dei giornalisti del ciclismo. Ne ho già scritto su questa pubblicazione, ma non con un articolo specifico ad personas. Valgono co­mun­que una nuova epifania perché sono unici: i giornalisti di ciclismo amano il ciclismo, che è as­sunto come un amore, al­meno tanto quanto i giornalisti di calcio odiano il calcio, che è vissuto co­me un vizio (il perché magari in un prossimo articolo). Ci sono poi i giornalisti che si occupano di ciclismo e di calcio e anche di altri sport: altro discorso. Nelle redazioni un tempo c’era persino la guerra, ciclofili contro calciomani, adesso il calcio occupa quasi tutto il territorio cartaceo.
Ho conosciuto, per le solite mie squallide ragioni anagrafiche, i giornalisti cantori, quelli del ciclismo eroico. Meritano un ricordo speciale. Erano stupefacenti per quanto si appassionavano alla cor­sa e per come evitavano al massimo di vedere i corridori in azione. Con il facile alibi delle strade brutte e delle auto infide, e con la vo­glia di approfittare della incipiente grande enogastronomia, schizzavano avanti verso ristoranti celebri o amici. All’arrivo, aspettando i corridori, raccoglievano notizie (la ra­dio, specialmente) e cominciavano a ideare l’articolo che le dichiarazioni dei corridori stessi, dopo la conclusione, e dei loro direttori spor­tivi e massaggiatori avrebbero rassodato con altre informazioni. Erano, questi vecchi (per il giovane che ero) ed esimi colleghi, tifosi personali di questo o quel corridore ma soprattutto tifosi del ciclismo. Erano ingenui proprio come gli innamorati veri, alcuni battagliavano con il congiuntivo senza vincere sempre, ma riportavano fe­delmente la corsa vera, perché chi la raccontava a loro era sincero, sa­peva di remare sulla stessa difficile barca.

Vestivano quasi tutti alla stessa ma­niera, definita “da suiveur”. Pan­taloni comodi pieni di tasche per taccuini e biro, le prime biro che spesso lasciavano esondare in­chiostro, camicia di flanella a quadri da cowboy “de noantri”, foulard al posto della cravatta, berretto ba­sco che faceva tanto Tour de Fran­ce. Spesso si univa a loro il letterato del giornale, quello degli elzeviri, e lo trattavano assai bene, subito mettendolo a suo agio nella corsa, per quel poco che stavano in corsa, e soprattutto a tavola. Erano rispettatissimi dai corridori, che davano del lei ai giornalisti che davano loro del tu. Non cercavano di fare lo scoop, e si scambiavano notizie. Non adulavano gli sponsor, pochi e piccoli. Erano ingenui, meravigliosi. Ca­pa­ci di tirar mattina nel bar o nella hall dell’albergo discutendo della corsa una fase che non avevano visto ma di cui sapevano tutto.
L’avvento della televisione e di una generazione di scrivani gaglioffi, quorum ego, li disturbò non poco. Ci fu uno di loro che proposte di non scrivere della televisione, che il fenomeno si sarebbe spento da solo. Più o meno come un famoso caporedattore di un famoso giornale ordinò in redazione, a proposito di “Lascia o raddoppia?”: ignorare la trasmissione, così la moda dei quiz sarebbe durata pochissimo tempo.

Al ragazzotto pimpante che ero questi maestri (perché sì, lo sono stati eccome) hanno insegnato mol­to, su tutto l’amore per il lavoro e il rispetto per la fatica altrui. Io ho cercato di ricambiare non usando mai l’arma dell’età per fare loro qualche di­spet­to professionale: ad esempio lasciandoli indietro nella corsa ai telefoni, nella caccia a cabine e get­toni, o domandoli nel­le mischie delle prime avventurose sale-stampa, dove comunque le telefoniste erano tutte innamorate di loro, dei cantori.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Oggi al Coni Lombardia a Milano si è rinnovato un appuntamento che rende l'Italia del ciclismo un esempio mondiale dal punto di vista della formazione degli atleti: il corso rivolto ai neoprofessionisti, frutto della collaborazione tra Federazione Ciclistica Italiana, Lega...


Importanti novità in arrivo per il team di Bruno e Roberto Reverberi: nella stagione 2026 il primo nome sarà Bardiani ed il secondo CSF ma nei prossimi giorni il team dovrebbe presentare il suo terzo nome. Si tratta, a quanto...


Piacevolissimo "imprevisto" nel bel mezzo della giornata dedicata ai corsi di formazione per corridori neoprofessionisti a Milano, con un collegamento, direttamente dalla Sei Giorni di Gand, del tecnico per eccellenza della pista (per quanto oggi c.t. strada maschile) Marco Villa ed...


Dopo le prove a cronometro disputate ieri, in Kenya continuano i campionati continentali africani. Oggi, la Nazionale di Mauritius ha conquistato la staffetta mista di 28 chilometri grazie al sestetto composto da Aurelie Halbwachs, Lucie Lagesse, Raphaëlle Lamusse, Alexandre Mayer,...


Impegnata a costruire la squadra migliore per affrontare le sfide significative della stagione 2026, Caja Rural-Seguros RGA continua a rafforzare la sua squadra con l'arrivo di un corridore che porta solidità, versatilità e una vasta esperienza nelle gare più importanti,...


Wout van Aert è appena rientrato dagli  Stati Uniti, dove  è stato impegnato per un tour promozionale che lo ha visto impegnato sia per Red Bull che per il produttore di bici Cervélo. Il belga negli USA si è rilassato...


Si avvicina l'appuntamento con La Notte degli Oscar, che segna la conclusione ideale della stagione 2025 e traghetta verso una nuova avventura. Di scena ci saranno, come sempre, i migliori atleti dell'anno in ogni categoria: ve ne presentiamo uno al...


Due coppie separate da un solo punto e altre tre coppie pronte a far saltare il banco: la Sei Giorni di Gand continua a regalare grandi emozioni. Il belga Jules Hesters e l’olandese Yoeri Havik continuano la loro corsa di testa,...


Protagonista, soggetto e voce narrante di questa pubblicazione è un sempre giovane GIOVANNI “NINO” CERONI, nato a Imola l’8 aprile 1927, 99 anni la prossima primavera. E questo sito ha, varie volte, avuto motivo di ricordare “l’highlander Ceroni”, tuttora e...


Era lecito aspettarsi questa mossa e dopo aver creato una delle migliori selle in circolazione, ovvero la Nomad FC, arriva per Repente il momento di proporre la Nomad 3D, la versione con imbottitura stampata in 3D. Il marchio ha la sua strategia...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024