Rapporti&Relazioni
Ah, se avessimo la grandeur...

di Gian Paolo Ormezzano

Il Tour è andato come doveva andare, è finito come do­veva finire. Casomai non è co­min­ciato come doveva cominciare: per l’edizione numero 100 si era scelta la partenza in Cor­sica e l’Ile de Beauté, che non aveva mai visto la Grande Bou­cle (grande ricciolo, per il tragitto che ri­guarda la Francia metropolitana), a malapena l’ha guardata un poco, ritenendola cosa molto fran­cese e dunque molto estranea, e non partecipandola sentimentalmente. L’affaire tragicomico della prima tappa, quel pullman incastrato sotto i paraphernalia della linea di arrivo, con tanto di estirpazione di cavi elettrici e non solo, è stato divertente: fosse accaduto un fattaccio simile al Giro d’Italia, con violazione di ogni regolamento decidendo un “tutti in gruppo” finale nonostante vistosi distacchi, la stampa mondiale ci avrebbe sbranati.
Per il resto, sul continente, il so­lito trionfo di pubblico, anche se ormai sono quasi trent’anni che un francese non vince la corsa, e si è dovuto aspettare l’Alpe d’Huez per vedere un transalpino primo almeno di giornata (Riblon). Quest’anno poi i francesi non sono quasi mai stati in corsa, neanche per qualche traguarduzzo di media importanza, ma il Tour de France regolarmente è, per la nazione della grandeur permanente, un grande fatto culturale, politico, sociale. Basterebbe “proclamare” il Tour, senza neanche farlo partire, e la gente andrebbe sulle strade a ve­dere e godersi la carovana pubblicitaria.
Ci abbiamo ponzato sopra, per un bel po’ di tempo, invidiosi e curiosi, innamorati magari della Francia ma non proprio dei francesi altezzosi, bravi ma superbamente consci di esserlo, e forse adesso riusciamo a proporre un discorso a tesi che per noi italiani ha un riflesso soprattutto sul Giro d’Italia, cioè su una corsa nostra, la massima che abbiamo, che ad ogni anno che passa vede il Tour più lontano e intanto più grosso soffocante e condizionante come importanza mediatica, economica, pubblicitaria, politica, culturale e alla fine anche sportiva. Discorso a tesi che diventa di attualità av­vicinandosi i giorni della Vuelta, quell’andare in giro per la Spa­gna in una competizione che si sta rafforzando, come importanza, per la sua vicinanza al campionato del mondo (che quest’anno si correrà a Firenze ma che potrà essere una gara molto ma molto spagnola). Dal punto di vista del calendario il Giro d’Italia è molto isolato nonché, come dire?, spaesato, fra l’altro programmato per scalatori in un calendario e in un paese dove la neve di primavera handicappa spesso i tracciati di montagna.
Ma il discorso è un altro. È quello del diverso approccio che il Giro ha con l’Italia rispetto a quello che il Tour ha con la Fran­­cia: il Giro chiede permesso, si scusa per il disturbo, il Tour si prende le strade, requisisce m­i­lioni di automobilisti nel luglio che in Francia è il mese principale delle vacanze, impone attese pazzesche, e fa sì che ogni bipede che se le soffre se le goda an­che, sentendosi elemento uma­no essenziale di un grande diorama nazionale e non solo, di un puzzle storico. In Francia si dice che c’è il Tour e amen, tutto si ferma per il Tour, le strade vengono bloccate in un intero dipartimento, tutte insieme e per tante ore, la gente è affascinata da questa creatura che una volta all’anno si posa sull’«esagono» e impone i suoi orari. Il Giro si premura di avvisare come scusandosi dei blocchi stradali, e anche di minimizzarli, evita le grandi città perché così non si creano problemi di traffico im­pazzito agli automobilisti signori e padroni. E magari arriva a Brescia che proprio non è Pa­ri­gi.

