Tiberi, il re del tempo

di Danilo Viganò

Gavignano appena fuori Roma. È lì che abita An­tonio Tiberi, il campione del mondo a cronometro della categoria Junio­res. Un ragazzo cre­sciuto a pane e ciclismo, con le prime pedalate mosse alla Anagni Cicli Nereggi dalla quale ha preso il volo verso la To­scana per crescere, imparare e vincere alla Olimpia Valdarnese di Montecatini Terme.
«Ho avuto la fortuna di approdare in una buona squadra in Toscana nella quale mi hanno cresciuto veramente bene, per me è stato come stare in fa­miglia, tanto per intenderci. Posso dire di essere toscano dentro, visto che ormai da molti anni corro da quelle parti».
Gentile, educato, di buo­na presenza e con le caratteristiche giuste per diventare un grande corridore. Tiberi ad Harrogate, vicino a Leeds nella verde della Contea dello York­shire, ha vissuto i momenti più belli della sua ancor giovanissima carriera. Vincere un mondiale non è cosa da tutti i giorni.
«È stato incredibile, chi l’avrebbe mai detto che sarei salito su quel podio iridato per mettermi al collo una maglia dal valore unico? L’emozione che ti regalano i grandi eventi non ha paragoni: dopo aver tagliato il traguardo ho atteso minuti interminabili il verdetto finale. Il cuore batteva forte, il timore di essere battuto ha cessato di agitarmi solo quando il mio compagno di nazionale Andrea Piccolo ha tagliato il traguardo. In quell’istante ho capito di aver vinto, di aver realizzato qualcosa di eccezionale, forse di più grande di me. È tutto vero, mi sono detto».

LA CORSA. Da una partenza da brivido al miracolo. Perché Tiberi è stato protagonista di una vera impresa, di una prestazione da fuoriclasse. L’episodio del movimento centrale che si rompe appena Antonio scende dalla pedana è passato alla storia, ma quello che più ha colpito è la reazione che il neocampione del mondo ha avuto una volta risalito in bicicletta.
«Come ho ripetuto più volte, in quel momento mi si è spenta la lampadina. Pensavo che fosse andato tutto all’aria e che la mia cronometro fosse finita in quel momento. Ma il cambio di bicicletta è stato rapidissimo e sono ripartito senza patemi d’animo. Quelle che non mi sono mancate sono state la concentrazione e la tranquillità, due componenti che mi hanno aiutato a superare il difficile momento. Così ho iniziato a spingere a tutta e, quando i tecnici della Nazionale mi hanno dettato i tempi, quasi non credevo di aver fatto una rimonta eccezionale. Negli ultimi chilometri mi sembrava di volare tanta era la voglia e la rabbia di pedalare, senza pensare alla fatica. È incredibile e pazzesco quello che sono riuscito a fare».

IL FUTURO. Cresciuto tra i Gio­va­nis­simi alla Ana­gni, poi esordiente e allievo alla Olim­pia Valdarnese di Montecatini presieduta da Giu­seppe Casucci, dal 2018 An­tonio corre tra gli Ju­nio­res con il Team Franco Ballerini Due C di Pi­stoia presieduto da Franco Miniati e diretto da Davide Lenzi. A tirare le fila del club ci sono Luca Scin­to e Angelo Citracca, fondatori del team. Tiberi è seguito dal preparatore atletico spa­gno­lo Josu Larrazabal della Trek Se­gafredo, team con il quale Tiberi ha già stipulato un contratto da professionista per il 2021. L’anno prossimo sarà invece Under 23 con il Team Colpack proprio insieme ad Andrea Piccolo.
«Con Larrazabal mi trovo benissimo, è un uomo eccezionale e un grande preparatore. Lavoriamo bene per essere al top sempre: mette insieme studio e tecnica, scelta ideale a mio avviso per una attività come la mia. Con Josu ho alzato il livello e ho cambiato marcia».

LA DEDICA. È tanta l’emozione di quel fantastico trionfo del corridore romano che ha una dedica speciale per questa vittoria: «È tutta per Samuele Manfredi, un ami­co e un compagno di Nazionale che ha corso con noi i mondiali dello scorso anno. Purtroppo di­versi mesi fa ha avuto un brutto incidente in allenamento e sta lottando con tutte le sue forze per recuperare. Que­sta maglia è per lui e gli voglio augurare tutto il bene del mondo». Riesce ad essere straordinario Tiberi in momenti così particolari. La sua dedica ha colpito tutti in prima persona Samuele e suo padre che si sono commossi ringraziandolo.

LA CARRIERA. Nato a Frosinone il 24 giugno 2001, Antonio Tiberi abita a Gavignano. Si è avvicinato al ciclismo all’età di 8 anni correndo tra i Gio­va­nissini della Anagni Cicli Nereggi. Poi esordiente e allievo alla Olimpia Val­dar­nese. Studente, frequenta l’Itis ramo Aeronautica. Papà Paolo ha un’azienda agricola, mamma Nadia fa l’infermiera: Antonio è il loro unico figlio. Dieci i suoi successi in questa stagione: crono di Montespertoli, la seconda e la terza tappa della Corsa della Pace nella Repubblica Ceca, il Campionato toscano a Fab­brica, Pieve di Soligo, la Bologna - San Lu­ca, la Vittorio Ve­neto-Pas­so San Bol­do, La Stel­­la di Vin­ci, la Firenze-Fie­sole a cronometro e il Mon­diale in Gran Bre­tagna. Al tricolore, vin­to da Piccolo, è arrivato terzo, sesto all’Euro­peo in Olanda.
Nel 2018 aveva con­qui­stato il bronzo all’Eu­ro­peo, l’argen­to al cam­pionato italiano e vinto set­te ga­re. Da allievo nel 2017 ha vinto 17 corse tra cui il cam­pionato ita­lia­no della crono a Caluso (To­rino). Otto le sue vittorie nel 2016. Tra gli Esor­dienti sette affer­ma­zioni, due nel 2014 cinque nel 2015.

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