Scripta manent

La biciclettina rosa di Cardito

di Gian Paolo Porreca

Stavolta no, non parleremo di uno spiffero di primavera, le prime corse di febbraio, San Juan Laigueglia Etoile de Bes­seges. O di una refola di in­verno, come un omnium sen­timentale per le Sei Gior­ni lontane da noi, con i suoi nomi, Stroetinga De Pauw Van Zijl De Ketele, quasi scivolassero sulle orme di Post Gilmore Severeyns Gillen, a prendere il caldo e lasciare l’inverno fuori dal velodromo.

Stavolta no, di fine gennaio 2019, non ci adeguiamo ad una memoria cara di cui riscaldare il tempo, il San Va­lentino di Pantani, poniamo, 15 anni dopo, che re­sta un signor batticuore. Né tendiamo l’arco più lontano, un excursus forte, quello che ci portiamo dentro, sulla stagione 1969: Merckx nella polvere e nella gloria, dal Giro al Tour, poniamo.
Stavolta no, stavolta la bi­cicletta merita di più. Più di uno sprint, più di una emozione, che sia da mol­to o sia da poco.

Oggi, di fine gennaio 2019, la nostra pagina, epistola nostra breve, è dedicata alla biciclettina rosa di Cardito, periferia di Napoli metropolitana. La biciclettina rosa, forse con le rotelle ancora, lasciata ferma, lì sola soletta, sul bordo di un condominio popolare dove è stata perpetrata un paio di giorni fa la più ef­ferata delle violenze familiari - il minore ucciso di botte, la seconda in Ospe­dale ancora - ad opera di un padre su due bambini inermi. Oggi, fosse un fi­ne vita questo limite oltrepassato della umanità, chiediamo che la biciclettina rosa di Cardito, il fiore abbandonato di Car­dito, sia elevato unanimamente a simbolo gentile di una infanzia che non vada vilipesa più, ma venga in fondo adottata da tutti noi.

Che si diventi tutti pa­dri, tutti buoni, an­che se non si è genitori, ad aiutare i piccoli, i figli nostri e quelli altrui, a salire metaforicamente su una biciclettina rosa e a lanciarli in una traiettoria serena verso la vita. Il di­ritto proprio di un giorno di sole, senza retorica, a bassa voce. Un sole anche in bianco e nero, se volete.

Una biciclettina ap­pog­giata al muro, che non sia mai randagia, che non debba cercare più un padrone che non sia l'autorità giudiziaria. Ma trovi ancora quel­l’amore e quella tenerezza verso i più deboli di noi, che non può essere stata così biecamente calpestata. Smarrita a Cardito o nel resto del mondo.

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