Pozzato: «Puntiamo al mondo»

di Carlo Malvestio

Il Campionato Italiano 2020 ha acceso la miccia e adesso Filippo Pozzato non vuole più fermarsi. Il suo esordio da organizzatore è stato più che positivo, ha ricevuto complimenti da vari fronti, confezionando una corsa spettacolare, resa ancora più bella da una condotta ultraoffensiva dei vari partecipanti.
Il primo percorso disegnato dal vicentino, sceso di bicicletta a fine 2018 e coadiuvato da Jonny Mole, la sua squadra e Gaetano Lunardon, ha portato i corridori da Bassano del Grappa a Citta­della, per un totale di 254 chilometri, pianeggianti solamente nei primi 78, con passaggi da Castelfranco Veneto e Asolo, e negli ultimi 25 verso Cit­ta­della, che quest’anno compie 800 anni. Nel mezzo il circuito de La Rosina, salita di 2 km al 7%, da Marostica e da ripetere 11 volte, prima di un ultimo giro speciale con l’inserimento del suggestivo strappo in pavé, in puro stile fiammingo, de La Tisa (350 metri al 15%) e un ultimo passaggio da La Rosina. Insomma, un tracciato aperto a diversi scenari che, infatti, non ha deluso le attese. Gli organizzatori devono senza dubbio ringraziare la Bardiani-CSF-Faizanè, che ha incendiato la corsa fin dalle prime battute mandando all’attacco addirittura 12 corridori, e la Vini Zabù-KTM, che ha invece speso tutti i suoi uomini per tenere la fuga di 27 uomini a tiro, rendendo la gara tiratissima fin dall’inizio.
La Rosina è stata affrontata fortissimo fin dalle prime tornate e la selezione è stata naturale. Giulio Ciccone e Fausto Masnada sono stati gli ultimi ad alzare bandiera bianca tra i fuggitivi, ma la corsa si è decisa proprio su La Tisa, con l’affondo di Davide Ballerini e Davide Formolo, che hanno portato via un gruppetto di otto corridori, poi di­ventati tredici, che sono arrivati a giocarsi la volata di Cittadella. Giacomo Nizzolo si è preso il Trico­lore - che purtroppo non indosserà visto che tre giorni dopo ha conquistato anche la maglia di Campione Europeo - e da quel momento Pozzato e colleghi han­no immediatamente cominciato a pensare a quello che potrebbe riservare loro il futuro.
«La mattina della gara avevo pronosticato Nizzolo, perché lo avevo visto be­ne, e non ho sbagliato. Sinceramente speravo vincesse uno dei corridori se­guiti da noi, invece hanno fatto secondo e terzo...», spiega Pozzato, che tra le altre cose collabora con la società di procure dell’ex pro Luca Mazzanti, la GL Promotion, con cui segue anche Davide Ballerini e Sonny Colbrelli, arrivati secondo e terzo per l’appunto.
Nel complesso, comunque, l’ex Lam­pre, Jonny Mole e Lunardon hanno ricevuto solo consensi e pacche sulle spalle per quanto sono riusciti a mo­strare nel weekend Tricolore. Il banco di prova era impegnativo perché, oltre alla pressione e le incognite della prima organizzazione di un evento di questo genere, l’emergenza epidemica ha co­stretto tutti a prendere misure straordinarie, rispettare protocolli inattesi ed inevitabilmente spendere più di quanto preventivato.
«Siamo contenti di come è venuto fuori questo Campionato Italiano - ha am­messo ancora Pippo -. C’era tanta gen­te, come auspicavamo, ma siamo stati bravi a contenere gli assembramenti; lungo la strada c’erano tanti materassi a fare da protezione e avevo raccomandato ai tifosi di tenere la mascherina, che per me era una cosa imprescindibile, e ho visto che per fortuna mi hanno ascoltato sia al traguardo che su La Rosina. Polizia e volontari, poi, hanno fatto molto bene il loro lavoro. Lo spettacolo che ne è venuto fuori a me è piaciuto. Sono subito andato a parlare coi corridori per capire le loro impressioni; qualcuno mi ha detto che ci sarebbero voluti un paio di passaggi in più sul muro de La Tisa per creare più selezione, ai corridori più veloci invece è andata bene così. Alla fine fino a qualche giorno prima della gara mi rimproveravano perché era troppo duro, adesso perché era troppo semplice. Ac­contentare tutti è veramente difficile».
Ma, come detto, questo Campionato Italiano è stata solamente la prima scintilla di un progetto ad ampio raggio, che si pone l’obiettivo di riportare stabilmente il grande ciclismo in Ve­neto. È infatti impensabile che una delle regioni di riferimento per il ciclismo non abbia una propria corsa, dal momento che il Giro del Veneto non è più in calendario ormai dal 2012. Il territorio offre svariate possibilità di disegnare bei percorsi e le Istituzioni regionali hanno sempre appoggiato le iniziative riguardanti la bicicletta. Rodata la macchina organizzativa, con qualche piccolo inevitabile ritocco an­cora da fare, non resta che rimettersi in moto: «Non ci nascondiamo, il nostro obiettivo è creare una classica World­Tour. Ho già parlato con Luca Zaia e le Istituzioni, e anche con Renato Di Rocco, sono convinti dal progetto e sarebbero ben contenti di appoggiarci. Penso ci sia già la possibilità di provare a farla l’anno prossimo, visto quanto abbiamo dimostrato al primo anno di organizzazione. Eravamo tutti alla prima esperienza, non ho dormito e mangiato due giorni per la tensione, ma alla fine il riscontro è stato positivo. Anche chi è venuto da fuori, che ha maggiore esperienza sulle spalle, è venuto a complimentarsi per quello che siamo riusciti a fare. Non nascondo che qualche lacuna da colmare c’è, anche se magari all’esterno non si è vista, ma io sono un perfezionista e trovo sempre il pelo nell’uovo. Ab­bia­mo le capacità per fare una corsa del massimo circuito».
Il sogno è però organizzare il Campio­nato del Mondo, magari già quest’anno, visto che lo slot è vacante dopo la rinuncia di Aigle-Martigny. Il fulcro sarebbe ancora una volta La Rosina e Pozzato è in contatto con l’UCI: «Il circuito penso sarebbe perfetto per un Campionato del Mondo. Ci crediamo, ci piacerebbe provare a portarlo qui già nel 2020. L’UCI è stata la scorsa settimana a visionare le altre candidature  italiane, noi abbiamo percorsi spettacolari, con la possibilità di coinvolgere altre città e comuni rispetto a quelle del Cam­pio­nato Italiano, e abbiamo dimostrato di poter organizzare un evento importante. Economicamente parlando, potrebbe rappresentare una bella occasione, perché vista l’emergenza l’investimento richiesto potrebbe essere minore ri­spetto ai prossimi anni. Noi siamo già al lavoro per fare il possibile e il mio sogno rimane quello di portare il Mondiale su La Rosina. Se non sarà quest’anno lavoreremo per portarlo i prossimi». Comunque vada, l’impressione è che il Veneto non ri­marrà più a lungo ai margini del ciclismo mondiale. Parola di Pippo.

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