Matteo Bianchi: «Parigi 2024 è un obiettivo»

di Carlo Malvestio

Il 2022 verrà ricordato come l’anno della rinascita della velocità in pista. E la copertina, insieme al responsabile di settore Ivan Qua­ranta, se l’è presa Matteo Bian­chi, che nel giro di pochissimi mesi è arrivato a competere ad altissimo livello nei migliori palcoscenici in­ternazionali. L’ultima dimostrazione è arrivata proprio al Mondiale élite di Parigi, dove ha chiuso al 5° posto il Km da fermo, migliorando il record italiano già suo e andando veramente vicino ad una medaglia che avrebbe reso la sua stagione ancor più memorabile. Inoltre, ha contribuito a far segnare il record nazionale anche nel Team Sprint, che ricordiamo essere disciplina olimpica e sulla quale si fo­ca­lizzeranno tanti sforzi del settore ve­loce nel prossimo biennio.
Il neo 21enne di Laives, freschissimo di compleanno (il 21 ottobre) - «bello festeggiare ap­pena finita la stagione, ci si può lasciare andare un po’ di più» - fa parte del Gruppo Sportivo E­sercito ed è tesserato con la Campana Im­bal­laggi Geo&Tex Trentino: quest’anno ha conquistato la medaglia d’oro agli Eu­ropei U23 di Anadia nel Keirin e nel Km da fermo, specialità in cui è riuscito a portarsi a casa una medaglia d’argento anche all’Europeo élite di Mo­naco di Baviera. Quest’anno ha capito cosa può fare, ora non ha più intenzione di fermarsi.
Matteo, le sensazioni a freddo sul tuo mondiale a Saint-Quentin?
«Non nascondo che puntavo a un buon risultato. L’obiettivo minimo era superare il primo turno e se prima del mondiale mi avessero detto che avrei chiuso quinto, sarei stato felicissimo. Però dal secondo tempo in qualifica sono passato al quinto finale e questo mi lascia un po’ di amaro in bocca, perché probabilmente avevo le carte in regola per poter fare qualcosina in più. È comunque la mia prima partecipazione al mondiale élite, quindi per ora va bene così. E poi stiamo cercando di capire alcune cose...».
Quali?
«Il motivo per cui sono peggiorato così tanto tra la qualifica e la finale, anche se prima di partire mi sentivo molto bene. Era già successo all’Europeo, in cui avevo perso 4 decimi tra una prova e l’altra, ma ero comunque riuscito a mantenere il mio secondo posto, stavolta ne ho persi 6 e sono scivolato dal secondo al quinto posto».
Che spiegazioni ti sei dato?
«Credo che molto dipenda dall’inesperienza e dalla gestione delle energie. Col senno di poi, visto quanto sono andato forte in qualifica, avrei dovuto magari gestirmi di più nella prima pro­va, passare il turno senza strafare e da­re il tutto per tutto finale. Ma questo fa parte del percorso di crescita, più corro a questi livelli più capirò come affrontare al meglio le gare».
Ciò non toglie che hai migliorato ancora il record italiano sul Km da fermo. Te lo aspettavi?
«Mi ero preparato bene, avevo fatto tutto quello che dovevo fare, però eravamo a fine stagione e stavo tenendo il picco di condizione ormai da diversi mesi, cioè dall’Europeo U23 di Anadia di luglio, per cui sarei stato felice di gi­rare sugli stessi tempi dell’ultimo re­cord. Invece sono migliorato ancora e la cosa mi ha fatto molto piacere».
Nel giro di pochissimi mesi hai migliorato sensibilmente i tuoi tempi…
«Esatto, con la pista un po’ più lenta di Anadia avevo vinto l’Eu­ro­peo U23 in 1’00”911, poi ho conquistato la medaglia d’argento all’Europeo élite in 59”661 e ora sono sceso a 59”460, il che vuol dire che in tre mesi ho abbassato il tempo di un secondo e mezzo. Il prossimo anno l’obiettivo è quello di migliorarmi ancora».
Come mai non hai partecipato a Sprint e Keirin?