Il sogno nostro non è evidentemente quello di vedere il Giro imitare pienamente il Tour: impossibile pensare ad una presa di possesso degli animi, oltre che delle strade, da parte della corsa rosa, in un’Italia po­po­lata da falsi patrioti, cittadini fasulli, bipedi che non riescono a vedere al di là e neanche al di qua della punta delle proprie scarpe. Il sogno piccolo piccolo è quello di avere un nostro ciclismo che conosce la propria im­por­tanza, che non è quella di una volta ma neppure quella, mu­tilata, che il resto dello sport gli attribuisce. È pazzesco che una certa Italia si goda televisivamente il Tour de France invidiandogli cose che lei potrebbe benissimo avere, darsi, concedersi, frequentare. Non pensiamo ad una paralisi del traffico secondo placche di giornata no, ma ad un normale modo di ragionare per cui, se si ferma l’auto fra l’altro risparmiando in carburante e inquinamento, nel nome di una corsa ciclistica come di una processione o di un funerale o di un corteo di lavoratori, non è poi una grande tragedia. Anzi, molte volte “anzi”.

Certo che se si pensa che il Giro disturba, che toglie spazio sui giornali non so­lo ad altri eventi sportivi, ma persino al sacro calciomercato, pe­raltro più intenso nei giorni del Tour, che i ciclisti puzzano e so­no scorfani drogati anacronistici mentre noi italioti siamo odorosi, bellissimi ed equilibratissimi abitatori del pianeta Progresso, non si deve fare nulla di nulla, le cose vanno bene così e chi se ne frega del mondo che ci guarda e ci giudica. Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona, si dicevano, beati prima di morire, Giu­lietta e Romeo, e infatti Cunego ha vinto un Giro ma non ha mai combinato niente al Tour.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
La Lidl-Trek aveva cerchiato la prima tappa del Giro d’Italia e Mads Pedersen non ha deluso nel finale, vincendo tappa e indossando la maglia di leader della corsa. Il campione danese in questa stagione aveva fatto vedere la sua ottima...


Il volto nuovo sul podio del Giro d'Italia a Tirana è quello di Francesco Busatto, quarto al traguardo e maglia bianca di miglior giovane. Il ventuduenne vicentino della Intermarché Wanty è il ritratto della felicità e spiega: «Sapevo di essermi...


Il Giro di Mikel Landa è finito a 5 km dalla conclusione della prima tappa: lo spagnolo, infatti, è rimasto coinvolto in una caduta avvenuta in discesa, una curva verso sinistra, una scivolata sulla destra, tre corridori che finiscono fuori...


Che noia il Giro con Pogacar, che noia il Tour con Pogacar, che noia le classiche con Pogacar: meno male, stavolta Pogacar si è levato dalle scatole e possiamo finalmente divertirci. Torna il Giro da sogno, equilibrato e combattuto, aperto...


Stupore per i programmi di contorno Rai trasmessi da Lecce mentre il Giro è in Albania: l’azienda smentisce che, dopo gli anni del covid, sia ancora in vigore il distanziamento. «E’ un Giro da seguire dalla prima all’ultima tappa» (Stefano...


Mads Pedersen conquista la prima tappa del Giro d'Italia, la Durazzo-Tirana di 160 km, e la prima maglia rosa. Una frazione che ha mantenuto le attese della vigilia, con la Lidl Trek che ha fatto un grandissimo lavoro sulle salite...


Nasce una stellina nel movimento ciclistico francese: il diciannovenne Aubin Sparfel ha conquistato il suo primo successo tra i professionisti imponendosi nel Tour du Finistere. Il portacolori della Decathlon AG2r La Mondiale Development, che fino allo scorso anno correva tra...


Eline Jansen, olandese classe 2002 in forza alla VolkerWessels, ha festeggiato la sua seconda affermazione in carriera tagliando per prima il traguardo dell'unidicesima edizione della Classique Morbihan. Alle spalle della ragazza originaria di Deventer si è classificata l'esperta  Amber Kraak, fresca di rinnovo con...


Successo azzurro nella seconda semitappa della seconda tappa della Corsa della Pace juniores svoltasi sulla breve e assurda distanza di soli 58 chilometri. A sfrecciare al traguardo di Terezin è stato il trentino Alessio Magagnotti (Autozai Contri) che nel convulso...


L’Associazione dei Direttori Sportivi Professionisti (Adispro) esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Enrico Paolini, ex corridore professionista e stimato direttore sportivo, figura centrale del ciclismo italiano degli anni Settanta e Ottanta. Nato a Pesaro nel 1945, Paolini si è...


TBRADIO

-

00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA
Trenta copertine per raccontare la nostra storia: scegliete quella che per voi è la "copertina delle copertine"





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024