Scripta manent

Coppi forever, ad aprile anche a Napoli

di Gian Paolo Porreca

Eallora ci siamo davvero, o forse per prudenza ci saremo davvero, per sancire una memoria ufficiale di Fau­sto Coppi, a Napoli. Il traguardo di un progetto appassionato - mai come in questo caso amato, un amore accumulato di stagione in stagione di anno in anno, una sorta di testimone o di codice di onore ciclofilo trasmesso di ge­ne­razione in generazione - quello di ricordare Fausto Coppi a Napoli, per quan­to da lui inciso nel cuore e nelle immagini e nei racconti orali di una gloria infinita, questo traguardo, ad aprile 2023 in divenire sembra raggiungere il successo.
Siamo franchi, in verità, forse le istituzioni deputate preferiranno aspettare per l’ufficialità il tourbillon mediatico del Giro d’Italia, che sarà ospite del­la Campania e di Na­po­li nello specifico a maggio, ma per noi - per Cop­pi a Napoli - il mese destinato resta il mese di aprile...

Di cosa parliamo, da una città che (in fondo, con una sua straripante meritata attualità) è inebriata dal successo clamoroso del suo calcio e di uno scudetto senza rivalità e ribalderia, se non del fatto che Fausto Coppi, il più grande campione dello sport italiano, il suo primato a Napoli lo ha nelle stagioni di atleta massimo costruito e meritato oltre il tem­po limitato della vita mortale, proprio nei giorni di aprile.

E così ben venga l’atteso tributo, si par­la di una stele o di una lapide, all’interno del Velodromo militare “Al­be­rico Albricci”, la popolare pista in cemento della A­renaccia, lì dove Fausto Coppi trionfò nel Giro della Campania del 1954, da campione del mondo, e del 1955...
Il 3 aprile 1954, superando allo sprint il compagno di squadra Michele Gi­smondi e il francese Ber­nard Gauthier... Il 4 aprile 1955, vincendo in solitaria, dopo aver sbaragliato gli avversari sull’Agerola, con oltre quattro minuti e mezzo su Fiorenzo Magni e Giancarlo Astrua.

Fausto Coppi, così, e una città che talora dilapida cittadinanze onorarie, ma che fino al 2023 non aveva avuto la sensibilità culturale di dedicargli una via, un supportico, un frammento di parco giochi, un vialetto della Villa Co­mu­na­le, onorerà in qualche mo­do, speriamo senza la ac­ci­dia o la spocchia abituale propria dei metropolitani nei riguardi degli uo­mini di campagna e terra, quel campione che aveva incantato il suo popolo e i suoi narratori qualche de­cennio fa. Come passa il tempo, chiedere, per testimoni dall’alto, a Riccardo Cassero, a Franco Scan­do­ne, a Gino Palumbo, a Luigi Compagnone...
Era di aprile, a Napoli, dopo quelle inebrianti vittorie, anche quando al “Campania” 1958, Coppi arrivò al traguardo soltanto 35esimo. Era di aprile, a Napoli, quando infine al “Campania“ 1959, l’ultimo da lui disputato, si ri­ti­rò. Il 5 aprile. Dicono che non fosse una bella giornata.

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