Vorremmo, ad ogni nuovo gennaio, ad ogni apertura di anno, augurarci qualcosa per il ciclismo. E ancor più, al di là della enfasi naturale e mediatica, quando schiudono gli anni di cifra tonda. Giusto come questo che arriva: 2010.
Eppure non è spontaneo, al di là del momento tecnico specifico del ciclismo italiano, che nel suo schieramento di forza, oltre l’affetto per Basso e Cunego, la simpatia per Pellizotti e un sereno auspicio per Nibali, non sembra proporre alternative emozionanti, guardare avanti di buona lena. Sarà stato anche il necessario tuffo nel ciclismo di Coppi, con la ricorrenza del cinquantenario della sua scomparsa, ma francamente il confronto resta oltremodo stridente. Passi per gli enormi Coppi e Bartali, ma chi indossa altrove i costumi di Koblet, Kubler, Bobet, chi i ruoli pure di Schotte e di Ockers, di Robic e Bahamontes? Quali attori meritano di recitare, su identici palcoscenici, gli analoghi copioni ?
Basta così. «Non è semplice rassegnarsi - si tratti pure di ciclismo, e non di amori - all’acqua minerale, dopo aver conosciuto lo champagne», diritti di autore a Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo..
Il problema cruciale è che questo nostro sport continua a metterci troppo di suo, anche nel nostro territorio nazionale, anzi regionale, per sfuggire al rischio perdurante di un harakiri di visibilità e credibilità.
Abbiamo così più volte, in queste pagine, sollecitato l’attenzione sul rischio che una classica del cross nazionale, il Borgocross di Casertavecchia, seconda per anzianità in Italia alla sola gara di Scorzè, in Veneto, potesse scomparire dal calendario. Ed eccoci qui, a gennaio 2010, a registrarne il necrologio. Dopo 31 edizioni di una manifestazione sorta nel 1978, in coda alla gara ultima appunto del 3 febbraio 2008, l’annualità scorsa è passata di rinvio in rinvio, a bici ferme, senza alcun esito positivo: fino al black-out. Ammainato il 2009, perso quel concetto di continuità che è tessuto connettivo di ogni evento sportivo, e ciclistico innanzitutto, non vi è più traccia del Borgocross di Casertavecchia nell’anno che verrà. E nel futuro. Sic et simpliciter.
Lontani dalla orazione funebre, di pessimo gusto giusto in una rubrica di inizio anno, pure qualcuno dovrà spiegarci il perché della cancellazione di un evento emblematico dell’attività ciclopratistica italiana. Lì dove vinsero Di Tano e Paccagnella, Vagneur e Antonio Saronni, l’inossidabile Salza, Folcarelli, Alessandro Fontana, e quello stesso laziale Fausto Scotti, oggi tecnico federale della disciplina. Ultimo sigillo, quello di Edmil Albertone...
C’è un problema di fondo, o di ignoranza dei luoghi, prima di tutto. Il Borgocross di Casertavecchia era innanzitutto Casertavecchia, e chiediamo scusa per il gioco di parole.
Significava una gara a dimensione ineguagliabile, in un contesto architettonico e ambientale prezioso, tra i ciottolati di una rocca medioevale e una natura splendida, fra il Duomo e i ruderi del Castello, che andava difesa come Patrimonio Ideale del Ciclocross. Anzi esaltata, come corsa hors categorie. Non mortificata, fino alla soppressione di fatto. Ci saranno pure stati dissidi locali, ostacoli logistici, la distanza dai poli trainanti del cross italiano ed europeo, a strutturare una serie di elementi di segno negativo, nonostante la buona volontà della S.C.D. Borgocross e di generosi ardimentosi in proprio come Amedeo Marzaioli ed Angelo Letizia, Giovanni Altobelli e Rosario Maglione...
Ma non è accettabile che le istituzioni preposte, dalla Federazione alla Regione Campania, a Provincia e Comune, abbiano tollerato, senza alcun gesto di incentivo, alcuna correzione di rotta, che si realizzasse un siffatto scempio sportivo.
Lo sappiamo bene, Caserta non è ciclisticamente il Belgio, e tantomeno l’Olanda.
Non è forse neanche il Triveneto. Ma vi sembra che altrove, in una qualsiasi altra nazione con un pur minima cultura sportiva, avrebbero fatto scomparire uno spot universale per il binomio Ciclismo&Ambiente, come il Borgocross di Casertavecchia?
Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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