Nemmeno il tempo di respirare ed è già Giro d’Italia. Se ne sentono nell’aria l’aroma, il fascino, la magìa. L’attesa è come al solito bellissima. Stavolta, però, anche carica di ansia. Nubi cupe e spettri infernali aleggiano sullo sfondo, con la seria eventualità di vederli prima o poi rappresentarsi fisicamente in tutta la loro forza distruttiva. Come se non ne avessimo già abbastanza, di distruzioni varie.
Lo definirei Virus Contador. Ecco, l’insieme delle spaventose sciagure che potrebbero abbattersi (anche) su questo Giro sono tutte legate a questo famigerato fattore, dal primo sabato di maggio in circolazione sulle strade d’Italia. Come tutti i virus, è molto subdolo. Inzialmente non manifesta alcun effetto negativo. Striscia, aleggia, serpeggia. Di più, riesce persino a confondere le idee e a diffondere euforia. Come no: abbiamo in Italia il più grande corridore del mondo, l’ultimo talento super, in grado di vincere tutto quello che tocca. Hai voglia di dire che il Giro non è prestigioso e importante: con il nostro talento Nibali, con Menchov, Sastre e Scarponi, Contador completa un cartello di primissimo ordine. Grande spettacolo, grande visibilità, grande successo. E il virus? Ma quale virus, è un virus stupido e innocuo. È uno come ce ne sono tanti, non fa male a nessuno.
Invece, il virus è letale. Lavora lentamente, sotto superficie, ma è forte e inarrestabile. Tutta la sua pericolosità si manifesta quando ormai è troppo tardi, quando non c’è più nessuna cura in grado di arginarlo. Può succedere questo: Contador, che dopato o non dopato è comunque campione, può tranquillamente vincere il Giro. A naso, è quasi sicuro. Ma a quel punto il virus entra in azione e attacca il sistema centrale del Giro d’Italia. Può realisticamente essere che subito dopo il trionfo arrivi una sentenza del Tas, capace di ribaltare la (facile) assoluzione concessa dalla giustizia spagnola al suo campione, per il famoso caso di doping al Tour. In altre parole, in pratica, il vincitore Contador, anche il vincitore Contador, come tanti altri bei nomi che in passato hanno rovinato a posteriori l’attendibilità e la serietà della corsa, persino Contador può benissimo diventare un vincitore fasullo. Un vincitore da depennare, o comunque da coprire di ma, se, però. Insomma inaccettabile. Insomma ancora una volta da buttare in discarica. Con esso, tutto il Giro 2011. Quello dell’Unità d’Italia, quello del ciclismo nuovo e pulito, quello del maggior numero di controlli. Lo so: il Giro non c’entra niente, perché il doping di Contador risale all’anno scorso. Ma sappiamo bene che questa è una replica tutta da ridere: nella realtà, per il pubblico e per la storia, risulterà che il Giro ha un vincitore equivoco e ancora una volta inattendibile. Sai quanta bella pubblicità, per la nostra corsa più bella e più importante.
Di chi la colpa? La colpa è dello sport spagnolo, che in tutti questi anni continua ineffabilmente ad autogloriarsi e ad autoassolversi vincendo in un mare di melma. La colpa è dei regolamenti internazionali, che hanno troppe varianti e troppe variabili, mentre questa sporca storia del doping avrebbe bisogno di una giustizia esterna, unica per tutti, uguale per tutti. E la colpa, voglio dirlo, è anche della matassa di interessi, di veti incrociati, di pesi e contrappesi, che ha portato alla bella situazione di questi organizzatori ormai obbligati ad ospitare chiunque nelle proprie gare, senza alcun potere di scelta e di chiusura (mi viene da ridere al pensiero di quello che toccò ai Basso e agli Ullrich soltanto nel 2006, buttati fuori dalle proprie squadre e dagli organizzatori del Tour soltanto sulla base - allora - dei primi sospetti).
Sarà bene prepararsi: il ciclismo rischia anche quest’anno di rovinarsi la faccia e la reputazione, precipitando ancora più in basso nella considerazione generale, grazie al caos regolamentare e legislativo. Il virus Contador, che con i tempi lunghi e insopportabili di questa giustizia può poi intaccare persino il Tour, è ormai nell’aria e non c’è vaccino che possa arrestarlo. L’unica arma possibile sarebbe un colloquio franco tra il patron rosa Zomegnan e il datore di lavoro di Contador, un certo Bjarne Riis, proprio quello che eliminò Basso per non fare del male al Tour. Zomegnan potrebbe chiedere gentilmente a Riis di fermare il virus con una preventiva e diplomatica rinuncia al Giro 2011. Però devo essere sincero: credo a questa possibilità come credo agli asini che volano. Sia Zomegnan che Riis non rinuncerebbero mai alla libidine di avere Contador nuovamente in rosa. Purtroppo, anche questo è un effetto del virus: inizialmente inebria le menti con le più rosee visioni, poi però presenta il conto e stende tutti nella polvere.
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