Gatti & Misfatti
Franchini al palo: diteci il perche’
di Cristiano Gatti

Non mi sembra giusto, e non voglio neppure sapere l’oscura ragione, che un bravo direttore sportivo, un bravo uomo di ciclismo, un bravo uomo, sia stato improvvisamente estromesso dall’ambiente senza neppure una lettera di preavviso. Parlo di Primo Franchini, il tecnico bolognese che nonostante non abbia mai guidato squadroni multinazionali e multimiliardari è riuscito comunque a lasciare una traccia profonda in questo sport.

Io l’ho conosciuto diversi anni fa: mi avevano raccontato di un temerario, un ex corridore diventato tecnico di larghe vedute, che aveva abbattuto da solo, quando ancora i muri erano tutti da abbattere, la barriera tra sport occidentale e sport dell’Est. Andai a trovarlo nel suo negozio di articoli ciclo, dove tra una fattura e l’altra impiegava il suo tempo compilando pile di documenti per vincere la leggendaria burocrazia sovietica. Nessuno, all’epoca, aveva alcuna voglia di sobbarcarsi tanti fastidi per portare al di qua del comunismo, allora ancora in buona salute, dei corridori cresciuti nelle scuole di Stato, per trasformarli in professionisti su libero mercato.
Dopo molte portellate e un imprecisato numero di bidoni, Franchini riuscì nell’impresa. Un giorno, sbarcarono in Italia stralunati atleti dai nomi bizzarri: Konyshev, Tchmil, Pulnikov, Abdujaparov e altri ancora. Il diesse con la fissa dell’Est li sistemò in un albergo di Rimini, dove cercò di insegnare loro la cosa più importante: e cioè che nel bel mondo del capitalismo si guadagna bene, però chi si siede è perduto. Purtroppo non riuscì a convincerli: ebbri del primo benessere, cullati dal tepore e dalla piadina della Romagna, corteggiati da cameriere prosperose, quei talenti assoluti finirono per accontentarsi di diventare buoni corridori.

Col passare degli anni, Primo ha sempre parlato con molta tenerezza di quel periodo. Pioniere di giochi senza frontiere, aveva aperto una strada che poi avrebbero percorso tutti. «Ma c’era un peccato originale che non si poteva cancellare - spiegava -: la loro testa. Abituati alle scuole militari russe, era umano che alla scoperta di discoteche e videoregistratori andassero in confusione». Il più grande rammarico - occasione veramente sprecata - resta legato al nome di Konyshev: fuoriclasse indiscutibile, ha dato e raccolto il venti per cento di quanto era alla sua portata. Ma questa, in fondo, è un’altra storia. Adesso, qui, mi preme salutare Primo, che dopo aver sostenuto con entusiasmo diverse edizioni di squadre giovani, s’è trovato quest’inverno estromesso dalla Refin che lui stesso aveva costruito. Nessuno gli ha fatto sapere niente, nessuno gli ha spiegato perché. Secondo stile personale, ha incassato e ha accuratamente evitato di fare piazzate. È veramente curioso l’atteggiamento di tanti sponsor: spendono miliardi per curare la loro immagine, poi cadono come elefanti in vetreria nella scelta degli uomini. Ci sono fior di manager che affidano le loro fortune ai loschi e agli avventurieri, gente che nell’ambiente tutti conoscono, basterebbe chiedere, invece no, ogni volta risaltano fuori più ricchi e più influenti dell’anno prima. Intanto, i Franchini vengono emarginati senza una spiegazione, costretti a vedere le corse e i giovani che hanno lanciato soltanto in tivù. Spero che Primo possa gradire almeno un po’ questa notizia purtroppo marginale: lo stiamo aspettando in tanti.