«Perché non avevo accumulato abbastanza punti durante l’anno per qualificarmi. I punti li ottieni nelle prove di Coppa del Mondo, ma io avevo partecipato solamente a quella di Glasgow a inizio anno. Durante la stagione abbiamo preferito fare alcune gare in Ger­mania o Repubblica Ceca dove il livello era un po’ più basso ma dove potevo veramente capire qualcosa in più su me stesso, piuttosto che andare in Coppa del Mondo e rischiare di venire eliminato al primo turno».
Il record italiano, intanto, è arrivato an­che nel Team Sprint.
«Sì, stiamo lavorando bene, siamo un gruppo giovane con ampi margini di miglioramento. Sia Matteo Tugnolo che Daniele Napolitano stanno crescendo e dall’anno prossimo avremo anche Mattia Predomo, che ci permetterà di andare in quattro ai grandi ap­puntamenti, quindi con la possibilità di gestirsi in qualifica e magari fare un cambio in finale. Poi ovviamente ci so­no elementi di sincronia e quant’altro da tenere in considerazione e sui quali bisogna continuare a lavorare».
Il pubblico italiano non è mai stato abituato alle gare di Team Sprint. Spiegaci come funzionano.
«Ci si misura in tre giri di pista. Chi fa la partenza, quindi il primo giro, ha un tipo di lavoro e sforzo molto specifico, motivo per cui spesso può fare solo quel ruolo. Da noi lo fa Tugnolo, che arriva dalla BMX. Il secondo, Na­po­litano, è quello che ha i tempi migliori nei giri lanciati e ha il compito di pilotare al meglio il terzo componente per l’ultimo giro, cioè io, che di solito è un corridore che ha nelle sue corde la vo­lata lunga o è un chilometrista. Chi fa segnare il tempo più basso vince o si qualifica a seconda della situazione di gara».
E del tuo amico Predomo cosa ci puoi dire?
«Rispetto a me ha caratteristiche più esplosive e magari leggermente meno adatte al chilometro. È un grande ta­lento e, in più, rispetto a noi, ha trovato un movimento a spalleggiarlo fin da junior, quindi è già ben indirizzato. Può fare davvero tanta strada».
Con tutta la scaramanzia del caso, è così utopico sperare di qualificarsi alle Olimpiadi di Parigi 2024?
«Preferisco non espormi, ma credo che il margine ci sia. Al mondiale abbiamo chiuso dodicesimi ed era la prima volta che partecipavamo. Nelle prime tre pro­ve di Coppa del Mondo (Nations Cup) credo che potremo saperne di più».
Da quali appuntamenti passerà la qualifica alle Olimpiadi?
«Alle Olimpiadi di Parigi ci andranno le otto Nazioni che avranno accumulato più punti nel biennio precedente, ov­vero le stagioni 2023 e 2024. In particolare, ad assegnare i punti saranno le 6 pro­ve di Coppa del Mondo, tre delle qua­li nel 2023 e tre nel 2024, i due Cam­pionati Europei e il Mondiale del 2023».
E tu parteciperai a tutti questi eventi?
«Ecco, questo è uno dei temi delicati. Perché il quartetto, ad esempio, può contare su due squadre e può permettersi di far riposare un po’ di più la formazione “A”, lasciando magari gli ap­puntamenti di preparazione alla formazione “B”, che è comunque in grado di raccogliere punti per la qualificazione olimpica. Noi, invece, dovremmo probabilmente andare a tutti gli appuntamenti e sarà davvero dispendioso. Ve­dia­mo se tempo qualche mese troveremo qualche altro velocista che può dar­ci una mano...».
Hai avuto modo di riposarti o sei già con la testa al prossimo anno?
«Dopo il Mondiale ho staccato una settimana, poi sono stato a Roma per un meeting con il Centro Sportivo Eser­cito in cui ho sfruttato la loro bella pa­lestra per riprendere a lavorare. Ora, invece, sto cominciando gradualmente con le uscite su strada, visto che Mon­ti­chiari è chiuso fino alla fine di no­vembre, e con gli esercizi specifici in pa­lestra. Non c’è tempo da perdere, a inizio 2023 dovrò già essere in forma, da febbraio ad aprile avremo l’Europeo di Berlino e le tre prove di coppa a Jakarta in Indonesia, al Cairo in Egitto e a Milton in Canada».

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