Non voglio però col caso-Franchini gettare un’ombra sinistra sull’intero mondo del ciclismo. Per fortuna, l’ambiente è ancora popolato di giusti. Segnalo il caso della Mercatone Uno, che è andata a richiamare un ex corridore, tra l’altro azzurro di Martini, costretto a chiudere la carriera per infortunio: Alessandro Giannelli. Luciano Pezzi l’ha ripescato per affidargli un posto da direttore sportivo accanto a Martinelli, il tutore di Pantani. A Giannelli sono bastati pochi mesi per dimostrare una cosa che peraltro in molti sapevamo già: è un ragazzo di poche parole, ma bravissimo.
Infine chiudo con un caso che il direttore, Pier Augusto Stagi, non gradirà. Riguarda un giornalista che fino all’anno scorso faceva - bene - l’addetto stampa della federazione, ma che poi si è imbarcato nella folle impresa di un grande mensile. A gennaio, di fronte alla prospettiva del doppio ruolo, ha fatto quello che pochi in Italia - questo nostro bel Paese di doppi e tripli lavori anche in contraddizione tra loro - riescono a fare: ha scelto. Rischiando di suo, si è dedicato totalmente al mensile, lasciando la sicurezza e il prestigio del contratto federale. Per la cronaca, questo strano esemplare di giornalista si chiama Pier Augusto Stagi. Il mensile è quello che lei, gentile lettore, sta leggendo e sperabilmente gradendo.

Cristiano Gatti, 40anni, bergamasco, inviato de “Il Giornale”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Elisa Balsamo è stata operata ieri a Milano e l'intervento si è concluso con un completo successo. Il professor Federico Biglioli, che guidava l'equipe medica, ha confermato che le ossa nasali erano gravemente rotte ma il chirurgo è riuscito a...


Santini Cycling, leader di mercato nella produzione di abbigliamento ciclistico, e Pirelli Design, la divisione di Pirelli che realizza progetti con partner di eccellenza, annunciano il lancio di una capsule collection per ciclisti. L’intera linea porta il nuovo logo dello Sport Club Pirelli,...


Fallito un altro tentativo dei dirigenti Uae di convincere Pogacar a evitare rischi: dopo l’arrivo di tappa in montagna, lo sloveno è tornato in albergo in canottiera e infradito. Nuove disposizioni dell’assocorridori per evitare rischi al Giro: le tappe saranno...


Nel cuore della notte, come sua abitudine, il presidente del CPA Adam Hansen ha pubblicato un report, accompagnato dalla foto che vedete, per ricostruire quanto accaduto a Livigno. Ecco quello che scrive: «Nel giorno di riposo, il CPA ha prima...


Fuga vincente nella seconda tappa del Touyr of Japan, la Mino-Mino di 1376 km. Ad imporsi è stato l’australiano Joshua Ludman della Saint Piran che ha battutoi il compagno di fuga, il giapponese Tetsuo Yamamoto. Il gruppo è giunto con...


La Movistar è la storia del ciclismo moderno. Può sembrare un'affermazione forte, ma diventa lampante se pensiamo che questa squadra, quattro decenni e altrettanti nomi fa, è nata nel 1980. E c'è un uomo che, prima come direttore sportivo e...


È stato un momento epico, giunto al culmine della tappa regina di questa edizione numero 107 del Giro d’Italia, in un pomeriggio di grande narrativa sportiva, che nessuno potrà mai dimenticare. Anche in un contesto di assoluta eccellenza, pieno di...


Per Pogacar ieri è arrivata la quinta vittoria in questo Giro d’Italia, che ancora una volta è caduto vittima delle polemiche. Il campione sloveno in maglia rosa si è schierato insieme a tutto il gruppo, che ha chiesto e poi...


Ancora montagna nel menù odierno del Giro d'Italia, con la speranza di non dover rivivere quello a cui abbiamo assistito ieri a Livigno. La diciassettesima tappa del Giro numero 107 è la Selva di val Gardena - Passo del Brocon...


Ciclismo e calcio uniti per un unico scopo. Fino al 2 giugno la Galleria dell'Eremo a San Pietro di Feletto (Tv) ospiterà una mostra commemorativa dedicata al Grande Torino, la storica squadra scomparsa nel tragico incidente aereo di Superga nel...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi